Tra gli imbalsamatori e gli innovatori del marxismo

La borghesia costretta a rinnovare i tentativi per liberarsi del presunto cadavere del vecchio Marx

Per gli ideologi borghesi il fallimento del marxismo non ha mai fine. Non riuscendo una volta per tutte a regolare i conti con Marx, ecco che - dopo aver ripetutamente sepolta la dottrina dell'ingombrante "vecchio" - tutti sono di nuovo costretti a riesumarla. Certamente lo fanno non per convertirsi ad essa, ma per tentare un'altra operazione di travisamento e falsificazione. La speranza è quella di poter più facilmente sconfiggere le fastidiose teorie comuniste.

Riunitisi in convegno a Trieste, alcuni studiosi delle "idee" di Marx hanno così espresso le loro opinioni: - La crisi del mondo contemporaneo dimostra la precarietà di tutti i sistemi e progetti universali, e quindi la "frantumazione, incalcolabilità, indeterminazione del mondo". Il mercato è la vera concezione globale: "il mercato trionfante come efficace sistema di produzione e distribuzione di ricchezza". -

Dunque, anche il marxismo sarebbe fallito quale "sistema filosofico, schema ideologico, disegno volontarisco", lasciando solo qualche suo contributo alla "filosofia della storia". A questo punto, perché non si dovrebbero modificare e "migliorare" le teorie filosofiche di Marx, così come è stato per tutte le altre concezioni del mondo e i sistemi fiosofici?

Amplificato dalla gran cassa dei mass-media, questo è il succo del pensiero degli esperti in marxologia. E sul Corriere della Sera (21-6) Montanelli presenta ai suoi lettori un Marx "ingiusto, settario, falsario, con la vocazione del Profeta, da buon ebreo. Un ebreo antisemita che sputava sui suoi correligionari giudizi quasi da nazista". Quanto al Capitale, "è assolutamente illegibile", tant'è che lui - maestro di giornalismo - "si è provato a leggerlo tre o quattro volte, ma non ce l'ha fatta". Nonostante il suo basso quoziente di intelligenza, Montanelli giudica però "tutto sbagliato" il Capitale, e sberleffa la Rivoluzione che si è avverata nella arretrata Russia invece che nelle avanzate Germania e Inghilterra.

Confutare le cialtronerie circolanti sul marxismo è fin troppo facile. Le teorie scientifiche - innanzitutto - non si possono cambiare in alcune loro parti secondo i gusti personali. Si può soltanto costruire una nuova teoria, dimostrando però la sua superiorità sulle altre. Ma la verità è che di fronte al marxismo gli ideologi borghesi si sentono tremare i polsi. E per marxismo noi intendiamo il materialismo storico e la dialettica del concreto; l'analisi scientifica della realtà, la rilevazione delle leggi di movimento del modo di produzione capitalistico. L'applicazione del metodo scientifico nel campo dei processi storici e sociali non si può certo ridurre in pillole digeribili per i pennivendoli borghesi.

Montanelli, per esempio, attribuisce a Marx "l'Annuncio della fine della Storia", mentre con il comunismo avrà fine la preistoria delle lotte di classe e una particolare storia: quella delle idee, cioè delle concezioni idealistiche della storia umana. La quale è stata fin qui storia reale di concreti processi economici e antagonismi sociali, e non una delle tante storie formali costruite dal pensiero dei filosofi. Un pensiero sempre legato al carro degli interessi e dei privilegi delle classi dominanti.

Quanto ai marxologi di Trieste, essi hanno annunciato che "la scienza contemporanea ha demolito la validità di leggi e rapporti di causalità anche nell'ambito della realtà fisica". Figuriamoci allora nella storia. E concludono con sollievo, fra gli applausi della platea: il mondo è indeterministico. (Da notare che quando si parla di determinismo, questi signori lo intendono sempre in modo meccanico e metafisico, mai dialettico.)

Ma intanto fra le file degli scienziati borghesi si diffondono oggi molti dubbi su quell'indeterminismo che ha dominato anche nel campo della meccanica quantistica e della relatività, e nelle concezioni dualistiche contrapposte al monismo materialista. Nel mondo dei fenomeni esistono e agiscono leggi, tanto della natura che di ogni altra realtà, sperimentalmente verificabili. In date circostanze sono possibili certi fatti e altri sono impossibili. E la dialettica di causalità-necessità si evidenzia anche nell'aspetto ondulatorio della meccanica quantistica.

Confusi i principi, deformato il metodo, falsificate le conclusioni, ridotto cioè il marxismo a una ideologia fra le tante, non resterebbe che continuare a confondere il comunismo con il "socialismo reale" dei manicomi e dei gulag gestiti dallo stalinismo. Spacciando il crollo del secondo come fine del primo, e così via. Anche se quel crollo - denunciato fin dal 1926 e combattuto da noi internazionalisti come controrivoluzionario capitalismo di Stato - dimostra non solo teoricamente ma con una verifica pratica: a) la teoria e la critica marxista sono più valide di prima: b) il comunismo è necessario e possibile. A fallire, una dopo l'altra, sono le sue falsificazioni; sono i tentativi di imbalsamarlo o di adattarlo come un idealistico strumento di correzione degli "eccessi e difetti" del capitalismo, all'interno del sistema.

Il comunismo - cari signori - è un movimento reale; il suo corso è già iniziato con lo sviluppo stesso del capitalismo, con la crescita inarrestabile delle forze produttive sociali. Nella società attuale, nelle contraddizioni e nelle crisi che la dilaniano, sono nascoste le condizioni materiali della società futura. Occorre il taglio cesareo della rivoluzione a cui l'umanità sarà spinta dalle determinanti condizioni materiali della propria esistenza e sopravvivevza.

E quando - come ben diceva Marx - l'umanità si pone un problema di così gigantesche proporzioni, la sua soluzione è già nei fatti.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.