Le esternazioni di Violante e i suoi “abbracci” con Fini

Ovvero, come ti falsifico la storia

La falsificazione della storia e/o la cancellazione della memoria sono sempre state parte integrante della propaganda delle classi dominanti e la borghesia non fa certo eccezione, anzi. Il fine ultimo è invariabilmente quello di dimostrare che nella società non esistono antagonismi sociali, cioè non esistono classi dagli interessi contrapposti, e, dunque, che il sistema politico - sociale esistente - ossia la forma del dominio e dello sfruttamento di classe - è il migliore dei mondi possibili. Se c’è qualcuno che, come noi, non si lascia incantare da simili bugie, ma lavora per distruggere questa società disumana, viene immancabilmente etichettato allo stesso tempo come un vecchio arnese del passato e un pericolo visionario, perturbatore criminale della armonie del capitale. Noi, però, a differenza di altri presunti antagonisti, non ci lamentiamo del trattamento che ci riserva la borghesia con i suoi ben pagati imbonitori, non cerchiamo un’impossibile comprensione democratica da parte dei nostri nemici, al contrario, più siamo odiati e sputazzati più, in un certo senso, siamo contenti, perché significa che il comunismo, quello vero, non quello “crollato”, turba ancora profondamente i sonni dei borghesi.

Fatta questa premessa, arriviamo al nocciolo del problema.

Se un tempo erano frati e preti a predicare in ogni angolo del mondo l’ubbidienza e la sottomissione a un ordine sociale voluto niente meno che da dio in persona (e scomunicandone i ribelli), oggi a svolgere questo compito ci sono laici e democratici predicatori, che dai più alti pulpiti istituzionali esortano alla concordia delle classi in nome di santa democrazia (borghese). Tra tutti, ultimamente si distingue il sig. Violante, presidente della camera dei deputati, il quale si è assunto il compito di riscrivere la storia per presentare il fascismo sotto una veste nuova, meno sanguinaria e più confacente al clima di unità nazionale e di pace fra le classi di cui il governo dell’Ulivo si è fatto garante. Ecco quindi la riabilitazione dei “ragazzi di Salò”, cioè delle brigate nere della repubblica fascista; ecco l’iniziativa in comune con il post-fascista (post-fascista???) Fini per le vittime delle foibe giuliane, tra sventolii festosi del tricolore ovvero la bandiera della collaborazione e della oppressione di classe.

Ora, ribadendo la nostra posizione sulla Resistenza, c’è una bella differenza tra il proletario che, prendendo un tragico e amarissimo abbaglio, entrava nelle bande partigiane perché credeva di combattere assieme il nazifascismo e il capitalismo, e chi invece si arruolava volontario nella brigata nera per violentare, torturare e massacrare la popolazione indifesa; nelle foibe finirono, oltre a diversi oppositori di sinistra dello stalinismo, di cui nessuno parla, anche chi, tra gli altri, aveva direttamente o indirettamente partecipato all’oppressione delle popolazioni slovene e croate, generando così odio e rancori da vendere.

Noi, che siamo solitamente accusati di essere degli schematici, nostalgici di concezioni condannate dalla storia, sappiamo invece riconoscere la complessità della dialettica storica e se abbiamo sempre condannato politicamente la Resistenza - pagandolo a caro prezzo - giudicandola come uno dei frutti più velenosi della controrivoluzione staliniana, sappiamo però individuare le ragioni per cui migliaia di proletari morirono e soffrirono del tutto in buona fede per una causa non loro, ma per quella del “nuovo” corso del capitalismo, quello di questi ultimi cinquant’anni. I “ragazzi di Salò” e i partigiani, in breve, combatterono comunque per la conservazione del capitalismo, ma i primi più o meno consciamente, i secondi, nella grande maggioranza dei casi, del tutto inconsciamente.

Per Violante, però, non bastano decenni di martellante retorica democratico - resistenziale del tutto priva di accenti “sovversivi”, occorre proprio cancellare ogni riferimento a qualsiasi contrapposizione tra “italiani”, perché qualcuno potrebbe, ripercorrendo a ritroso il cammino, ritrovarne le radici nella dinamica del capitalismo e dunque nella lotta di classe. Nessuna sorpresa, quindi, se Violante abbraccia Fini: il “volemose bbène” fa parte del programma dell’Ulivo. Napolitano, ministro dell’interno, non ha forse promesso (e mantenuto) di non sollevare i coperchi su trent’anni di stragi di stato, dalla “strage di Bologna a piazza Fontana”? Anche per questo oggi Violante stringe la “mano fascista”, mentre la sinistra parlamentare tutta, senza esclusioni, puttaneggia alla grande con la “regia democristiana”. E le vittime? Chissenefrega: viva l’Italia!

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.