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Home ›Lavoro sempre più precario e malpagato
La condizione dei nuovi “working poors” tra il ricatto della disoccupazione dilagante e lo sfruttamento reale
Due aspetti caratterizzano questa fase storica, la crescente precarizzazione del lavoro e l’attacco durissimo al salario e alle condizioni di lavoro di tutti i lavoratori in tutti i settori di produzione e di servizi.
L’industria grande o piccola, in attesa della completa attuazione del lavoro interinale, assume soltanto pochissimi giovani con contratto a termine riservandosi di selezionare accuratamente coloro che resteranno più o meno stabilmente nel ciclo produttivo a salari comunque ridotti.
Il terziario che da sempre si avvale di manodopera precaria applica un ventaglio infinito di regimi di orario diversi che definire super elastici è un eufemismo. In pratica quasi sempre tutto il personale è costretto alla reperibilità nell’arco di dodici-sedici ore.
Il pubblico impiego, visto per anni come posto sicuro, a vita, utilizza ormai quasi esclusivamente personale assunto con contratti di tre-sei mesi oppure dei LSU per tamponare le carenze croniche dell’organico.
Quei pochi “fortunati” che riescono ad avvicinarsi al mondo del lavoro devono poi fare i conti con le rigide regole della fabbrica o degli uffici, con i tempi e ritmi della produzione.
Un recente rapporto del Cnel sulla distribuzione del reddito in Italia ha stimato che che il 15% dei lavoratori italiani ha un reddito sotto la soglia della povertà. Oltre 2 milione e mezzo di lavoratori regolari percepisce meno di quindici milioni annui di salario sono stati definiti “woorking poors” ovvero “lavoratori a bassa remunerazione", nuovi poveri.
Sono tutti coloro che lavorano nelle micro imprese nei servizi, nella subfornitura, ma anche i giovani costretti a contratti capestro, come quelli che vengono introdotti nelle aree di "crisi industriale", gli operai della fabbrica moderna, quella sempre più flessibile e caratterizzata dai contratti a tempo determinato. E sono le "nuove figure" del decentramento dell'impresa, costruita sulla fuga dalla grande fabbrica dei processi cosiddetti marginali.
Qualche volta, ma sempre più raramente, sui quotidiani compare uno striminzito trafiletto che riporta notizie sulla condizione operaia:
Alla De Longhi, gli operai hanno ripetutamente subito la decurtazione del salario per aver sfondato il limite dei 14 minuti di pausa fisiologica giornaliera contrattuale, all’Aprilia è in corso un duro scontro con la direzione per la difesa delle pause e la riduzione dei ritmi di lavoro e del precariato perché sulle linee lavorano fianco a fianco dipendenti fissi, lavoratori stagionali, giovani in formazione e lavoro etc. Nei fast food il ricambio di personale, quasi sempre giovanissimo e alle prime esperienze di lavoro, è altissimo perché i ritmi sono massacranti e sono frequentissimi gli infortuni per ustione da olio bollente delle friggitrici.
Ma sono solo la punta emergente di un fenomeno dilagante legalizzato dalle leggi dello stato e dagli accordi sindacali che impone bassi salari e fortemente differenziati tra loro secondo l’indicazione ormai consueta “100 operai 100 salari e 100 condizioni lavorative diverse”.
In tutti i contratti di lavoro è sancito a chiare lettere che gli aumenti retributivi devono essere obbligatoriamente vincolati a obiettivi di produttività ed efficienza così aumentano i ritmi e si dimezzano le pause come alla De Longhi o all’Aprilia oppure devono essere differenziati. Nel nuovo contratto di lavoro del gruppo GS è stato imposto un salario variabile in base alle tipologie commerciali e sarà inoltre vincolato alla redditività e forme articolate di produttività, per i contoterzisti del settore edile, gli aumenti retributivi contrattuali slitteranno di sei mesi ruispetto agli altri lavoratori. Sutto il ricatto della disoccupazione giovanile dilagano forme contrattuali che sembrano il prodotto della mente di un folle allucinato e sono invece nella pratica il frutto di una lucida e scientifica logica di sfruttamento sistematico a basso costo e alta redditività, inoltre, la giungla salariale continua ad arricchirsi di regimi contrattuali diversi, nuove categorie, nuove e artificiose mansioni e sottomansioni, orari differenziati, cottimi individuali e collettivi, incentivi ecc. salari differenziati per un lavoro reso sempre più omogeneo e ripetitivo dalle nuove tecnologie applicate ai cicli di produzione e dalle raffinate tecniche di organizzazione del lavoro ma estremamente utili per abbassare i costi e dividere, ricattare e sfruttare chi vive del proprio lavoro.
LodoBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #4
Aprile 1998
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