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Home ›Il sussulto dei minatori rumeni
L'eroica lotta dei minatori rumeni, denaturata dal nazionalismo di una direzione politica di destra
Lunedì 4 Gennaio iniziava lo sciopero dei minatori di carbone rumeni. Undici giorni dopo il Tribunale di Petrosani dichiarava illegale lo sciopero perché i minatori avrebbero illegalmente aumentato il numero delle richieste da 4 a 26 nel corso stesso dello sciopero. Al di là delle beghe legalistiche, i minatori erano scesi in sciopero per avanzare rivendicazioni salariali e per respingere la minaccia di chiusura di 148 pozzi nella regione, col conseguente licenziamento e condanna alla fame per migliaia di lavoratori.
Il 15 gennaio, lo stesso giorno della sentenza giudiziaria, la direzione politica del movimento lanciava l'iniziativa della marcia su Bucarest.
Tutti i fari erano puntati su Miron Cozma, il "carismatico" leader dei minatori. Iniziava la accanita campagna di critica e diffamazione dei minatori da parte di governo, stampa e televisione, tutti impegnati nel presentare il movimento come una minaccia politica alla stabilità democratica, proveniente dalla estrema destra nazionalista, rappresentata dal Partito per una Romania più Grande, della cui direzione fa parte lo stesso Cozma.
Il 18 partiva la marcia e si verificavano i primi scontri. Ancora scaramucce con timide tentativi delle forze governative di fermare i minatori. Parole d'ordine: 35 per cento di aumento salariale e l'equivalente di 10 mila dollari per cisascun minatore eventualmente licenziato in base alla ristrutturazione dell'industria mineraria.
Il giorno 21, quarto giorno della marcia reale, si verificava il maggiore scontro fra minatori e polizia, nel quale le cosiddette forze dell'ordine chiamate a impedire l'arrivo dei minatori nella capitale, avevano la peggio. Si parla di una cinquantina di agenti presi in ostaggio dai minatori insorti. Il presidente Costantinescu minaccia lo stato di emergenza e la sospensione dei diritti civili nel paese se i minatori non cessano la "rivolta". Ma...
A sera, lungo la strada che portava la carovana di camion, autobus e macchine verso la prima città in direzione della capitale, Rimnicu Vilcea, Cozma e i minatori erano acclamati da migliaia di residenti che lanciavano slogan anti-governativi.
Da una notizie dell'agenzia Reuter del 21 sera, che prosegue:
I minatori che guadagnano già più del doppio del salario medio mensile equivalente a 100 dollari, stanno chiaramente ricevendo il sostegno dai Rumeni frustrati con i più bassi livelli di vita dell'Europa orientale post-comunista.
Il giorno 22, dopo il licenziamento del ministro degli interni Gavil Dejeu colpevole di non aver impedito l'avanzamento dei minatori verso Bucarest, viene raggiunto l'accordo fra la direzione dei minatori e il primo ministro Radu Vasile, dopo quattro ore di trattative a Cozia, a circa 210 Km da Bucarest e dopo 45 Km di marcia in avanti dei minatori. Diecimila minatori, stanziati nel vicino paese di Ramnicu Valcea, prendono la via del ritorno, secondo una notizia di agenzia dell'Associated Press, alcuni inneggiando a Miron Cozma, mentre altri "esprimevano disappunto perché non sapevano se le rivendicazioni erano state soddisfatte".
Risultato dell'accordo in base al quale i minatori sono stati fatti tornare indietro: aumenti salariali se i minatori contribuiscono a una riduzione del 20 per cento delle perdite delle imprese minerarie, e non chiusura di due delle miniere che era in programma di chiudere. (Dalla "agenzia" della AP del 25/1/99 "Romania details strike damages").
Sostenere come fanno alcuni, più o meno "antagonisti", che i minatori hanno riportato una vittoria è una fesseria grande come la faccia tosta di chi la pronuncia.
Nel corso della lotta, il governo aveva dichiarato più volte di non essere assolutamente in grado di soddisfare le richieste dei minatori, dovendo affrontare quest'anno il pagamento di debiti per 3 miliardi di dollari. Il problema dello stato era: mantenere fermi i salari operai e procedere a un risanamento del settore con la chiusura di diverse miniere in perdita. È chiaro che le rivendicazioni dei minatori alla partenza erano... incompatibili con la salvaguardia dell'economia rumena, in breve con il capitale.
L'accordo che ha messo fine agli scontri è un tipico "compromesso" più a vantaggio del capitale che del lavoro. Innanzitutto dalla richiesta di un 35 per cento di aumenti si è arrivati a genericissimi "aumenti salariali" a venire e sotto condizione di licenziamenti. Sì perché il contributo dei minatori alla riduzione del 20% delle perdite non può consistere che nel rinunciare all'impiego e al salario, visto che... più neri di così non possono diventare. Dei 10 mila dollari di liquidazione non si parla più. "In cambio" e, giustappunto a queste condizioni, due miniere che dovevano chiudere rimarranno aperte. Vasile ha dichiarato:
Non hanno vinto né i minatori né il governo. Ha vinto solo il paese, perché ci sarà la pace", la famosa pace per fare quel che i padroni vogliono.
Non pare che ai venti giorni di lotta eroica siano seguiti altri episodi né, tantomeno, una crescita dell'orientamento anticapitalista dei minatori o degli altri proletari coinvolti. Cozma che rappresenta quanto di più lontano dall'anticapitalismo proletario, ha monopolizzato la direzione politica di un movimento che trova origine nel permanente scontro fra capitale e lavoro.
Non è certamente un fenomeno nuovo. Il tentativo rivoluzionario del 1905 in Russia non ha forse preso inizio da una prima processione dietro le icone del prete Gapon?
Ma Cozma, come Gapon, non mobilita dietro di sé i minatori in virtù delle sue posizioni politiche ultranazionaliste, ma perché i minatori sono pronti a mobilitarsi. E sono pronti a organizzarsi e a marciare su Bucarest perché spinti dalla condizione materiale e dalle minacce incombenti di licenziamenti di massa.
Si è trattato dunque di un episodio dell'oggettivo scontro di interessi fra capitale e lavoro, ma propriamente denaturato. Il fenomeno oltreché, come visto, non nuovo, è comunissimo nella fase odierna, ma difficile da comprendere da parte di tanti che vedono solo gli opposti aspetti fenomenici: da una parte il muoversi di una significativa frazione di classe oggettivamente contro la proprietà delle miniere, lo Stato; dall'altra la direzione politica controrivoluzionaria di un ultranazionalista come Cozma.
Gli uni vedono solo il lato oggettivo e parlano di lotta di classe in netta ripresa; gli altri, all'opposto, vedono solo la leadership di Cozma e parlano di manovre destrorse cui si presterebbe il proletariato.
La realtà invece vede crescere le ragioni oggettive di una ripresa della lotta di casse, senza che questa riesca ancora a esprimersi nei termini espliciti che le competerebbero: il lavoro contro il capitale; l'emancipazione del lavoro contro la schiavitù sotto la borghesia e i suoi stati. La lotta di classe viene di conseguenza facilmente deviata e denaturata.
Le ragioni non mancano, specie in paesi ex-"comunisti" come la Romania. E devono tutte spronare al paziente e duro lavoro di ricostruzione della prospettiva rivoluzionaria, all'interno delle medesime masse proletarie in movimento.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #2
Febbraio 1999
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