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Home ›Lotte e condizione operaia nel mondo
Tailandia
Dopo aver interrotto il lavoro e or ganizzato una protesta per otte nere migliori condizioni di lavoro, verso la metà di novembre 115 immigranti birmane sono state licenziate dalla azienda di maglieria per cui lavoravano.
Le lavoratrici chiedevano che i loro salari fossero aumentati da 70-80 bath al giorno fino al minimo legale di 133 bath, pari a 3,30 dollari. Hanno deciso di interrompere il lavoro quando il padrone della fabbrica si è rifiutato persino di incontrarle per discutere l'argomento. Le dipendenti licenziate, che aspettano ancora il pagamento degli ultimi stipendi, lamentavano anche condizioni generali di lavoro nella fabbrica estremamente precarie. Ad esempio, nonostante fosse stata promessa loro più volte la domenica libera, in realtà erano obbligate a lavorare 7 giorni su 7. Ma tali condizioni sono ampiamente diffuse in tutta la Tailandia. Infatti in recenti ispezioni,27 fabbriche su 32 visitate dai funzionari del governo sono risultate essere in violazione delle normative sul salario minimo e sulle condizioni di sicurezza e salute dei posti di lavoro.
Congo
Un gruppo per la difesa dei diritti umani ha denunciato il trattamento violento subito dai ferrovieri in sciopero e dai loro familiari a Lisaki, nel sud-est della Repubblica Democratica del Congo. I lavoratori sono stati sottoposti ad arresti, pestaggi, estorsioni e sequestri per mano della polizia e dei militari assoldati dall'azienda nazionale delle ferrovie, la SNCC. I ferrovieri hanno cominciato lo sciopero il 13 novembre per chiedere il pagamento di nove mesi di salario arretrato. Anche se la SNCC nega ogni accusa, affermando inoltre che la maggior parte di lavoratori sarebbe già tornata al lavoro, in realtà i ferrovieri non solo confermano le violenze subite, ma soprattutto sono intenzionati a continuare la loro lotta, proseguendo nello sciopero fino all'ottenimento di quanto loro spetta.
Uno di loro ha dichiarato: "Siamo stati convinti dal sindaco a tornare sul posto di lavoro, ma ce ne siamo andati di nuovo dopo poche ore, visto che nessuno voleva assumere degli impegni chiari".
Zimbabwe
Diversi scioperi stanno avendo luogo in Zimbabwe, dove i lavoratori chiedono aumenti di salari per tenere il passo dell'iper-inflazione, che ora raggiunge il livello ufficiale del 600%, ma che è ancora più elevata ai tassi del mercato nero.
Parecchie centinaia di lavoratori del Dunstan Transport di Harare, ormai in sciopero da tre settimane, hanno ricevuto un avviso legale di presentarsi davanti ad un funzionario del ministero del lavoro, oppure tornare immediatamente al lavoro.
In caso contrario potrebbero essere condannati al carcere per un periodo lungo fino a cinque anni. I lavoratori, che trasportano prodotti alimentari ed ospedalieri, chiedono che venga corrisposto l'aumento di salario accordato già all'inizio di ottobre. I salari attuali, che variano fino ad un minimo pari a 10 dollari alla settimana, sono ormai del tutto insufficienti anche alla pura sopravvivenza.
A Zimpost invece i postini hanno cominciato il quinto sciopero di quest'anno, chiedendo che i loro salari siano aumentati almeno fino a 250 dollari al mese. I dirigenti hanno rifiutato di discutere qualsiasi argomento legato all'aumento del costo della vita. Ma, conti alla mano, ormai lo stipendio dei postini non basta più neanche a pagare il biglietto del bus per recarsi al lavoro! Anche i medici sono in sciopero in tutto lo stato ormai da un mese, e a loro si sono uniti nell'ultima settimana anche gli infermieri.
Gli ospedali a questo punto sono costretti a rifiutare tutti i nuovi pazienti, tranne i casi di estrema urgenza. Almeno sette medici sono stati arrestati negli ultimi giorni, accusati di interruzione di servizi essenziali, e dovranno presentarsi di fronte ad un tribunale per aver organizzato o partecipato a scioperi considerati illegali.
Gli infermieri, che avevano iniziato la protesta assieme ai medici, erano tornati al lavoro dopo la promessa di un aumento di stipendio dell'800%. Ma, visto che poi sulla busta paga di novembre dell'aumento promesso non c'era traccia, hanno immediatamente ricominciato la lotta.
Il servizio sanitario dello Zimbabwe è in uno stato di crisi dal momento che parecchi dottori, infermieri e ausiliari sono emigrati all'estero; inoltre, a seguito della mancanza di moneta straniera, è estremamente difficile approvvigionarsi di anestetici e medicinali essenziali.
Stati Uniti
Secondo le testimonianze di due ex dirigenti dell'IBM, l'azienda avrebbe in ogni modo cercato di nascondere ai dipendenti la natura tossica e potenzialmente cancerogena di alcuni prodotti chimici usati nella fabbrica di dischi fissi di San Josè in California. Anche alcune infermiere affermano di essere state "invitate" a non fare alcun accenno alle condizioni di lavoro durante le visite ai lavoratori che avvertivano qualsiasi malessere, se non volevano essere licenziate. Un altro dirigente ha confermato di aver ricevuto istruzioni fin dal 1981 dal top-management di assicurare agli operai, preoccupati da alcuni casi di cancro tra i colleghi, che gli impianti erano assolutamente sicuri.
Secondo i due testimoni, l'azienda era preoccupata di non provocare casi di "isteria di massa" tra i lavoratori, se fossero venuti a conoscenza della tossicità dei prodotti usati, e soprattutto di non dover chiudere gli impianti che permettono all'IBM di primeggiare nella produzione di dischi fissi. Poco importa se tale primato poggia sul totale disprezzo della vita e della salute dei lavoratori.
Cina
Ancora morti nelle miniere. Una esplosione avvenuta il 14 novembre in una miniera di carbone nella provincia dello Jiangxi ha ucciso 49 minatori. Inizialmente erano 55 i lavoratori rimasti intrappolati, a seguito dello scoppio, in quella che è una delle principali miniere del paese, con una produzione pari a 600mila tonnellate di carbone all'anno.
Un'altra esplosione, avvenuta il 29 ottobre nella provincia dello Qijiang, aveva già provocato la morte di altri 13 minatori, schiacciati dal carbone o avvelenati dai fumi. Secondo i dati relativi agli ultimi otto mesi, in Cina in media 17 minatori vengono uccisi da incidenti sul lavoro ogni giorno.
Santo Domingo
Violenti scontri con la polizia hanno avuto luogo l'11 novembre a Santo Domingo, Santiago e altre città della Repubblica Domenicana, durante uno sciopero nazionale di 24 ore. Almeno otto dimostranti sono stati uccisi dai colpi cha la polizia ha sparato ad altezza d'uomo.
Oltre un centinaio di manifestanti sono rimasti feriti e circa 750 sono stati arrestati.
I lavoratori e gli studenti manifestavano per protestare contro il programma di austerità varato dal governo finalizzato a garantirsi un prestito dal Fondo Monetario Internazionale, e basato sull'aumento del costo dei trasporti pubblici, dei servizi di assistenza sanitaria e delle bollette per acqua, elettricità e gas. Il prestito, pari a 1,2 miliardi di dollari, sarebbe l'unico strumento a disposizione del governo per salvare dal definitivo tracollo l'economia domenicana, segnata da un'inflazione che viaggia attorno al 35%, e da diversi fallimenti eclatanti, tra cui quello del secondo istituto bancario.
Già molte aree del paese sono al buio dato che il governo non è in grado di pagare i costi dell'energia elettrica.
micBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #12
Dicembre 2003
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