L'Ucraina nel vicolo cieco del nazionalismo

Sono ormai passati più di due mesi dallo scoppio della crisi politica in Ucraina. Si tratta di dimostrazioni in favore dell'UE? Nigel Farage non lo crederebbe mai (né del resto molti nel sud dell'Europa). Davvero le persone si stanno ribellando e stanno occupando perché il loro governo non è riuscito a firmare un accordo di associazione e libero scambio con l'Unione Europea? La protesta può essere iniziata per la mancata firma del presidente Yanukovich su un accordo che era in cantiere da un intero decennio. Ma è diventata anche altro. Ora è vista come un segno scaturito dalla sensazione che nulla sarebbe mai cambiato in una Ucraina in crisi, dominata dagli oligarchi e dalla corruzione. Il risentimento che si è gonfiato per diverso tempo su tutta una serie di questioni ha trovato una motivazione ed una via di sfogo.

Il fallimento della rivoluzione arancione

Quando la rivoluzione arancione, sostenuta dagli USA, aveva cacciato Yanukovich l'ultima volta (2004), molti ucraini pensavano che sarebbe stata la fine di tutti i peccati politici del regime post-stalinista corrotto. La fradulenta vittoria elettorale di Yanukovich fu ribaltata e si insediò un nuovo regime guidato da Yushchenko, con la “principessa del gas” Yulia Timoshenko come primo ministro. Ma non durò a lungo. Mentre Yushchenko continuò a perseguire l'ingresso dell'Ucraina nella NATO, rimanendo più filo-occidentale, Timoshenko capì che la continua dipendenza dell'Ucraina per il 60% dall'energia russa rendeva inevitabile un accordo con Putin. Dopo la crisi del 2006, quando la Russia tagliò la fornitura di gas in pieno inverno, Timoshenko cominciò a negoziare un accordo con Putin (1).

L'accordo da lei firmato nel 2009 rimase segreto e, secondo i piani, Yushchenko (allora presidente) doveva esserne tenuto all'oscuro. Con i due rami principali del precedente movimento arancione ai ferri corti e l'economia in tracollo (un calo del 15% del PIL nel 2009) (2), dopo lo scoppio della bolla speculativa globale nel 2007-8, Yanukovich conquistò il potere nel 2010, attraverso elezioni che furono considerate “regolari”. Dopo la miseria inflitta alla classe lavoratrice dalla ristrutturazione durante l'era Yushchenko, Yanukovich si presentò come l'uomo che doveva riportare “uguaglianza”. Si trattava di un proclama improbabile, dato che Yanukovich fa parte del clan di Donetsk, guidato dal più ricco oligarca ucraino, Rinat Akhmetov, che detiene una fortuna di 12 miliardi dollari. Inutile dire che i lavoratori ucraini, come i lavoratori in tutto il mondo, oggi stanno peggio di 4 anni fa.

Uno dei problemi dell'Ucraina è il dominio di questi clan oligarchici (di cui 4 principali). I primi 50 oligarchi controllano i due terzi della ricchezza del paese. Con il potente appoggio di Akhmetov, Yanukovich (che in gioventù era un delinquente condannato) non ha perso tempo per regolae i conti dopo le elezioni. Dopo aver creato un governo dominato dal clan di Donetsk, ha messo sotto processo Timoshenko. Lei stessa è una grande oligarca, che ha accumulato ricchezze dopo il crollo dell'URSS, collaborando con criminali condannati ora negli Stati Uniti (3). L'accordo firmato da Timoshenko con Putin è stato ritenuto illegale (4) da parte del regime, che l'ha imprigionata due anni fa. Il suo rilascio era una delle sei condizioni poste dall'UE che Yanukovich, con la sua coalizione del Partito delle Regioni e del Partito Comunista, ha rigettato lo scorso novembre. Ha anche modificato la costituzione per dare più poteri a se stesso, come presidente, mentre aumentavano gli arresti e le persecuzioni degli oppositori politici. Per avere una una immagine della situazione in Ucraina, basta osservare l'operato del regime di Putin in Russia.

Nella morsa dell'imperialismo

Infatti, l'imperialismo sta bollendo l'Ucraina in una pentola a pressione. Dal 2007 in poi la sua economia è stata una delle peggiori in tutto il mondo, con il valore del'acciaio, principale esportazione, drasticamente ridotto. I prestiti del FMI si sono prosciugati, mentre il regime si mostrava incapace di realizzare le riforme richieste. Con 15 miliardi dollari di prestiti da restituire l'anno prossimo e un perenne deficit di bilancio, Yanukovich (che cerca la rielezione nel 2015) si trova in una situazione disperata. L'accordo con l'UE offriva altri soldi (27 miliardi di euro), ma era vincolato da tante condizioni e con un termine tanto lungo, da lasciare Yanukovich facile preda dell'immediata pressione russa.

E la Russia, a cui bruciano così tante umiliazioni subite per mano della NATO (5) e dell'UE, sta facendo pressione a molti dei suoi ex satelliti per stringere accordi economici, piuttosto che guardare verso l'Occidente. Anche l'Armenia, dipendente dalla Russia per la sua sicurezza, è stata recentemente trascinata di nuovo nel campo russo, e l'Ucraina sta seguendo a ruota. A Putin è bastato offrire una riduzione del prezzo pagato dall'Ucraina per il gas, da 400 dollari per 1000 metri cubi a 268,5 dollari, e un prestito di 15 miliardi di dollari, di cui 3 miliardi erogati in anticipo (e altri 2 miliardi entro la fine del mese di gennaio) per conquistare Yanukovich. I prestiti da paghetta di Putin sono per quelli davvero disperati, ma l'interesse richiesto è solo del 5%, senza richieste nè condizioni da soddisfare, come nel caso dell'UE.

Le proteste

All'inizio, le proteste scoppiate il 21 novembre erano relativamente modeste. Studenti e altri giovani (in gran parte classe media) sono stati tra i primi a protestare e occupare le strade, dopo essersi accorti che l'apertura verso l'UE (e migliori prospettive di lavoro) era stata ormai bloccata. In particolare, in Piazza Indipendenza fu creato l'attendamento “Euromaidan” (Euro Square). Tuttavia, il 30 novembre, la vista della polizia antisommossa (Berkut) che attaccava i manifestanti pacifici, con l'appoggio di teppisti paramilitari (titushky), ha scatenato proteste ancora più grandi, che hanno preso il via nella parte occidentale del paese, ma da allora si sono diffuse anche a sud e ad est, vere roccaforti di Yanukovich. Vari uffici governativi locali sono stati occupati in molte città e ci sono stati tentativi di creare strutture comunali alternative.

Le proteste hanno coinvolto tutti i raggruppamenti politici di opposizione e Putin ha sicuramente ragione a dire che ci sono ingerenze straniere nel movimento. Però, mentre la sua critica si è rivolta alle visite molto pubblicizzate di funzionari europei di alto livello e del senatore statunietense John McCain, che hanno espresso solidarietà ai manifestanti, in realtà c'è un coinvolgimento più profondo. Il Partito della Patria di Yulia Timoshenko non ha esitato a esprimere il suo appoggio alle proteste (dato che il suo rilascio era una delle condizioni per l'accordo con la UE). Il partito è ora guidato da Arseniy Yatsenyuk, ex ministro degli esteri, che sostiene con forza le riforme di austerità proposte dall'UE. Tra gli alleati del Partito della Patria ci sono partiti come Udar, dell'ex pugile Vitali Klitschko, che è stato originariamente creato grazie al finanziamento della Fondazione Konrad Adenauer, con sede in Germania e molto vicino alla Cdu di Angela Merkel. Si ritiene che Klitschko sia anche vicino a Oleh Tyahnybok, il leader del movimento anti-semita Svoboda (Libertà), un movimento neo-fascista che ha deputati in parlamento ed è nello stesso gruppo reazionario del BNP in Gran Bretagna, il Jobbik in Ungheria e il Fronte Nazionale in Francia.

Svoboda e l'estrema destra hanno finora incassato i maggiori benefici politici. Tyahnybok chiede una “rivoluzione” e i suoi sostenitori sono tra i più attivi nel sevizio d'ordine delle occupazioni, arrivando anche ad estromettere altri gruppi da loro osteggiati, come il Splina Sprana (il gruppo Causa Comune, che rappresenta la piccola borghesia dell'Ucraina occidentale).

Tuttavia molti sono sempre più sospettosi di tutti i partiti politici. Molti degli ucraini occidentali, non tutti pro-UE, stanno contribuendo all'opposizione con soldi, materiale e tempo. Il regime è stato sorpreso dalla risoluzione e dall'organizzazione dei manifestanti, che hanno presidiato Piazza Indipendenza (la cosiddetta “Euromaidan”) per 2 mesi, a temperature sotto zero. Anche durante la pausa di Natale/Capodanno si è registrato solo un temporaneo calo del loro numero.

La risposta del regime

La risposta iniziale del regime fu quella di provare a tenere duro e alla fine di novembre pensò di poter intimidire i dimostranti con una repressione brutale (nella quale sono stati uccisi 7 e molti altri sono stati torturati). All'inizio del 2014, il regime ha deciso di introdurre nuove misure di repressione sempre rimanendo nell'ambito della legalità. La legge promulgata dal Parlamento il 16 di gennaio ha praticamente ristabilito in toto la dittatura e messo al bando ogni forma di protesta. Ciò è stato possibile anche grazie agli sgherri del “Right Sector”, un'accozzaglia di neo-fascisti ultranazionalisti in larga parte formata da ultras del calcio, che disprezzano il partito neo-fascista ufficiale “Svoboda” perché lo ritengono liberale. A loro non interessa né la UE né la Russia ma la “razza pura” ucraina che loro credono sia diretta dagli ebrei che hanno intenzione di concedere diritti ai gay. Questi gruppetti sono stati accettati da parte dei dimostranti più liberali perché si sono distinti durante gli scontri più violenti con la polizia antisommossa (Berkut). Per quanto lo stesso antisemitismo e tutto il materiale contro i gay sia possibile reperirlo tra i cosiddetti titushky, allineati con la Berkut. Questi gruppi sono spesso guidati da ex ufficiali di polizia e operano come gli squadroni della morte sudamericani. Il prelevamento dei manifestanti feriti dagli ospedali con lo scopo di farli torturare e, un paio di volte anche uccidere, è lasciato a loro (6).

In buona sostanza ci sono elementi perversi da entrambi i lati del conflitto. E' infatti piuttosto risibile leggere articoli su siti web trozkisti dove le proteste vengono descritte come guidate dalle “destre”, ma in realtà il regime di Yanukovich non era molto diverso. Ciò che invece troviamo in questa Ucraina saturata dall'ideologia nazionalista sono due destre entrambe in errore. Tuttavia, il Right Sector sarà anche stato sotto i riflettori fino al 16 gennaio, ma adesso la sua influenza è scesa non appena altri manifestanti si sono aggiunti alle proteste per evitare l'aumento di un controllo autoritario. Molti di loro sono totalmente indifferenti rispetto al nazionalismo e non sono interessati alla UE. Alcuni hanno iniziato a suggerire che il Right Sector sia in effetti uno strumento del regime in quanto le provocazioni che porta avanti sono una scusa per reprimere ancor di più. Dal 16 gennaio le manifestazioni e le occupazioni hanno iniziato a espandersi anche nel cuore del clan Donetsk, nella parte est e sud del paese. Ciò ha fornito a Yanukovich una pausa per riflettere. Il regime sta ora abbassando la guardia e negoziando una via d'uscita. Le leggi del 16 gennaio sono state abrogate, il Primo Ministro e tutto il suo Gabinetto si sono dimessi e Yanukovich ha avanzato diverse offerte di accordi all'opposizione per calmare le acque. Persino gli oligarchi che lo appoggiano hanno posto l'attenzione sul pericolo che si possa innescare una guerra civile e richiesto maggiore dialogo. Yanukovich sta provando adesso a prendere tempo dandosi malato. Sostiene di avere un “disordine respiratorio acuto” (altrimenti conosciuto come un leggero raffreddore) ma è ancora alla guida del paese. E' un ottimo modo per posporre qualsiasi futura discussione con l'opposizione, che potrebbe indagare su chi controlla gli edifici del governo che sono stati occupati. L'opposizione è, infatti, unita da un solo desiderio: cacciare Yanukovich.

Una prospettiva per il proletariato

In tutta questo susseguirsi di eventi, il proletariato è stato largamente assente. E' di certo mancato in quanto forza di classe. Sotto il controllo formale delle federazioni sindacali ucraine, è risultato piuttosto silenzioso. E non senza buone ragioni. Nessuna delle fazioni in lotta gli offre il minimo appoggio. Nel brevissimo periodo, si trovano meglio sotto Yanukovich poiché ogni accordo con la UE (e col FMI) significherebbe “riforme”, parola il cui significato è ben chiaro ai lavoratori di tutto il mondo al giorno d'oggi: maggiore insicurezza riguardo al proprio posto di lavoro, minori salari, minori servizi e pensioni più basse. Ma sul lungo periodo però vediamo l'Ucraina come una delle principali schegge impazzite della crisi globale capitalistica. Le “riforme” necessarie per tenere il capitalismo in piedi in Ucraina poggiano tutte sull'attacca verso gli standard di vita dei lavoratori, come avviene in tutto il resto del mondo. L'Ucraina non è solo un posto che sta vedendo la nascita di una destra radicale e persino neofascista. Uno dei dogmi dei capitalisti è sempre stato “divide et impera” e durante una crisi profonda è piuttosto facile accusare gli “altri” immigrati, ossia i disoccupati facenti parte di altri gruppi etnici. E' una storia più vecchia del capitalismo stesso ma mai come oggi è necessaria per i nostri sfruttatori. Ma la classe proletaria è una classe di migranti. Noi non abbiamo patria, ma un mondo da conquistare.

In Ucraina questo compito sembra insormontabile. Formare un movimento proletario politicamente indipendente e autonomo, in queste circostanze, non è facile. Tuttavia, i pochi elementi proletari che si pongono come obiettivo la rivoluzione, devono cooperare e lavorare per obiettivi comuni. Come prima cosa, è necessario togliere il sostegno a qualsivoglia fazione borghese in quanto, tutte, rappresentano semplicemente diversi aspetti dello sfruttamento e dell'oppressione. Al tempo stesso una genuina organizzazione politica di classe porterà il proprio sostegno sul posto di lavoro, nei quartieri, e prenderà parte a tutte le iniziative volte ad aumentare la solidarietà di classe e la confidenza nelle proprie forze. Di pari passo, dobbiamo fare propaganda politica contro tutte le fazioni borghesi, diffondendo l'idea che la lotta dei lavoratori ucraini non è isolata ma è parte della resistenza allo sfruttamento capitalista. Non si tratta di un cammino breve ma potrebbe quantomeno essere un inizio. Infine, i lavoratori ucraini devono unirsi alle folte schiere dei lavoratori di tutto il mondo con lo scopo di costruire un movimento internazionale e internazionalista con lo scopo di distruggere un sistema che già da tempo ha mostrato la propria inutilità.

Jock

(1) leftcom.org

(2) turkishweekly.net

(3) Pavel Lazarenko è stato anche Primo Ministro sotto il Presidente Kuchma. L'ONU sostiene che abbia rubato 200.000.000 di dollari, e per questo fu condannato negli USA nel 2006 a 9 anni per riciclaggio di denaro, truffa telematica ed estorsione. Nel 2004 la Transparency International lo ha classificato undicesimo nella lista dei politici maggiormente corrotti.

(4) In effetti, accettando di pagare a prezzi di mercato, Timoshenko ha azzoppato la compagnia gasifera Naftohaz che concede un 80% di sconto ai clienti che non sono in grado di pagare i prezzi stabiliti da Putin. Porre fine a questi sussidi è una delle “riforme” richieste dal FMI e, in maniera più silenziosa, dalla UE. Ma accettare queste condizioni significherebbe, per qualsiasi governo ucraino, il suicidio politico. Cfr:indexmundi.com

(5) leftcom.org

(6) avtonomia.net

Giovedì, February 13, 2014