Chiusa la vertenza dei metalmeccanici... Ma se questa è una vittoria!

Dopo 15 giorni di trattative ininterrotte, e quando ormai sembrava destinata a trascinarsi ancora a lungo nel tempo, la vertenza per il contratto dei metalmeccanici è stata chiusa sulla base di una proposta di mediazione del ministro del lavoro Bassolino. Ad accordo raggiunto, i sindacalisti di Fiom, Fim e Uilm hanno parlato di vittoria dei lavoratori e il presidente della Federmeccanica, Pininfarina, esprimendo una certa insoddisfazione per aver ottenuto in termini di flessibilità solo una piccola parte di quanto sarebbe stato necessario affinchè, a suo dire, le imprese italiane potessero tornare a essere competitive e a creare occupazione, ha avvalorato in qualche modo le dichiarazioni dei sindacalisti.

Ma vediamo nel dettaglio i termini di questa presunta vittoria dei lavoratori.

Sul piano economico, gli incrementi salariali chiesti dai sindacati erano già in partenza così irrisori che non c'è stato mai disaccordo e infatti i lavoratori riceveranno in due rate un miserabile aumento medio di 85.000 lire lorde. Hanno ottenuto anche una riduzione dell'orario di lavoro per i turnisti e per chi lavora durante i weekend di 8 ore annue che corrispondono a una riduzione giornaliera di poco più di un minuto. In contropartita però è stato introdotto l'orario plurisettimanale ed è stato concesso un aumento del tetto annuale delle ore di straordinario, che, a seconda della grandezza delle imprese, ora varia da un minimo di 150 ore a un massimo di 200, di altre 50 ore, il 50 per cento delle quali finisce in una sorta di banca-ore in modo che ogni singolo lavoratore potrà decidere l'anno successivo se chiederne il recupero o se monetizzarle.

Con l'orario plurisettimanale le imprese possono variare la durata dell'orario di lavoro settimanale a seconda delle loro esigenze fino a un massimo di 48 ore più altre 64 ore annue nei casi di stagionalità del prodotto.

Come si vede, in cambio di niente, le aziende hanno ottenuto ciò che più stava loro a cuore e cioè la completa subordinazione dell'orario di lavoro alle loro esigenze. Con la "banca-ore", poi, si è socchiuso l'uscio a quella contrattazione individuale che, come è già accaduto negli Stati Uniti, alla lunga conduce al completo disarmo dei lavoratori nei confronti dei padroni e li costringe ad accettare tutte le condizioni che vengono loro imposte.

Poiché le imprese sono tenute a informare le Rsu per tutto quanto attiene la flessibilità dell'orario di lavoro, i Sindacati gonfiano il petto come se con ciò le richieste padronali fossero state battute, ma in realtà se è vero che non è passata la richiesta della Federmeccanica di poter chiedere 10 sabati all'anno di straordinario per tutti i lavoratori, è passata per intero la logica della flessibilità per cui salario e orario di lavoro si conformano di volta in volta alle esigenze imposte dal mercato. Che poi questo avvenga con l'avallo deIle Rsu è più una garanzia di conservazione della struttura burocratica dei Sindacati che un reale vantaggio per i lavoratori visto che è proprio grazie ai Sindacati che i lavoratori hanno incassato in questi ultimi anni le più tremende batoste di questo dopoguerra.

Una vertenza quindi che ha confermato per l'ennesima volta che il Sindacato è un pilastro della conservazione capitalistica e che gli interessi dei lavoratori, anche quelli più immediatamenti economici, possono essere difesi soltanto al di fuori e contro di esso

giopa

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.