Un accordo illuminante - Dopo le litigate, i sindacati uniti sugli accordi strategici con la Confindustria

Il 19 giugno, a tre giorni dalla chiusura in bruttezza del referendum sulla estensione dell'art.18 presentata come la estensione delle garanzie a tutti i lavoratori, le tre confederazioni sindacali - riunite per l'occasione - hanno firmato con la Confindustria un "Accordo per lo sviluppo, l'occupazione e la competitività del sistema economico nazionale: priorità condivise in materia di politiche per la ricerca, la formazione, le infrastrutture e il mezzogiorno".

Si tratta di un documento di 42 fitte pagine nel quale le parti (padroni e sindacati) passano in rassegna quelli che insieme ritengono essere i problemi essenziali (del capitale, non certo delle famiglie dei lavoratori), e ai quali intendono insieme dare risposte.

Dovremo riprendere in esame più nel dettaglio questo documento. Qui ci limitiamo, oltre a notare la strana coincidenza o vicinanza di date, a sottolineare alcune linee guida dell'accordo medesimo.

Innanzitutto le parti sono d'accordo nel dire che:

La competitività del sistema economico è... in questo momento la principale questione che il nostro paese deve affrontare.

Quando poi lor signori parlano del "nostro paese" intendono tutti e in special modo i lavoratori e la povera gente. Sono questi che devono affrontare la questione della competitività.

Riportare il nostro paese su un percorso di sviluppo richiede infatti uno sforzo in termini di migliore allocazione delle risorse disponibili, di maggiore efficienza del loro utilizzo, di maggiori investimenti in capitale fisico e sulle persone, di modernizzazione e qualificazione dei mercati tra cui quelli finanziari, dei servizi e del lavoro, di ampliamento della concorrenza, di maggiore efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione dicono i "nostri".

Ogni punto, esaminato da vicino significa il solito pacchetto antioperaio: maggiore flessibilità e minor costo della forza lavoro, ulteriore taglio ai servizi sociali (per favorire la "modernizzazione dei mercati finanziari").

In questo spirito, Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno trovato una posizione comune su alcuni punti essenziali di politica di sviluppo: ricerca, formazione, infrastrutture e Mezzogiorno

proseguono, e qui comincia la dettagliata esposizione di quanto sono d'accordo, sindacati e confindustria, sui più devastanti luoghi comuni della difesa degli interessi borghesi nel periodo di crisi di ciclo dell'accumulazione come l'attuale.

Un solo esempio sul primo dei documenti allegati "Politiche per la ricerca e l'innovazione". Le parti si sono trovate d'accordo nell'invitare il governo a perseverare e anzi "dare di più" sul terreno della ricerca cosiddetta applicata e di un più efficace coordinamento fra ricerca pura e ricerca applicata. Questo significa fondamentalmente che Confindustria e sindacati si trovano d'accordo sul piegare definitivamente e del tutto la ricerca scientifica - che naturalmente non ha mai brillato per indipendenza - agli esclusivi interessi di valorizzazione del capitale, per coerenza ai quali è certamente meglio sviluppare la ingegneria genetica così com'è piuttosto che indagare più a fondo e sul terreno della conoscenza "pura" i rapporti fra fisica e biologia. Questo esattamente significano frasi come la seguente:

tradurre in obiettivi e filoni di impegno integrato le aree di ricerca pubblica, concentrando risorse in pochi grandi progetti di respiro europeo

che sarebbe una delle direzioni strategiche secondo cui le parti sono d'accordo si debba operare.

Riprenderemo questi argomenti, ma da subito ci chiediamo: ci sono ancora dubbi che i sindacati siano ormai e soprattutto strumenti di conservazione?

m.jr

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.