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Ancora sulle conseguenze della crisi asiatica negli USA
Da uno studio, opera di Jeff Faux, presidente dell' Economic Policy Institute di Washington, vicino al sindacato, milioni di lavoratori negli Stati Uniti perderanno il loro posto di lavoro nei prossimi due anni a causa della crisi asiatica (in questo preceduti da altri milioni di operai in Indonesia, Tailandia, Corea del Sud, Malesia ed altri paesi della regione che il lavoro lo hanno già perso o lo perderanno di qui a poco).
Secondo lo stesso Jeff Faux una delle cause dei licenziamenti in USA sarà l'inondazione di prodotti a bassissimo costo che arriverà dai paesi asiatici nel mercato americano.
Quale che sia l'accuratezza di questo studio, i licenziamenti stanno già cominciando, la Boeing Aircraft ha annunciato l'intenzione di licenziare negli USA 12.000 lavoratori a causa dei contratti rimandati o cancellati in Asia e la Seagate, che produce parti per computers, sta licenziando 10.000 lavoratori in giro per il mondo di cui 1.300 negli Stati Uniti. La Kodak, che è attualmente impegnata in una battaglia commerciale con la Fuji, sta operando migliaia di licenziamenti, la Chrysler ha annunciato il blocco delle assunzioni e la General Motors fa sapere che è sua intenzione disfarsi del 30% della sua forza lavoro in Europa.
Questi sono i primi e più conosciuti licenziamenti ma ce ne saranno molti altri.
Alcune forze reazionarie negli USA cavalcano demagogicamente la questione e creano confusione denunciando il Fondo Monetario Internazionale di interferire nel "libero mercato" con i suoi programmi di finanziamento. Utilizzando soldi americani infatti aiuterebbe i paesi asiatici a diventare ancora più competitivi creando così i presupposti per un ulteriore aggravamento del problema occupazionale/salariale negli USA. I settori progressisti (i sindacati AFL-CIO) dal canto loro, visto che la crisi internazionale non gli concede il benché minimo margine di manovra, blaterano a vuoto chiedendo al FMI di non concedere aiuti ai paesi asiatici "finché non verranno garantiti i diritti dei lavoratori" (guarda caso una delle condizioni poste dal FMI per la concessione dei finanziamenti è proprio l'inasprimento delle condizioni generali di vita dei lavoratori).
Stragi di minatori in Cina...
Nel gennaio scorso un'esplosione di gas nella miniera di carbone di Wangjiaying nel nord-est della Cina ha ucciso 77 persone e ne ha ferite 8. Altri 3 gravi incidenti in miniere di carbone con almeno 10 morti per ciascuno hanno già funestato il 1998. Questo tipo di incidenti uccide ogni anno almeno 10.000 lavoratori in Cina. Il numero di incidenti gravi, con almeno 10 morti, è arrivato a 102 nel 1997 registrando così una crescita del 21% rispetto all'anno precedente, il numero totale dei morti è salito, secondo stime locali, del 30% rispetto all'anno precedente.
... e in Russia
Un altro disastro ha colpito i minatori russi. Il 18 gennaio un'esplosione a cui è seguito un incendio ha ucciso 27 persone nella miniera di carbone di Tsentralnaya presso Vorkuta nell'artico. L'incidente segue un simile disastro avvenuto il 2 dicembre e in cui sono morti 67 minatori nella regione carbonifera del Kuzbass nella Siberia occidentale.
Il governo tenta di discolparsi spiegando che tutti i fondi previsti per l'industria del carbone sono stati stanziati e spesi. Secondo il leaders dei minatori però il livello di assistenza che il governo fornisce all'industria del carbone è circa un terzo di quanto i sindacati considerano essenziale al fine di mantenere in vita e sviluppare il settore. La carenza di investimenti, secondo i sindacalisti, incide direttamente sulle condizioni di sicurezza. A causa della mancanza di fondi, l'equipaggiamento di sicurezza spesso non viene mantenuto in condizioni di efficienza o non viene neanche fornito. La televisione russa ha riferito che presso il giacimento di Tsentralnaya i minatori non disponevano di rivelatori di metano i quali li avrebbero avvisati del pericolo di esplosione.
Anche la tattica governativa di ritardare i pagamenti ha un importante effetto sulla sicurezza delle miniere, alcuni dei maggiori debiti governativi infatti sono verso le industrie produttrici di elettricità le quali a loro volta si rifanno non pagando il carbone che gli viene fornito. Le miniere hanno di conseguenze meno fondi anche per la sicurezza.
Negli ultimi due anni circa 500 minatori sono morti sul lavoro in Russia. Ogni milione di tonnellate estratto costa quasi tre vite umane, un tasso triplo rispetto a quello che si registrava ai tempi dell'Unione Sovietica ed almeno 10 volte superiore a quello dei paesi dell'Europa Occidentale.
Il governo continua comunque a perseguire la strada del taglio dei fondi suscitando ondate di protesta nelle regioni carbonifere. Il 15 gennaio circa 200.00 operai del Kuzbass, la più importante zona carbonifera russa, hanno preso parte ad una giornata di protesta. La richiesta principale dei minatori era il pagamento degli stipendi arretrati che ora ammontano in media a 5 mesi. In più si richiedeva uno stop alla chiusura delle miniere ed un piano di rilancio del Kuzbass.
In risposta alle richieste della Banca Mondiale, il governo russo ha però già pianificato la chiusura di 87 delle circa 200 miniere attive del paese nel corso dei prossimi due anni.
La lotta dei minatori si è ravvivata anche nell'estremo est russo dove i minatori hanno deciso uno sciopero regionale con blocco della ferrovia trans-siberiana.
Il clima di lotta creato dai minatori ha incoraggiato la protesta di altri lavoratori del settore pubblico, tra cui gli insegnanti che subiscono simili misure di austerità e che il 20 gennaio, hanno organizzato proteste in 78 regioni della Russia. Anche se di tanto in tanto lo stipendio gli arriva, questo non ha subito indicizzazioni dal 1995 e consiste oggi in circa 85 $ al mese, poco al di sopra della linea di povertà.
Un altro appuntamento di lotta è programmato per il 3 febbraio. La Federazione dei Sindacati Indipendenti lo ha stabilito al fine di sollecitare una legge che obblighi gli imprenditori privati a pagare per tempo i salari. Al momento infatti ritardare i pagamenti è una prassi istituzionalizzata e non sanzionata.
Sempre in Russia è in discussione un progetto di riforma della legislazione del lavoro che faciliterebbe molto i licenziamenti in caso di situazioni economiche sfavorevoli.
India: la polizia uccide 16 persone durante una protesta di contadini
La polizia ha sparato uccidendo 16 persone e ferendone 100 durante una protesta di agricoltori a Multai, India centrale. I manifestanti richiedevano indennizzi per le perdite dovute ad infestazioni ed avversità meteorologiche. Secondo la polizia i disordini sono cominciati da lanci di sassi da parte dei manifestanti. Sulla zona è stato posto il coprifuoco.
Francia: protesta di disoccupati
Alcune centinaia di disoccupati hanno invaso il 13 gennaio un'importante sede finanziaria a Parigi. I manifestanti chiedevano maggior aiuto per i disoccupati e lamentavano che il governo socialista non sta facendo molto per loro.
Messico: lotte alla Echlin Inc.
L'8 settembre la Echlin Inc. ha portato nella sua sussidiaria ITAPSA 200 squadristi armati di bastoni, spranghe e pietre per impedire agli operai di votare per essere rappresentati da un sindacato indipendente. La Echlin Inc. è una multinazionale con più di 100 stabilimenti in giro per il mondo ed è il quarto produttore mondiale di parti per autoveicoli. Impiega circa 32.000 lavoratori ed ha un fatturato annuo di 3 miliardi di dollari. L'ITAPSA paga i suoi operai tra i 5 e i 10 dollari al giorno e l'unico sindacato che poteva rappresentarli era il pro-governativo CMT. La CMT ha ben chiaro che la Echlin resta in Messico finché sono garantiti salari da fame e non ha quindi alcuna intenzione di muovere un dito a favore dei lavoratori. Gli operai a grande maggioranza stavano per votare per essere rappresentati da un nuovo sindacato (FAT) quando sono entrati in azione gli squadristi, che con le loro intimidazioni hanno fatto sì che quasi tutti i votanti si esprimessero a favore della CMT.
Cinque sindacati USA e due canadesi che rappresentano i lavoratori Echlin nei loro paesi hanno denunciato i fatti presso i rispettivi uffici nazionali che si occupano delle violazioni della legislazione sul lavoro. Si è svolta anche una manifestazione davanti agli uffici centrali della multinazionale negli USA. Si tratta della prima azione congiunta dei lavoratori all'interno del NAFTA e sembra destinata ad avere qualche successo. La Echlin ha infatti accettato di incontrare un gruppo di rappresentanza dell'alleanza dei lavoratori canadesi statunitensi e messicani e di condurre un'indagine sugli avvenimenti alla ITAPSA. Ha accettato inoltre di discutere un codice di comportamento steso dall'alleanza dei lavoratori.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #2
Febbraio 1998
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