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Home ›La vicenda Elettrolux Zanussi
Per le nostre posizioni antisindacali siamo spesso accusati di trascurare volutamente le lotte rivendicative e/o di difesa spicciola delle condizioni di lavoro della classe operaia e, in genere, del proletariato, essendo interessati - dicono sempre i nostri critici - solo alla "grande giornata", cioè al momento dell'assalto al potere borghese. Chiunque ci conosca anche solo un po' (escludiamo, ovviamente, tutti coloro, e non sono pochi, che ci criticano per partito preso e pregiudizio) sa che non è affatto così e che, anzi, per noi rimane sempre valido il principio secondo il quale un proletariato che non è capace di lottare per la difesa delle sue condizioni immediate non è nemmeno in grado (né... degno) di fare la rivoluzione. Il punto è che tanti - troppi - nella cosiddetta sinistra ripetono a pappagallo posizioni che, valide un tempo, sono ora state superate dall'evoluzione del capitalismo; insomma, è il sindacalismo ad essere morto, non la lotta di classe anche ai suoi livelli più "elementari". Per questo pubblichiamo queste note ritenendo che possano dare una valido contributo a coloro che vogliono coerentemente schierarsi sul terreno della lotta di classe contro il capitale._
La vicenda Elettrolux Zanussi è l'ennesimo esempio di quanto avviene oggi in fabbrica sul piano dell'attacco padronale su tutti i fronti, del ruolo sindacale e sulla debolezza della classe operaia:
Tre anni fa Sindacato e azienda avevano siglato un accordo di gruppo che prevedeva un incremento medio del 12% della produttività finalizzato a un migliore posizionamento della Zanussi nell'arena della competizione mondiale. L'anno scorso l'azienda aveva richiesto ancora un pesante giro di vite e i lavoratori avevano bocciato l'accordo sottoscritto dai delegati RSU.
Alla base di questo accordo c'era una nuova tipologia contrattuale imperniata sul cosiddetto job on call, lavoro su chiamata. Con questo tipo di contratto si è assunti a tempo indeterminato, ma si ha lavoro garantito per circa tre mesi, negli altri 9 mesi, si resta a casa in aspettativa non pagata, ma a completa disposizione dell'azienda che può chiamarti in ogni momento, col preavviso di 72 ore, per farti lavorare ore, o giorni o non chiamarti mai. Ma anche tutti gli altri contenuti dell'accordo erano ugualmente negativi, da un lato il salario sempre più legato all'incremento della produttività (si prevede infatti un aumento di produttività del 15%per guadagnare il milione e 800 mila di premio l'anno e un secondo premio di 900.000 lire l'anno calcolato su indici di volumi di prodotto da fare, e tempi, e qualità dei medesimi, ma se non si raggiunge almeno l'85% di tutti gli indici, si perdono tutti i soldi) e dall'altro la totale reperibilità per il settore della manutenzione.
Lavoro su chiamata, reperibilità, flessibilità dei ritmi, dei tempi di lavoro e del salariale rappresentano per le imprese (ma anche per i sindacati, ormai completamente asserviti alla logica del capitale) un disegno strategico globale che impone una totale dipendenza del lavoro alla centralità dell'impresa la quale diventa il punto di riferimento non solo su tutti gli aspetti del lavoro ma anche del cosiddetto tempo libero. Un dominio totale che rende i lavoratori asserviti agli interessi del capitale su tutti gli aspetti, dal salario, alla condizione di lavoro, al tempo di vita.
Su questo accordo, poi bocciato dai lavoratori, i sindacati sono andati al referendum divisi. Come è noto, la Fiom-Cgil era contraria, ma soltanto perché 1. il gruppo Zanussi è stato prescelto da Federmeccanica come luogo di sperimentazione; si voleva infatti già estendere l'applicazione di questo tipo di contratto alla San Benedetto, l'azienda leader dell'imbottigliamento di acque minerali, dove proprio sul terreno del trattamento degli stagionali si era verificata la rottura all'interno del sindacato, la materia quindi, essendo di competenza confederale e non in sintonia con la legislazione del lavoro vigente, andava discussa su altri tavoli più idonei. 2. Non vi era una puntuale risposta da parte dell'azienda sul piano degli investimenti, dei livelli occupazionali, dei parametri su cui calcolare i premi di produttività.
Dopo il referendum, la trattativa si è sfilacciata, ma i sindacati hanno continuato a confrontarsi su questi temi, l'obiettivo era quello di trovare un accordo interno mantenendo invariato l'impianto di fondo: modifica della organizzazione del lavoro per aumentare la produttività, selezione dei parametri per redistribuire i premi salariali incentivanti, forme di salario di ingresso.
Quest'anno, la Zanussi ha presentato il proprio piano di recupero di produttività nei vari stabilimenti:
A Susegana è stato chiesto un aumento di lavoro 80 pezzi all'ora sulle linee di montaggio, lavoro al sabato su due turni, un'ora di straordinario in più ogni sera dalle 10 alle 11, per un totale di oltre 80 ore per operaio, da farsi tra aprile e luglio.
Per Mel e Rovigo invece è stato chiesto un recupero del 40% di costo del lavoro con un aumento della produttività e la riduzione di 406 lavoratori.
Al termine della trattativa i sindacati hanno raggiunto un accordo che evita i licenziamenti ma impone la cassa integrazione a rotazione, per due anni, che coinvolge 1000 dei 1600 dipendenti delle due fabbriche di Rovigo e Mel. In più, si interverrà sul recupero di efficienza e competitività attraverso interventi sull'organizzazione del lavoro, sui ritmi e tempi di lavoro (le pause durante l'orario di lavoro verranno strizzate di almeno il 30%). Per i lavoratori di Susegana invece, la trattativa è ancora aperta, sotto il ricatto dei licenziamenti.
Detto questo, la domanda che ci potrebbe essere rivolta è: se voi foste stati presenti negli stabilimenti Zanussi, come sareste intervenuti?
Dando per scontato che la nostra presenza all'interno della lotta non avrebbe ovviamente cambiato il corso degli eventi per ovvie ragioni di rapporti di forza interni alla fabbrica e più generali di debolezza della classe operaia, di subordinazione dei lavoratori al sindacato, del clima di pesante ricatto occupazionale che condiziona di fatto anche le situazioni di conflitto più acceso, la nostra azione si sarebbe basata su questi capisaldi:
- Denuncia dei piani padronali ponendo dei precisi sbarramenti sotto ai quali non bisogna scendere assolutamente: nessun peggioramento del regime di orario, dell'aumento dei ritmi e carichi di lavoro, salvaguardia dei livelli occupazionali, nessuna concessione sul salario
- Denuncia delle manovre sindacali, delle relazioni partecipative, delle RSU che accettano, allineati e subalterni al sindacato, di trattare anno dopo anno dei piani di ristrutturazione che portano solo crescenti sacrifici per tutti i lavoratori
- Rifiuto del mercanteggiamento sulle pause e sui tempi di lavoro, sulle forme della cig, sui livelli occupazionali ecc. in concorrenza alle varie sigle sindacali perché ciò ci metterebbe sul loro stesso piano di accettazione della logica delle compatibilità e faremmo il gioco di padroni e sindacato
- Quotidiano lavoro di organizzazione, sensibilizzazione e selezione dei lavoratori più consapevoli per opporsi nell'immediato agli accordi, ma soprattutto per impostare un lavoro politico a lungo termine per preparare il terreno per le lotte future.
- Allargamento e coordinamento dei contatti sul piano territoriale per costituire una rete di avanguardie in grado di intervenire simultaneamente e in modo continuativo in diversi posti di lavoro e nel territorio.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #5
Maggio 2001
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