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Home ›Un vero regalo di Natale
Sullo scorso numero del giornale avevamo annunciato l'imminente varo di un nuovo accordo quadro di riforma generale del mercato del lavoro e di decentramento amministrativo in materia di politica sociale e occupazionale, bruciando i tempi, governo, padroni e sindacati ci hanno regalato un bel pacco natalizio chiamato "patto sociale per lo sviluppo e l'occupazione" ricco di opportunità, sgravi e finanziamenti per chi macina profitti e vincoli, tagli e precariato per chi invece vive di salari o pensioni.
Il metodo utilizzato per l'elaborazione del patto è quello consueto della concertazione ovvero del coinvolgimento ormai stabile nelle decisioni di politica economica delle organizzazioni sindacali, delle associazioni degli imprenditori e degli organi del governo.
Nata con gli accordi del '92 e '93 sul costo del lavoro la concertazione ha permesso di realizzare gli obiettivi di fondo dello smantellamento delle vecchie norme del mercato del lavoro e della struttura del salario e ora, superata quella fase, opera per ridisegnare nuove regole in grado di rispondere alle esigenze di competitività e flessibilità del sistema economico.
Il quadro di fondo da cui nasce il nuovo accordo è quello del fallimento delle politiche per l'occupazione attuate in questi anni (dal '93 ad oggi, la disoccupazione è passata dal 10% al 12,2 mentre i salari netti sono cresciuti meno dell'inflazione), della crisi del sistema degli ammortizzatori sociali che ha permesso negli anni '80 alle imprese di ristrutturare gli impianti e liberarsi in gradualmente della manodopera eccedente e della conseguente necessità di chi detiene il potere economico e politico reale di razionalizzare risorse, strumenti e le normative in materia di redditi, lavoro e stato sociale.
Il testo, che nei prossimi giorni andrà in Parlamento per la ratifica definitiva, è composto da tre capitoli generali:
- assetti contrattuali
- politica dei redditi e dell'occupazione
- riforma della pubblica amministrazione.
Per quanto riguarda gli assetti contrattuali viene riconfermato l'impianto previsto dal protocollo del 23 luglio 1993 con tutti i suoi vincoli e divieti a senso unico, vincolo di legare gli aumenti di salario esclusivamente alla produttività del lavoro, vincolo a rinnovare il contratto integrativo soltanto ogni quattro anni, divieto di contrattare temi affrontati nei contratti nazionali, divieto di sciopero fuori dalle modalità rigidamente stabilite, contrattazione aziendale o territoriale vincolata a obiettivi di produttività, qualità, redditività ecc. e in aggiunta salirà dal 2 per cento al 3 per cento la quota del premio d'obiettivo su cui le imprese non dovranno pagare i contributi.
Ma il cuore dell'accordo è rappresentato dal complesso disegno collegato alla finanziaria che estende gli incentivi e le opportunità all'investimento in aree economicamente deboli. Lo scopo indicato sulla carta è l'incremento dell'occupazione ma osservando uno per uno i provvedimenti ci si accorge che essi servono solo per aumentare i profitti e dilatare il precariato. Le leve utilizzate per aggirare le norme ormai formali del mercato del lavoro sono i contratti di emersione e i patti d'area. Nel primo caso vengono concessi benefici contributivi e salariali per i nuovi assunti anche alle imprese che escono dalla illegalità del lavoro nero, nel secondo caso vengono imposte delle vere e proprie gabbie salariali e generalizzati gli sgravi fiscali e contributivi concessi alle varie imprese operanti nelle zone interessate.
Sempre nel capitolo riguardante la politica dei redditi e dell'occupazione infine, tutte le imprese ottengono dal governo una riduzione del costo del lavoro del 3% attraverso lo sgravio dei contributi oggi dovuti per gli assegni familiari e la maternità attraverso lo spostamento sulla fiscalità generale ovvero caricandolo sulla collettività mentre per i lavoratori viene ridotto di un punto il secondo scaglione Irpef. Si riduce così il costo alle imprese di circa sei punti, mentre si abbassa solamente di un punto in percentuale la pressione fiscale per i lavoratori dipendenti, tutto ciò mentre dal '93 al '97 la pressione fiscale sui salari è stata mediamente superiore ai 2,05 punti, determinandone un calo continuo. Il fisco si è in sostanza rimangiato gli aumenti salariali ottenuti dai contratti collettivi del '94/95 e comincia ad erodere gli aumenti dell'ultima tornata contrattuale (che tra l'altro i metalmeccanici non hanno ancora preso).
Una attenzione particolare viene poi dedicata alla formazione. Anche su questo fronte il concetto chiave è flessibilità realizzata con l'istituzione di una serie di istituti e incentivi a sostegno del tirocinio per i lavoratori assunti con i contratti di formazione, di apprendistato e per i nuovi lavori precari pubblici (lavori socialmente utili) e privati (il lavoro interinale cosiddetto qualificato).
Si tratta in sostanza di gestire con maggiore razionalità i fondi nazionali e comunitari destinati alla formazione mirata, un sostegno alle scuole professionali imprenditoriali a alle amministrazioni locali che potranno gestire direttamente gli investimenti per la formazione.
Ampio risalto viene dato infine alla riorganizzazione, semplificazione, ammodernamento e innovazione organizzativa delle attività della pubblica amministrazione per accelerare il processo avviato dalle leggi Bassanini. Anche in questo caso vale quanto detto nello scorso numero di BC, la razionalizzazione e semplificazione delle procedure amministrative servirà da una parte a sfoltire e precarizzare gli organici attraverso la mobilità interna e il ricorso al lavoro a termine mentre i nuovi ruoli assegnati agli enti locali serviranno a riorganizzare il vasto settore del volontariato e della cooperazione sociale, utili strutture in grado di sopperire gratuitamente alle gravi carenze strutturali dell'assistenza pubblica. Tutto all'insegna del risparmio e della precarietà.
LPBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #1
Gennaio 1999
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