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Home ›Sciopero con certificato medico
Lo "sciopero" degli assistenti di volo dell'Alitalia o, meglio, la loro improvvisa malattia, che, nei primi giorni del giugno scorso, ha riempito le pagine di giornali e telegiornali con servizi dai soliti toni allarmistici, ci porta a fare alcune considerazioni, cioè a ribadire alcune direttrici metodologiche riguardanti la lotta di classe.
In primo luogo occorre rilevare, se mai ce ne fosse bisogno, l'identità di vedute tra centro-destra-sinistra, tutti concordi nella condanna allo sciopero, e sindacati. Per esempio, la mattina del 9 giugno, sul canale televisivo "La 7", un dirigente della FIT-CISL (sindacato trasporti) si esprimeva con toni quasi più duri di alcuni esponenti del governo, tacciando la protesta di irresponsabilità, "una protesta inutile e incivile", poiché fuori dalle loro amate leggi anti-sciopero. Si dava, a chi (il 25% degli assistenti di volo!!) correva il forte rischio di essere lasciato a casa - e non certo per malattia - dell'assenteista, che ha messo in atto una truffa invece di agire legalmente. A questo squallido chiacchiericcio, teso ad infamare i lavoratori, si sono uniti governanti, giudici, CODACONS, Ordine dei medici, tutti solidali nel condannare la protesta, fino ad arrivare a Sirchia, che proponeva l'autocertificazione per i primi giorni di malattia, in modo da stroncare sul nascere altre iniziative del genere.
Ma anche tra altri lavoratori, a volte politicamente impegnati sul proprio posto di lavoro, non era raro registrare un atteggiamento di malumore, se non di ostile diffidenza, verso gli assistenti di volo, considerati non una parte della loro stessa classe, ma solo gente strapagata per un lavoro assai poco faticoso.
Come giudicare allora l'azione degli assistenti di volo? Dando per scontata la denuncia del solito atteggiamento forcaiolo di gran parte dello schieramento partitico borghese e delle sue appendici sindacali, bisogna però stare attenti a non giudicare frettolosamente questi lavoratori come operai che "lottano per il loro salario e per il loro posto di lavoro". Essi appartengono alla classe proletaria, sono sfruttati (anche se non direttamente impiegati nella produzione di plusvalore) in quanto vendono la loro forza lavoro in cambio di un salario, ma fanno anche parte di quella che é stata tradizionalmente definita come aristocrazia operaia. Questa definizione, usata da Lenin nei confronti di certe stratificazioni operaie, ha ancora più validità adesso, di fronte alla grande segmentazione e differenziazione di classe proletaria. Oggi siamo in presenza di un processo che, tendenzialmente, porta alla omogeneizzazione verso il basso (come salario e condizioni di lavoro) dei diversi segmenti di classe proletaria, ma dobbiamo anche avere ben chiaro che veniamo da un periodo di vacche grasse che ha comportato una grande stratificazione e differenziazione interna alla classe. Che cosa si intende per "tendenzialmente"? Forse è utile chiarirlo per i lettori non abituali del nostro giornale. Si vuol dire che è cominciato un percorso, un processo che va in una determinata direzione, che tale processo può essere in stato più o meno avanzato, che può conoscere delle pause e delle accelerazioni, o anche delle deviazioni momentanee; in breve, che non abbiamo davanti un quadro già fatto e compiuto, ma che si stanno componendo gli elementi di tale quadro economico-sociale.
Dunque, oggi siamo ancora in presenza di componenti di classe che oggettivamente godono di condizioni salariali non equiparabili a quelle dell'operaio o del lavoratore proletario a bassa qualificazione. Per questo la loro obiettiva condizione si discosta da questi ultimi; infatti, un salario decisamente più elevato di quello dei comuni lavoratori porta, e questo é il secondo aspetto da non trascurare, a una coscienza del proprio essere non propriamente proletaria. Da qui nascono le rivendicazioni che spesso si tingono di corporativismo; quest'ultimo poi porta a non cercare il contatto con la classe, ma a perseguire obiettivi propri e autonomi della categoria che lotta. In parole povere, l'aristocrazia proletaria, alla fine, almeno in questa fase, non vuole accomunare i propri interessi con quelli della classe, perché si ritiene diversa e perché ritiene di poter autonomamente realizzare la propria difesa (del posto di lavoro ad esempio) o il miglioramento della propria condizione salariale. Tanto più oggi che il proletariato é fermo, incapace di porsi come polo di attrazione per le stratificazioni "alte" dello stesso proletariato o addirittura per la piccola borghesia. Viceversa, se ciò accadesse, allora anche le rivendicazioni dell'aristocrazia proletaria potrebbero più facilmente ricollegarsi a un movimento generale riscoprendo i valori della solidarietà e dell'unità di classe.
Per concludere: giusto indicare a tutti i lavoratori, come esempio di lotta, quello degli aeroportuali mettendo però bene in luce che la difesa degli interessi proletari non si fa con degli escamotages (i certificati di malattia), ma sviluppando una mobilitazione capace di imporre con la forza dello sciopero la difesa degli interessi colpiti dall'azienda; d'altra parte, giusto anche indicare agli aeroportuali che il loro destino, data la situazione economica generale, é il destino di tutta la classe proletaria e quindi che la loro lotta deve cercare di collegarsi a quella di altri settori proletari colpiti dalle stesse stangate. In breve, bisogna mettere in rilievo che una posizione corporativa é comunque perdente e non risolve i gravi problemi che oggi sono di fronte al mondo del lavoro e che bisogna cominciare a rompere le catene isolazioniste con cui la borghesia ha imbrigliato i diversi settori proletari, che, quando si sono mossi, l'hanno sempre fatto settorialmente e, in qualche caso, addirittura corporativamente (lotte degli anni passati degli insegnanti, poi dei macchinisti delle ferrovie...).
Insomma, vale ancora più che mai lo slogan di sempre del movimento proletario che dice "proletari di tutto il mondo unitevi", ma oggi, per tutti i motivi sopra esposti, forse bisognerebbe, purtroppo, integrarlo con "proletari di tutto il mondo, riconoscetevi e unitevi".
PS. Nel frattempo, ad articolo ormai concluso, si legge sui giornali che l'Alitalia rinuncia temporaneamente al licenziamento degli "esuberi", ma che ha avviato comunque procedimenti disciplinari contro trecento di essi e che la ristrutturazione dell'organizzazione del lavoro andrà avanti ugualmente per altra strada... Se non è zuppa, è pan bagnato.
crBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #7
Luglio-agosto 2003
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