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Home ›20 settembre - Tutti dietro il coniglio meccanico, e col tricolore
Mai a memoria d’uomo si era vista una così grande e spudorata manifestazione di nazionalismo, di patriottismo di quello bolso, convocata dai sindacati e dai partiti di sinistra. Più volte nella storia si è invece assistito a questo tipo di manovra: il lancio di un coniglio meccanico dietro cui far correre le masse, distraendole da quel che fanno gli organizzatori. Forse questa volta la manovra era più evidente del solito. I “manovratori” stanno preparando una ennesima stangata per... risanare il bilancio, accordandosi con padroni e governo sulla ulteriore rapina del salario indiretto per trasferire il bottino ai percettori di rendita e alle imprese. I giornali e la TV ne parlano in termini di “riforma dello stato sociale” ma sono costretti a dirne i contenuti di massima. Il rischio di perdere la faccia, più di quanto già non sia avvenuto, esiste. Bossi e le sue rodomontate secessioniste fornivano l’occasione, che loro sapevano essere d’oro, per chiamare le folle di sinistra all’unità, compattarle in qualche modo, per quanto precario, dietro le istituzioni nazionali (stato, sindacato, partiti), montare eventi politici di lotta e intreccio fra lega e gli altri partiti tali da occupare le prime pagine dei giornali per qualche giorno: il tempo sufficiente per fare il lavoro sporco.
E va osservato che la manovra in gran parte è riuscita.
La classe operaia si è confermata dispersa e assente, il consenso è verificato attorno alle “necessità nazionali” di attaccare il salario per sanare il capitale.
Sindacati e partiti di sinistra sono giunti a slogan e musiche della tradizione nazional-patriottarda e dietro e sotto le bandiere tricolori marciava il famoso “popolo di sinistra” che solo dieci anni fa avrebbero identificato quella roba con le forze della destra. Ciò significa - al di là del male che può fare - due cose. La prima è che l’armamentario ideologico dei partiti di sinistra per tenere assieme il loro popolo si è drammaticamente ridotto sino a scomparire nel mare accogliente dei valori nazional-borghesi di sempre (unità nazionale, solidarietà fra le classi, impegno civile per il progresso della nazione e via declamando). La seconda è che quell’armamentario ideologico è comunque sufficiente - per ora - a svolgere il suo ruolo di collante fra le masse e gli apparati partitico-sindacali.
La classe ha perso i suoi antichi e mistificati punti di riferimento del socialismo reale e si trova oggi disarmata del tutto. In assenza di riferimenti rivoluzionari, ancora da ricostruire, il rischio è che alla caduta delle ultime illusioni su una possibile ripresa fondate sui “valori” suddetti e sparsi a pieni mani dalla sinistra (che è oggi la vera forza della conservazione) corrisponda la ricerca a destra di quella radicalità che le profonde crisi richiamano.
In fondo, nonostante l’impegno contrario dei sindacati, era presente nelle manifestazioni la preoc-cupazione per le sorti dello “stato sociale”. E il sindacato non potrà che dare una mano amantellarlo del tutto. La trombetta reazionaria e troglodita di Bossi, allora, può trasformarsi o essere sostituita da un trombone altrettanto reazionario e barbaro. Nella alternativa marxista socialismo o barbarie, la barbarie segnerebbe punti a suo favore.
Di qui la urgenza di ricostruire un punto di riferimento reale di rigorosa coerenza rivoluzionaria.
Ne’ classi ne’ frontiere! Internazionalismo proletario
Il volantino diffuso sia il 13 a Venezia che il 20 a Milano e Venezia
Quando i lavoratori subiscono passivamente gli attacchi padronali, l’orgia politica borghese si permette il lusso di coltivare quei conflitti che nascono regolarmente all’interno del fronte capitalista e che ovviamente si intensificano nelle fasi di profonda crisi economica come l’attuale. È chiaro quindi che dietro la camicia verde come dietro il tricolore, si nasconde comunque lo stesso volto anti-proletario, dato che gli interessi di imprenditori e finanzieri, siano essi italiani, “padani” o... municipali, si fanno in ogni caso sulle spalle dei lavoratori salariati, attraverso il taglio dei salari, delle pensioni, della spesa pubblica e un peggioramento complessivo delle condizioni lavorative. Inoltre è evidente che, nel momento in cui i proletari iniziassero a reagire a queste continue aggressioni, il fronte capitalista si ricompatterebbe immediatamente.
Ma c’è di più. La Lega Nord, che in sostanza rappresenta gli interessi della piccola imprenditoria settentrionale, sempre più messa alle strette dal grande capitale come necessaria conseguenza dell’inasprirsi della crisi e quinde della concorrenza sui mercati nazionale e internazionale, riesce a convogliare dietro di sé molti proletari del Nord, che, privi di una benché minima coscienza classista - affossata (coscientemente!) in primo luogo dai sindacati e dalla sinistra istituzionale - e abbagliati da parole d’ordine “nuove”, forti ed estreme, indirizzano la propria rabbia verso il Sud e non verso i propri reali sfruttatori, in cui anzi riconoscono gli alleati più prossimi.
Da un punto di vista borghese questa è una condizione ottimale perché, ora che la violenza degli attacchi alle condizioni di vita proletarie potrebbe scatenare prima o poi una risposta, ecco che la borghesia gioca d’anticipo e coinvolge la piazza da una parte dietro la solidarietà “padana” contro lo stato centralista, dall’altra dietro la solidarietà nazionale contro il secessionismo. Non poteva mancare ovviamente il radical-riformismo che, di fronte a tale contrapposizione, non può far altro che attingere al solito qualunquismo populista di sinistra, sparando direttive inconsistenti come “solidarietà (con chi?), “giustizia” (quale?), “libertà” (di fare cosa?).
Noi da comunisti e da rivoluzionari lottiamo affinché i lavoratori, i precari, i disoccupati riescano prima di tutto a liberarsi da questo pesantissimo inquinamento ideologico che impedisce al proletariato di riconoscersi come classe al di là di qualsiasi appartenenza nazionale o addirittura regionale. Questa è infatti la premessa per poter iniziare a difendere i propri interessi di classe, quotidianamente sacrificati sull’altare dle profitto capitalistico, e lotta per il potere proletario, condizione per il superamento del capitalismo stesso.
Settembre 1997 - P.C. Internazionalista (Battaglia comunista) - G.L.P. Gruppi di Lotta ProletariaBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #10
Ottobre 1997
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