Sull'indirizzo internazionale del Partito Comunista Internazionalista

Per l'unità ideologica dell'avanguardia rivoluzionaria - Per la ricostruzione del partito di classe

Punti di orientamento

  1. Constatazione che i due protagonisti vittoriosi della seconda guerra mondiale, Russia e USA, hanno continuato sul piano della politica della pace i motivi che hanno caratterizzato la condotta e gli obbiettivi della guerra di dominazione imperialista, e attualmente operano non da alleati ma da antagonisti per risolvere con una nuova guerra il problema, posto dalle contraddizioni interne del capitalismo, di chi, nella fase del capitalismo decadente e parassitario, dominerà il mondo.
  2. Constatazione che lo stalinismo ha giocato dal 1926 ad oggi di fronte al movimento operaio internazionale lo stesso ruolo che nella fase precedente aveva giocato la socialdemocrazia, il ruolo cioè di realizzatore di una politica riformista, collaborazionista e di difesa nazionale con questa differenza che lo stalinismo si è servito e si serve dei metodi di lotta, del linguaggio e delle parole di ordine tolti all'arsenale della tradizione rivoluzionaria e dell'Ottobre Rosso.
  3. Constatazione che il secondo dopoguerra deve all'imperante dominio sulle masse operaie dello stalinismo la mancata iniziativa per una seria e duratura azione di classe; la lenta e faticosa ripresa della lotta operaia su di un piano di indipendenza organizzativa e politica, e deve soprattutto il frazionamento e la dispersione dei gruppi dell'avanguardia rivoluzionaria, e la loro difficoltà a muoversi e ad affermarsi in vista soprattutto di un loro primo annodarsi per uno sforzo comune di intesa ideologica, politica e organizzativa sul piano internazionale.
  4. Constatazione che la recente sollevazione del proletariato tedesco, per la sua natura unitaria e classista, ha aperto una nuova fase della lotta operaia internazionale ponendo per la prima volta alla coscienza operaia di tutto il mondo il problema della reale natura della dominazione Russa a fine imperialistico, attraverso l'esercizio della dittatura del «suo» capitalismo di stato, e dando, nel contempo, la pratica dimostrazione che la spinta del proletariato è portata a indirizzarsi verso il punto più debole dello schieramento del capitalismo, e che non vi è esercizio di dittatura, anche il più spietato, che possa alla lunga impedire al proletariato di ritrovare se stesso e la strada della sua lotta unitaria, indipendente, profondamente innestata alle ragioni fondamentali della sua esistenza di classe.
  5. Constatazione che ogni tentativo di rivolta operaia, per quanto vasto ed eroico esso sia, non perverrà ad una coscienza politica e ad una determinante volontà di realizzazione rivoluzionaria se non avrà alla sua guida una avanguardia politicamente consapevole, temprata alle lotte del lavoro, alle ideologie della classe e alla teoria del Marxismo Rivoluzionario.
    E quando questa condizione non è data, è il capitalismo che trionfa, che impone la sua soluzione piegando il disperato sforzo di liberazione di classe del proletariato ai fini del rafforzamento del suo regime di dominazione e di sfruttamento.
  6. Constatazione che mentre si hanno episodi di sollevazione operaia contro lo schieramento dell'imperialismo e della preparazione della guerra, non si è ancora concluso il ciclo involutivo della dispersione dei gruppi di avanguardia salvatisi anche fisicamente all'ondata di degenerazione e di dissolvimento abbattutasi sui combattenti e sugli organismi di quella che un tempo fu la terza internazionale.
  7. Constatazione della necessità storica del riallacciamento di questi sparsi gruppi dell'avanguardia rivoluzionaria come condizione prima e indispensabile perché la ripresa delle lotte operaie sia ripresa di classe ed abbia per obbiettivo la distruzione rivoluzionaria del potere borghese capitalista.

Note di precisazione

Ogni tentativo, da chiunque e dovunque iniziato, per rendere possibile una intesa fra i gruppi di avanguardia di rivoluzionaria internazionale, non avrebbe seria possibilità di riuscita se no fosse sottoposto pregiudizialmente a riesame critico il problema dei rapporti tra proletariato e l'esperienza sovietica quale è venuta precisandosi dopo Lenin.

È fuori dubbio che il proletariato, in molti Paesi e nella sua stragrande maggioranza, è tuttora organizzativamente e sentimentalmente legato alla Russia, o meglio al mito della grande Rivoluzione di Ottobre.

Il segreto della strategia politica che ha caratterizzato prima l'opera del Comintern e dopo quella del Cominform è di avere fatto passare la marcia dell'economia e della politica russa verso il capitalismo, come marcia trionfale della realizzazione del socialismo. La riuscita di tale disegno strategico è dovuta in gran parte alla propaganda americana intesa a prendere sul serio il «comunismo» russo per polarizzare verso l'interesse jankee la sconcertata e spaurita borghesia europea.

L'opera ,di chiarificazione teorica e di aspra critica internazionale condotta da sparuti gruppi dell'opposizione marxista, doveva rimanere senza eco; e se da una parte ciò dimostrava che la lotta per il socialismo è resa estremamente difficile anche dal punto di vista della elaborazione teorica, quando che sì arroga il diritto di parlare di socialismo dispone dell'enorme potenza repressiva dello Stato, dall'altra dimostra che è assai modesto il margine di lavoro concreto e di influenza ideologica e politica rimasto alle minoranze rivoluzionarie quando sul mondo dominano i colossi dell'imperialismo,

Da qui la confusione di idee e il rimbarbarimento politico abbattutisi sul mondo operaio.

Rivoluzione antifeudale?

Quale è la vera fisionomia della rivoluzione di Ottobre?

Il proletariato che ne è stato la forza fondamentale e determinante ne ha anche precisato il carattere socialmente e politicamente socialista. E la rivoluzione non sarebbe stata socialista se si fosse battuta soltanto contro la feudalità.

Nel momento in cui il proletariato intrecciava il suo sforzo rivoluzionario a quello del contadiname povero, era la rivoluzione socialista contro il capitalismo, modernissimo nella tecnica e fortemente accentrato dei grandi centri industriali che si intrecciava al moto della rivoluzione borghese contro la realtà economica e le forze della feudalità, ciò che costituisce tuttora e in buona parte la trama della rivoluzione europea per cui spetta al proletariato il compito di guida nel portare a compimento la rivoluzione borghese attraverso la sua dittatura di classe.

Inoltre la rivoluzione d'Ottobre non va intesa come moto unicamente russo ma Come primo cedimento del fronte capitalista mondiale sotto l'assalto del proletariato russo, la cui iniziativa rivoluzionaria va giudicata nel più vasto quadro delle possibilità obiettive del proletariato internazionale nel cuore della prima guerra mondiale.

Su questo argomento Trotsky a «giusta ragione», parla di «sviluppo combinato». La Russia ha compiuto così tardi la sua rivoluzione borghese (febbraio) che si è trovata forzata a trasformarla in rivoluzione proletaria (ottobre).

E Lenin intravvedeva le tendenze imperialiste della Russia degli zar nel fatto d'essere «questo governo legato mani e piedi al capitalismo imperialista anglo-francese».

Il capitale russo, scriveva Lenin, non è che una succursale della «ditta» universale che maneggia centinaia di miliardi di rubli e porta l'insegna «Inghilterra e Francia» (Lettere da lontano).

Ripiegare oggi, sol perché la rivoluzione è stata sconfitta, sulla formulazione di una rivoluzione antifeudale, significherebbe rifare a ritroso la strada che, oltre Lenin e Trotsky, riporterebbe alle posizioni teoriche e politiche dei zemlevoltsi.

Il volto dell'economia russa

L'attuale regime russo nella sua struttura economica e nella sua articolazione sociale e politica non è il regime di transizione al socialismo (Stalin); non è neppure il regime dell'industrialismo di Stato (Bordiga): esso è il regime tradizionale del capitalismo ingrandente, secondo la previsione di Lenin, nel solco storico del capitalismo di Stato.

«Tutto il problema, sia teorico che pratico -- scriveva Lenin nel 1921 -- consiste nel trovare i metodi giusti appunto per incanalare lo sviluppo inevitabile (fino ad un certo punto e per un determinato limite di tempo) del capitalismo nell'alveo del capitalismo di Stato, nel trovare in quali condizioni ammettere questo, come assicurare in un futuro non lontano la trasformazione del capitalismo di Stato in socialismo.» (Sull'imposta in natura, Lenin)

Quella breve e innocente parentesi in cui si nascondeva tutto l'accorgimento tattico di Lenin rivoluzionario, per Stalin scompare: non più quindi sviluppo inevitabile del capitalismo fino ad un certo punto, non più sviluppo per un determinato limite di tempo; è bastato a Stalin, o meglio alla nuova classe dirigente russa che aveva strangolato la rivoluzione, un semplice cambiamento di etichetta, chiamando socialismo il capitalismo di Stato, e tutto è a posto.

Non può chiamarsi socialista l'economia che continua ad essere caratterizzata dai fenomeni propri del capitalismo, quali la creazione del plusvalore, dell'accumulazione, del salario e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Questa stessa economia non può d'altro canto essere definita industrialismo di Stato che per non essere socialista, dovrebbe necessariamente rientrare nella linea del tradizionale capitalismo e rappresentare una data fase del suo sviluppo. Tuttavia, né Marx, né Engels, né Lenin, hanno mai formulato una tale ipotesi economica pur nello sforzo di intravvedere la fase terminale dello sviluppo capitalista.

Nel momento stesso in cui la gestione dei maggiori complessi industriali, da iniziativa privata passa sul terreno della pianificazione nell'ambito dello Stato, ha avuto inizio di fatto la fase di passaggio dall'economia del capitalismo privato a quella del capitalismo di Stato, ed è puerilmente libresco confutare tutto ciò con la pretesa di considerare questo limite del capitalismo alla stregua delle iniziative statali delle vecchie monarchie e simili; sarebbe come volere considerare sullo stesso piano il traino delle primitive civiltà mediterranee e la più moderna e più potente automobile sol perché entrambi si muovono sulle ruote, nulla contando e il processo di sviluppo e la somma di tecnica e di lavoro umano, e la diversa spinta dei bisogni che stanno a caratterizzare due momenti non astratti ma concreti, ma storici nelle vicissitudini dei mezzi di... locomozione di cui si sono serviti e si servono gli uomini di epoche lontane, tra loro diversissime.

Né vale molto di più per la serietà scientifica l'argomento di una economia russa, l'attuale, con caratteri del capitalismo nella fase di «adolescenza» e di ciclo iniziale, non quindi imperialista, non quindi parassitario, non quindi da mettersi allo stesso livello di valutazione storica e politica del capitalismo americano il quale deve necessariamente trovarsi nella sua fase di «senilità», di ciclo terminale, quindi imperialista, quindi parassitario, etc etc.

E dimentica e sottovaluta chi così argomenta, che non. si può né si deve misurare lo sviluppo del capitalismo russo sul metro dello sviluppo del capitalismo occidentale. Quando, come in questo caso, le regole del gioco economico non sono rispettate, ogni normativa di semplice scolasticismo minaccia di rimanere mera astrazione.

Nota distintiva del capitalismo russo è quella d'aver dovuto e potuto saltare le fasi intermedie del suo sviluppo, per cui fin dal suo primo formarsi ha fatto sue le conquiste più avanzate della moderna tecnica produttiva, ha incominciato cioè nel punto in cui il capitalismo occidentale era ormai pervenuto con un secolo di esperienze, di trasformazione del mezzo produttivo e di conquiste di mercati mettendo in fuga le forme residue dell'antica feudalità economica.

A questo prodigioso e repentino affermarsi del più moderno capitalismo nel grembo di una immane realtà economica ancora arretrata si unisce, contro ogni logica formale di gradualità economica, la particolare sua forma di sviluppo basata sull'accentramento. E servono da motore a questo accentramento capitalista la guerra coi Giappone nel 1905, i moti rivoluzionari che l'hanno seguita, la necessità di provvedere agli enormi bisogni materiali connessi con la vastità e l'importanza della guerra mondiale e a quelli ancora più gravi e impegnativi imposti dallo sconvolgimento rivoluzionario del Febbraio e dell'Ottobre 1917.

Sotto questo profilo si capisce il rapido sviluppo del capitalismo russo senza una borghesia al potere; si capisce il perché di una rivoluzione borghese che porta alla ribalta della storia istituti come i Soviet, a contenuto proletario e con intima capacità di esplosione rivoluzionaria; si capisce infine perché il ritorno vittorioso del capitalismo si incanala nell'alveo del capitalismo di Stato senza le forme esteriori e violente dell'assalto controrivoluzionario.

E si tratta di autentica fase del capitalismo di Stato e come valutazione strettamente economica e come definizione politica; non ha alcuna importanza sottoporre questa esperienza vivente a tentativi di analisi... chimica per precisare con dati numerici quale percentuale di capitalismo e quale percentuale di precapitalismo è contenuta nella merce di produzione sovietica; a questa stregua i marxisti italiani avrebbero dovuto attendere ancora di definire socialmente e politicamente, come capitalista il regime economico dominante in Italia sol perché nella merce prodotta dall'operaio italiano, è nel suo complesso, dominante la percentuale del precapitalismo.

Ma sarebbe un giocare a nascondersi dietro paraventi di sofismi dottrinari di sterile economismo per paura di dovere entrare nel vivo dei problemi posti dal capitalismo; quello vivo e vitale e non libresco, nella fase estrema della sua esperienza storica.

Non si può parlare di un capitalismo morente è parassitario a Washington, e di un capitalismo che comincia e in fase di adolescenza a Mosca, tra le due forze cioè che dalla fine della seconda guerra mondiale, e forse anche prima, stanno contendendosi il predominio del mondo. La verità è che l'ammorbante clima del capitalismo imperialista si respira tanto a Washington, come a Mosca, come nel più arretrato paese della... Balcania mondiale: sono i termini della contraddizione economica, politica e psicologica nati col capitalismo, su cui il capitalismo è vissuto e per i quali sta ogni giorno morendo.

Strategia rivoluzionaria

Si deduce da guanto siamo andati precisando che all'azione unitaria della strategia conservatrice del capitalismo deve contrapporsi, una visione altrettanto unitaria della strategia del proletariato. Questa visione, che costituisce il presupposto teorico alla stessa ripresa della lotta rivoluzionaria, andrebbe in frantumi se di fronte ai due protagonisti dell'imperialismo il proletariato fosse condotto alla lotta classista e internazionalista secondo un criterio discriminatorio del nemico di classe da combattere: qui il capitalismo USA che ha svolto fine in fondo il motivo della sua esistenza di classe, che non ha più nulla di nuovo, di vitale da dire nella storia e vive tuttavia, parassitariamente, di prepotenza, di rapina e di guerra; là il capitalismo russo nato di recente e. in via di dipanare il grosso gomitolo della sua vita non può essere che pacifista e progressivo, nel senso ch'esso porta nel seno la carica esplosiva di un nuovo capitolo del capitalismo che il proletariato dovrebbe direttamente o indirettamente aiutare perché venga portata a termine l'opera di demolizione contro ogni forma di feudalità.

L'ovvio riconoscimento dello sviluppo ineguale del capitalismo in settori dati della sua esperienza mondiale non nega in nessun modo né attenua il fatto che il corso attuale della sua economia e della sua politica è il corso storico del capitalismo nella sua fase imperialista; e il capitalismo, sotto il profilo storico di moto unitario internazionale, non può essere nel contempo imperialista e bellicista a Washington e pacifista e progressista a Mosca.

Che poi sia meno parassitario il capitalismo russo che esercita il suo potere attraverso lo stato più burocratico che la storia del capitalismo conosca, è tesi che può essere presa in considerazione solo come espediente di propaganda criptostalinista.

Bisogna perciò impedire che la visione unitaria della strategia rivoluzionaria nella lotta contro l'imperialismo venga comunque rotta, e non consentire alcuna manovra per linee interne diretta a favorire uno dei protagonisti dell'imperialismo dietro lo specioso pretesto di una valutazione particolare e scientifica del processo economico che è sempre servito da comodo paravento a più d'una deviazione, a più d'un opportunismo.

Dittatura del proletariato

La dittatura del proletariato va considerata come fase transitoria, ma inevitabile, nella dinamica della conquista rivoluzionaria, non vi può essere costruzione della società socialista che non sia nel contempo distruzione progressiva e violenta dei resti dell'antica impalcatura economica sociale politica della classe sconfitta, tuttora vivi e presenti nella prima fase dell'esperienza rivoluzionaria, quali avamposti d'un ritorno offensivo, obbiettivamente sempre possibile, da parte del capitalismo internazionale.

Ma il riconoscimento della necessità storica della dittatura del proletariato non sopporta attenuazioni o temperamenti o dosature basati sul rispetto della personalità umana, della libertà dello spirito, della non violenza, della democrazia, etc.

La pagina sempre aperta della Comune di Parigi del 1870 e dell'ottobre bolscevico del 1917 ammonisce sopratutto sulla natura di classe e i limiti di tempo della dittatura e conduce all'affermazione della sua inevitabilità che sarà operante ai fini del socialismo alla condizione che esprima nelle sue forze politiche di guida (che sono poi il partito di classe) nei suoi istituti, nel suo tessuto economico e sociale e nella spietata distruzione di tutto ciò che si riallaccia al passato, le ragioni ideali e di interessi concreti della classe proletaria, la sola che porta in sé i motivi e le forze obiettive della nuova società socialista.

Non quindi dittatura di partito o del centro direttivo del partito al quale il proletariato non può affidare né affiderà mai la delega di una simile sostituzione storica pena il suicidio in quanto classe e lo snaturamento completo e irrimediabile dello stesso moto rivoluzionario.

Partito e classe

Dalle vicissitudini vicine e lontane del movimento operaio internazionale è lecito trarre alcuni principi informatori. di tattica acquisiti ormai ai raggruppamenti dell'avanguardia rivoluzionaria.

  1. Il potenziale di classe del proletariato nasconde, pur nelle epoche, come l'attuale, del più accentuato e sconcertante deflusso della lotta operaia riserve impensabili di energia, di volontà di lotta e di capacità di sacrificio, anche quando sembra assente, tagliato violentemente fuori dalla scena politica e asservito, pur nelle sue agitazioni rivendicative alle forze dell'imperialismo dominante .a ciò aiutato dai partiti ad etichetta operaia, passati di fatto al nemico attraverso una serie di compromessi, di provocazioni e di tradimenti.
    L'episodio della recente sollevazione in massa degli operai tedeschi nella zona sottoposta al controllo sovietico, è la manifestazione più chiara e indicativa di questa latente vitalità di classe del proletariato qualunque possa essere il travisamento fattone dall'imperialismo interessato, e chiunque possa averne tratto profitto momentaneo.
  2. È da ritenersi acquisito alla teoria rivoluzionaria che in nessun momento della sua storia il proletariato appare come forza autosufficiente nella formazione d'una coscienza dei suoi compiti fondamentali di classe per la loro realizzazione rivoluzionaria.

Abbiamo sempre affermato che pur nella crudezza del clima storico che consegue alla guerra mondiale ed una nuova guerra mondiale prepara non sono mancate situazioni obbiettive favorevoli e manifestazioni, anche se episodiche, di lotte di classe, e che quasi sempre e quasi ovunque sono ad esse mancate adeguate forze di guida. Si poneva in tal modo il problema della necessità del partito di classe del proletariato come condizione fondamentale e permanente perché ogni moto operaio potesse assumere fisionomia di classe ed operare nella linea del divenire rivoluzionario.

Va da sé che la forza numerica dell'organizzazione e la maggiore o minore capacità d'influenza politica del partito variano col variare delle situazioni; ma sarebbe presunzione volontaristica quella di attribuire al partito di avanguardia e, ad esso solo, il compito di modificare decisamente le situazioni che lo sviluppo del capitalismo, le sue contraddizioni e le sue crisi ricorrenti costantemente offrono.

La giusta linea sta nel riconoscere che l'esistenza del partito è necessaria e indispensabile quali che siano le difficoltà, quale che sia il numero dei suoi componenti; necessaria e indispensabile la sua presenza operante, stimolatrice e formativa che assicuri legami permanenti con la classe lavoratrice e con le sue lotte.

È quindi da rigettare l'assunto teorico che l'attuale forma di dominazione capitalista renda impossibile e politicamente sterile l'esistenza del partito; da rigettare l'affermazione che ogni azione del partito per allargare la cerchia della propria attività e influenza tra le masse operaie debba fatalmente contaminare di ideologia e di prassi riformista-staliniana i suoi quadri; da rigettare infine la teoria conseguente a questo particolare modo di pensare che il partito di classe si forgerà, anche come entità organizzata al fuoco dell'assalto rivoluzionario quando questo si autodeterminerà e non prima. Ma è dato storico irrefutabile che la rivoluzione russa è stata vittoriosa per la presenza, in questo determinante, del partito bolscevico che non aveva mai rotto, zarismo imperante, i legami con le masse lavoratrici tanto nella fase montante del loro moto che in quella di deflusso al contrario, la sollevazione del proletariato tedesco del 17 giugno, ad onta della evidente spinta di classe che l'ha determinata è mancata come impostazione di concreta istanza rivoluzionaria perché mutilata d'una salda guida politica forte delle armi ideologiche e di quadri di combattimento non improvvisati, non raccogliticci ma temprati alla dura disciplina rivoluzionaria, guida che la violenza controrivoluzionaria dello stalinismo aveva già da tempo praticamente corretta o dissolta.

Un imperialismo vale l'altro

Nell'ambito di questa visione strategica della rivoluzione appare evidente, che l'attacco del proletariato si produrrà, come si è prodotto fin qui, contro il punto più debole dello schieramento imperialista. Se lo svolgimento della crisi mondiale del capitalismo fosse tale da consentire al proletariato rivoluzionario di attaccare di fronte e distruggere il capitalismo più forte, in questo caso gli Stati Uniti, non staremmo certo a discutere il problema del come e quando e contro chi il proletariato potrà sferrare il suo attacco, ma non deve essere consentita cittadinanza nella elaborazione della teoria rivoluzionaria alla affermazione che la rivoluzione perderebbe tempo se, nella fase storica che viviamo, non avesse prima sradicato e demolito il complesso capitalistico più forte, quello degli Stati Uniti, come se far saltare un primo anello, anche il più debole della catena capitalistica non significhi aprire la crisi rivoluzionaria e mettere in pericolo, data l'enorme e dinamica capacità d'irradiazione che pervade ogni profonda lacerazione rivoluzionaria, tutta la catena del capitalismo mondiale.

Conclusione

Abbiamo così enunciato, per sommi capi, il pensiero del nostro partito sui maggiori problemi di teoria e di prassi politica posti sul tappeto dalla fase attuale del movimento operaio e pensiamo che ciò possa costituire una piattaforma per iniziare il dialogo tra i gruppi internazionali dell'avanguardia rivoluzionaria, offrendo la possibilità materiale, ad un primo incontro di idee, di esperienze e di propositi. E abbiamo inteso farlo con la massima chiarezza e con adeguata ampiezza perché altre esperienze si confrontino con la nostra nella ricerca di quel denominatore comune che consenta lo schieramento unitario e conseguente dei gruppi forgiati alla scuola del marxismo rivoluzionario contro l'imperialismo, lo sfruttamento e la guerra, lotta sentita e realizzata sul piano della conquista rivoluzionaria del potere.

Il Partito Comunista Internazionalista prende l'iniziativa di farsi centro promotore di questo iniziale allacciamento dei gruppi usciti dalle varie esperienze internazionali con l'obiettivo di arrivare, quando sarà ritenuto praticamente possibile, alla convocazione d'una conferenza di questi gruppi da cui nasca il «centro d'intesa dei gruppi internazionali per la futura internazionale».

Il Comitato Esecutivo del Partito Comunista Internazionalista

Prometeo

Prometeo - Ricerche e battaglie della rivoluzione socialista. Rivista semestrale (giugno e dicembre) fondata nel 1946.