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Home ›La borghesia americana e i sindacati danno lezioni di libertà... Ma sempre contro gli operai
Al di fuori di ristretti ambienti politicizzati, la gran massa della cosiddetta opinione pubblica probabilmente è ancora convinta che gli Stati Uniti siano un luogo praticamente indenne dalla lotta di classe di parte operaia. Invece, la storia del movimento operaio statunitense è una delle più violente che siano mai esistite, perché là da sempre il padronato ha fatto ricorso - oltre che alla tradizionale azione repressiva dello stato - a bande armate di stampo fascista-gangsteristico che hanno seminato tra il proletariato violenza, terrore e morte a piene mani. Altro che paese della libertà: come diceva un vecchio militante rivoluzionario, la "vecchia megera" che monta la guardia alle porte di NewYork è lì per ammonire che la libertà è solo quella del capitale e non quella dell'operaio.
A questo proposito, nel numero di novembre di Le Monde diplomatique c'è un articolo interessante sulle pratiche antisindacali del padronato nordamericano che conferma come il concetto di libertà sia inseparabile dai suoi attributi di classe. Premettiamo che, da ciò che diremo, il nostro giudizio sul sindacalismo nell'era del capitale monopolistico non si sposta di un millimetro, anzi, se mai si rafforza, perché ciò che il furore padronale teme non è tanto il sindacato in sé, quanto la lotta di classe operaia che, benché quasi sempre priva di prospettive anticapitalistiche generali, può raggiungere livelli di scontro anche alto, salvo poi, appunto, scomparire nel nulla una volta terminata la vertenza.
Tornando a noi, l'articolo ci racconta dell'abbondante impiego di schedature, spie e detectives privati usati per intimidire gli operai più combattivi (cosa tutt'altro che rara anche qui...) e delle lungaggini incontrate dai salariati quando ricorrono alla legge federale per far rispettare le stesse leggi borghesi. Il National Labor Relation Board - l'organo statale che si occupa di "ricomporre" le controversie di lavoro - ci mette in media 557 giorni per terminare una pratica e in ogni caso "solamente il 40% dei lavoratori reintegrati [ovviamente perché precedentemente licenziati - n.d.r.] ritrovano realmente il loro lavoro e appena il 20% conservano il loro posto per più di due anni". Non solo, in caso di conflitto ben il 12% dei padroni chiude la fabbrica per stroncare la lotta e, comunque, c'è tutto il solito armamentario legislativo che limita pesantemente il diritto di sciopero, soprattutto se quest'ultimo è fatto coordinandosi con altri settori, "proibendo gli scioperi parziali, gli scioperi a singhiozzo, i boicottaggi secondari e altre forme di solidarietà". In compenso, benché la normativa impedisca di licenziare un lavoratore in sciopero, i padroni possono assumere, durante la lotta, dei "sostituti permanenti", così chi sciopera, una volta conclusa la lotta stessa, troverà il suo posto già occupato e, del tutto legalmente, potrà essere sbattuto fuori, anzi, non sarà nemmeno fatto entrare in fabbrica. Non è raro neanche il caso in cui siano proprio le direzioni aziendali a provocare uno sciopero per liberarsi degli elementi più scomodi e combattivi, così come non è raro il ricorso ai soliti metodi apertamente violenti: la Continental General Tire Inc. di Charlotte (Carolina del Nord) ha sostituito 1500 lavoratori e si è preparata ai negoziati "fortificando la fabbrica e reclutando guardie armate e crumiri spacca-sciopero"
Per chiudere questa breve panoramica sulla classe operaia USA, occorre ricordare che i salariati agricoli, i lavoratori domestici e altre categorie dei servizi non "godono" nemmeno della pur blandissima legislazione nazionale sul lavoro, mentre a più di due milioni di impiegati statali è fatto divieto assoluto di scioperare in base a una legge federale del 1978. Per essere, gli USA, il paese della libertà e della democrazia, non c'è male...vero, Veltroni?
PS Ci stavamo dimenticando di dire che i dati citati dal giornale francese sono estratti da un rapporto della Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi - a cui aderiscono i sindacati nostrani - sulla violazione delle libertà sindacali nel mondo; peccato però che le pratiche cosiddette antisindacali (noi diciamo antioperaie!) dei padroni nordamericani siano in gran parte le stesse che gli italici sindacati (per limitarci al "nostro" paese) impongono ogni volta di più ai lavoratori ad ogni rinnovo contrattuale: forse perché l'Italia (e l'Europa, l'Asia...) non è ancora abbastanza libera come la grande culla nordamericana della libertà.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #11
Novembre 1999
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