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Bisogna far riemergere il senso dell’alternativa sociale
Nell’articolo “Impegniamoci per rivoluzionare questa realtà brutale”, comparso sul numero di marzo di Battaglia Comunista, abbiamo sottolineato come la guerra, il terrore, lo sfruttamento, la povertà, le devastazioni ambientali, siano fenomeni tra di loro collegati e rappresentino il modo d’essere del sistema economico e sociale mondiale. L’articolo che abbiamo citato si concludeva sottolineando la necessità di impegnarsi per far riemergere in termini politici concreti il senso dell'alternativa sociale. Cercheremo adesso di approfondire un po’ meglio questa conclusione.
Va innanzitutto detto che quando parliamo di “alternativa sociale” intendiamo riferirci ad una vera alternativa. Non quindi un miglioramento riformista del sistema economico e sociale attuali, bensì una diversa società che si sostituisca completamente a quella d’oggi.
Alla base di un reale cambiamento deve esserci la trasformazione della struttura economica, ovvero del modo di produrre la ricchezza della quale l’umanità ha bisogno (i beni, i servizi, ecc). Oggi, in qualsiasi parte del mondo, al centro della produzione c’è il profitto di pochi. Gli stessi strumenti per produrre e distribuire la “ricchezza” sono sotto la proprietà ed il controllo esclusivo di questi pochi. Spezzare il legame tra profitto e produzione, abolire la proprietà dei mezzi di produzione da parte dei pochi padroni (“pubblici” o privati), sono questi i passaggi fondamentali sui quali deve basarsi una reale alternativa.
Gli strumenti per produrre e gestire la ricchezza non devono avere “proprietà”, semmai essi dovranno divenire… proprietà collettiva, messi al servizio del soddisfacimento dei bisogni umani. Soltanto partendo da una trasformazione del genere tutti gli altri aspetti che riguardano la nostra vita potranno – come conseguenza – realmente essere migliorati. Ogni altra proposta, che non abbia questi presupposti, rappresenta solo una finta - e inapplicabile - alternativa.
Non siamo degli idealisti, non immaginiamo il paradiso in terra, pensiamo solo che ci sia un forte bisogno per tutta l’umanità di una società diversa, dove il profitto e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo scompaiano e con essi tutte quelle brutalità che sono, appunto, conseguenza dello sfruttamento e della logica del profitto. Siamo inoltre consapevoli che una trasformazione del genere non cadrà dal cielo e troverà molti ostacoli e resistenze. Per tale motivo questa alternativa avrà la possibilità di materializzarsi solo grazie all’azione, cosciente e dirompente, della classe lavoratrice internazionale, che dovrà dare vita ai propri organismi decisionali, nei quali dovrà esserci la massima partecipazione degli sfruttati ma dai quali dovranno essere categoricamente esclusi gli industriali, i banchieri, i padroni di ogni genere e i loro servili politici.
Non potrà esserci alternativa senza l’azione di massa e cosciente della classe lavoratrice. Certo, guardando lo stato di smarrimento nel quale versa la classe degli sfruttati oggi, ci si rende facilmente conto di quanto siamo, per adesso, ben lontani da una trasformazione del genere. I lavoratori, gli operai, i precari, tutti i proletari ed i loro figli sono – tranne qualche individualità - completamente sotto il controllo dell’ideologia dominante. Quelli “più impegnati” si perdono perlopiù dietro le varie finte alternative (il Movimento 5 stelle, Salvini, Landini, ecc) e dove non arrivano queste illusioni dominano lo sconforto e la rassegnazione. Ma ciò non ci deve sorprendere. I “pochi” padroni dei quali parlavamo posseggono e influenzano anche i mezzi di produzione intellettuale: le TV, i giornali, le scuole, ecc. Attraverso questi strumenti diffondono una visione distorta delle realtà, diverse forme ideologiche che stordiscono la classe degli sfruttati.
Tra i proletari oggi il senso della vera alternativa sociale, quella comunista, è al minimo storico. Ciò è dovuto anche alla sconfitta subita agli inizi dello scorso secolo. La Rivoluzione d’ottobre doveva infatti rappresentare l’inizio di un processo internazionale di trasformazione della società. Ma la rivoluzione politica in Russia restò isolata. Nonostante il fermento proletario presente in diverse aree del mondo, da nessuna altra parte i proletari riuscirono a vincere la classe padronale. Anche in Russia, vista l’impossibilità di “costruire il socialismo in un solo paese”, non si ebbe nessuna trasformazione economica in senso comunista e si aprì una fase controrivoluzionaria, dalla quale è sorta una particolare forma di capitalismo, il “capitalismo di stato”.
Quella è stata una pesante sconfitta per il proletariato internazionale. Quando si lotta la sconfitta deve essere messa in conto ma il grande danno è che quella sconfitta venne fatta passare come una vittoria. Per decenni il “capitalismo di stato” è stato propagandato dall’ideologia “stalinista” come il “socialismo reale”. Dalle sconfitte si può anche imparare ma quel falso ideologico ha contribuito fortemente ad ostacolare l’analisi della sconfitta, generando confusione politica tra i proletari e tra tanti sinceri compagni. Confusione che ritroviamo ancora oggi, riciclata nei vari “miti” di sinistra.
La ciliegina sulla torta è stata messa poi con il crollo di quel “socialismo reale”, crollo propagandato come la riprova dell’impossibilità di costruire una alternativa al capitalismo, distruggendo ulteriormente il senso dell’alternativa stessa, facendo apparire agli occhi di tutti il capitalismo come unico “mondo possibile”, naturale, al limite “riformabile”.
Il nostro piccolo partito è stato tra le poche realtà che è riuscita ad analizzare criticamente quella sconfitta. Inoltre, con la propria attività, non chiudendosi in se stesso, cercando sempre di misurarsi con le vicende e le lotte che riguardavano la classe proletaria, ha dato un importante contributo negli anni allo sviluppo della teoria comunista. Ma, sinceramente, non ci interessa vivere nel passato. Crediamo di avere un importante bagaglio politico sul quale fare leva, oggi, proprio per: contribuire a far vivere il senso dell’alternativa sociale. Ma questo per noi non è un semplice slogan bensì è l’obiettivo politico che poniamo al centro in tutte le nostre attività. Per quello che possiamo, interveniamo tra gli altri lavoratori, sostenendo le loro lotte. Diamo vita ad attività di propaganda politica sul territorio. Portiamo avanti un lavoro di formazione e dibattito anche al nostro interno, perché non crediamo ai “miti”, nemmeno al mito di noi stessi, e non abbiamo dogmi. Pubblichiamo giornali, volantini, libri. Interveniamo, con le nostre posizioni e con la nostra indipendenza, alle manifestazioni sindacali e di protesta. Ci confrontiamo con altri compagni. In tutte queste attività mettiamo al centro la chiarificazione politica, la lotta contro l’ideologia dominante e propagandiamo la necessità dell’alternativa comunista.
Siamo consapevoli delle difficoltà. Sappiamo che siamo ben lontani dallo sviluppo di un processo di cambiamento comunista della società ma crediamo anche che questa alternativa è l’unica possibile, l’unica per la quale vale la pena impegnarsi.
In assenza di condizioni rivoluzionarie oggi, bisogna agire ponendosi obiettivi realistici, per contribuire a costruire le condizioni politiche necessarie affinché un giorno, quella alternativa si possa concretizzare. Oggi l’obiettivo politico primario resta l’impegno per costruire il partito internazionale comunista del proletariato. Non un partito parlamentare e neanche un soggetto che pretenda di “fare la rivoluzione” per conto della classe. Bensì una organizzazione capace di collegarsi al resto del proletariato, per guidarlo, stimolarlo, facendo vivere in ogni momento, ed in termini di programma politico concreto, il senso dell’alternativa comunista internazionale. Noi diamo il nostro contributo, se ti interessa impegnarti per la liberazione dalle catene del capitalismo, allora devi iniziare a darci una mano.
NZBattaglia Comunista #04
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