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Home ›L'attentato alle Twin Towers rimane ancora un mistero - Ma agli Usa ha fatto comodo
Un'ormai abbondante letteratura dimostra con certezza che i servizi statunitensi già molto tempo prima dell'11 settembre erano a conoscenza di quel che stava per accadere e non hanno mosso un dito per impedirlo. Sono stati invece molto attivi nel depistare le indagini che avrebbero potuto condurre a una pista diversa da quella di Bin Laden e Al Quaeda. Non hanno esitato a costruire prove false e a inventarsi fatti inesistenti tanto che ormai vengono avanzati dubbi perfino sulla causa del crollo di un'ala del Pentagono. Secondo la versione ufficiale esso sarebbe stato conseguente all'impatto di uno degli aerei dirottati, ma calcoli attenti delle dimensioni dello squarcio dimostrerebbero l'infon-datezza di tale tesi e i dubbi sono ulteriormente confortati dalla constatazione che nella foto delle macerie ancora fumanti, divulgata subito dopo il crollo, non c'è traccia di alcun aereo né di eventuali suoi rottami. Il giornalista Thierry Meyssan del mensile Maintenant ha condotto un'inchiesta raccolta nel volume L'incredibile menzogna edito in Italia dalla Fandango libri, proprio perché "attratto dalle anomalie delle prime fotografie dell'attentato contro il Pentagono; poi dalla confusione e dalle contraddizioni della versione ufficiale, anche per quanto riguarda il World Trade Center". Sulla base dei soli documenti ufficiali egli, pur non pervenendo a una versione dei fatti alternativa, dimostra che quella ufficiale è falsa e che negli Usa qualcuno, e non certo l'ultimo passante, quell'attentato se non l'ha pianificato l'ha quanto meno auspicato e favorito e senza tanti scrupoli per i morti che ci sarebbero stati. Peraltro nei giorni immediatamente precedenti e in quelli successivi all'attentato, a Wall Street ci sono state manovre speculative sui titoli sia della United Airlines, la compagnia proprietaria degli aerei dirottati, sia di altre società fra cui la Merril Lynch e Co la cui sede sociale si trova proprio in "un edificio adiacente che ha rischiato di crollare" che dimostrano che qualcuno sapeva in anticipo quel che stava per accadere. E questo qualcuno non poteva essere Bin Laden poiché già nel 1998, l'allora presidente degli Usa, Clinton, aveva bloccato tutti i suoi fondi e quelli di Al Quaeda. Secondo la Sec, l'organo di controllo della Borsa di New York, le plusvalenze realizzate con queste operazioni di insider trading ammonterebbero a qualche centinaio di milioni di dollari e hanno rappresentato "il più grave reato di insider trading di tutti i tempi" (1). Ma nonostante ciò e nonostante si sia accertato che le maggior parte delle operazioni erano passate attraverso la Alex Brown, la succursale di investimento statunitense della Deutsche Bank gestita da un certo A.B. Krongrad un ex capitano dei Marines e consigliere del direttore della Cia, le indagini per risalire ai responsabili delle manovre speculative sono state inspiegabilmente abbandonate. Insomma, a un anno di distanza dall'attentato, l'attacco alle Twin Towers, pur rimanendo le sue dinamiche ancora avvolte nel mistero, appare sempre con maggiore certezza un evento se non programmato almeno auspicato in quegli ambienti in cui viene decisa e/o influenzata la politica estera statunitense.
D'altra parte, solo degli allocchi avrebbero potuto prendere sul serio la storiella che la maggiore potenza imperialistica scatenava una guerra in piena regola al solo scopo di smantellare una organizzazione terroristica; se l'obbiettivo fosse stato veramente questo, essa avrebbe fatto ricorso ad altri mezzi sicuramente più efficaci e meno costosi e non al bombardamento a tappeto di uno dei paesi più poveri del mondo facendo strage di vittime innocenti. Ma, al di là degli aspetti immediatamente investigativi relativi all'attentato dell'11 settembre dello scorso anno, anche gli accadimenti di questi giorni confermano che quell'attentato altro non fu che un pretesto per attaccare l'Afghanistan. L'inconsistenza delle accuse con cui la Casa Bianca tenta di giustificare il preannunciato attacco all'Iraq, dimostrano ampiamente che gli Usa non possono in alcun modo permettersi che in quell'area anche una foglia si possa muovere in una direzione che sfugga al loro controllo. Come viene ampiamente evidenziato nell'articolo: Iraq, Gli Usa preparano il secondo attacco che appare in questo stesso numero di Bc, anche in questo caso il terrorismo c'entra poco o nulla, mentre hanno un peso enorme sia la crisi economica in cui gli Usa si dimenano già da molto tempo prima dell'attacco dell'11 settembre, sia la necessità di rafforzare il controllo che essi esercitano sulle fonti di produzione e sulle vie del petrolio cioè sul suo mercato e dunque sui processi di formazione della rendita finanziaria che ne deriva e che costituisce la base del loro predominio. È grazie a questa rendita che possono permettersi di mantenere l'esercito più potente del mondo ed è grazie a questo esercito che quella rendita si può formare ed essere difesa. Da qualche tempo, però, il rischio che essa possa ridursi considerevolmente è diventato quanto mai serio. Con la nascita dell'Euro, infatti, potrebbe aprirsi un mercato del petrolio alternativo a quello attuale che si svolge esclusivamente in dollari, facendo venir meno quello che abbiamo visto essere il presupposto su cui poggia il predominio imperialistico statunitense. Se ciò dovesse accadere, infatti, verrebbe meno l'attuale sistema di finanziamento della loro immensa spesa militare, di quella spesa, cioè, che alla base della loro supremazia. Si tratta, però, di un meccanismo fortemente contraddittorio che da un lato spinge gli Usa a potenziare sempre più il loro apparato militare e dall'altro li induce a incrementare la rendita per finanziarlo. La guerra, che pure ha sempre affondato le sue radici nell'economia, accentuando ora il suo carattere di variabile macroeconomica, tende a diventare un dato permanente della politica economica e dunque a proporsi come sempre più funzionale alla stabilizzazione del ciclo economico e con sempre maggiore frequenza. Ogni pretesto è buono per scatenarla soprattutto se di mezzo ci sono aree direttamente o indirettamente coinvolte nei flussi del petrolio. Quella che si è aperta con l'attacco alle Twin Towers è una nuova fase del ciclo dell'imperialismo statunitense che fa dello strapotere militare e della guerra il suo principale punto di forza. Ecco, dunque, il Kossovo, poi l'Afghanistan, ora l'Iraq. E non finirà qui: alla Casa Bianca qualcuno con un occhio guarda all'Europa e all'euro con l'altro guarda già all'Iran e all'Arabia Saudita.
(1) L'incredibile menzogna - pag.42
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #9
Settembre 2002
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