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Home ›Andreotti e la sporca storia dell'Italia repubblicana
La morte di Andreotti sembra fare il paio con quella della Thatcher, sia come dato temporale, sia perché scompare un altro personaggio simbolo della divisione in blocchi della Guerra Fredda.
La sua ascesa politica inizia come delfino di De Gasperi, proprio in quel clima di contrapposizione che vedeva nei nipoti dello zio Sam i buoni e i cattivi nei figli di Baffone Stalin. Hiroshima vs Gulag. Sicuramente, e non solo per avere ricoperto per sette volte la carica di Presidente del Consiglio, più varie altre quella di ministro degli Esteri, della Difesa ed altri dicasteri, ha rappresentato per tutti la personificazione di quel potere che, a detta sua, logora chi non ce l'ha. Come marxisti non possiamo che dare atto al defunto della veridicità dell'affermazione.
Il potere di Andreotti, passato sui cadaveri di piazza Fontana, su quelli dell'Italicus, di Brescia, sull'aereo che sorvolava il mare di Ustica e su tutte le vittime della repressione in 45 anni di Prima Repubblica, ha prodotto logorazioni profonde sul proletariato italiano, inaugurando e portando a termine, con l'aiuto della Cia, dei Servizi nostrani, e degli scagnozzi neofascisti, la strategia della tensione. I governi democristiani da lui presieduti o dove aleggiava la sua ombra hanno schiacciato le molteplici, seppure confuse, speranze di cambiamento che in tanti coltivavano in quegli anni di impegno.
L'eredità raccolta da questa strategia é stata la normalizzazione degli anni Ottanta, del disimpegno, dello yuppismo della “Milano da bere” (1) dell'altro grande alleato di Andreotti assieme a Forlani nel famigerato CAF (2), Bettino Craxi. E la sconfitta operaia, germinata oltre che dalla ferocia repressiva, dalla confusione ideologica delle sue supposte avanguardie, politiche, sindacali o armate: gli anni dei suoi governi dell'astensione (del PCI e della sinistra) non hanno forse anticipato i sacrifici imposti al proletariato da Reagan e dalla Thatcher?
Di quel CAF Andreotti é stato unico superstite dopo il ciclone di Tangentopoli, che voleva colpire un' intera classe politica ormai inutile dopo la caduta del Muro. Sono gli anni della verità su Gladio, la struttura paramilitare che doveva intervenire non solo in caso di invasione sovietica, ma anche di vittoria elettorale delle sinistre. Sono gli anni in cui si fanno sempre più evidenti le connivenze tra potere andreottiano in Sicilia e Cosa Nostra, soprattutto dopo l'omicidio Lima, con cui la mafia punisce la Dc per non avere mantenuto le promesse fatte prima del maxi processo. Più volte Andreotti é chiamato a rispondere dei suoi legami con Riina e soci, ma ogni volta ne esce pulito (o prescritto). Cessa la stagione delle stragi, ritorna la tregua con le istituzioni, casualmente dopo la discesa in campo di nuovi referenti politici per la Piovra. Nuovi per modo di dire, in realtà la vecchia classe politica riciclata sotto un nuovo capo, che grazie a quella classe politica si era arricchito, garofano all'occhiello.
Andreotti vivrà da allora fino alla sua morte ai margini della politica italiana, nell'ombra. Geloso custode di gran parte dei segreti che hanno insanguinato la penisola per mezzo secolo, troppo in alto per venirne ufficialmente coinvolto, ma in realtà con le mani sporche di sangue e di m... A meno che non ci si voglia convincere che, ricapitolando, non sapesse niente di finanziamenti illeciti, tangenti, operato dei Servizi, legami tra amministrazione Dc in Sicilia e mafia, camorra ecc. O un criminale o il più grande perseguitato politico di sempre, come gli si rivolge Scalfari di Repubblica nel film il Divo. La risposta noi la conosciamo, basta vedere gli elementi di cui si circondava (Sbardella, Ciarrapico, Gaspari...) e l'elogio funebre che all' indomani della scomparsa ne fa l'altro grande “perseguitato” della storia politica in corso .
IB(1) Con questa espressione, presa da uno spot pubblicitario, si voleva intendere una Milano (e, più in generale, l'Italia intera) che aveva finalmente superato gli aspri conflitti di classe dell'Autunno caldo e dei cosiddetti “Anni di piombo”; era subentrata, dunque, in un'epoca nuova, fatta di successi economici per tutti, fondati sul terziario e, in particolare, sulla moda. Inutile dire che questa immagine di vetrine luccicanti, “Bel mondo” e spensieratezza diffuse era strumentale e finalizzata a “normalizzare”, a oscurare il conflitto di classe nonché il proletariato.
(2) Era l'acronimo di Craxi, Andreotti e Forlani. Il primo, segretario del PSI, che condusse una politica aggressiva contro il PCI, per indebolirne l'egemonia sull'elettorato di sinistra e, manco a dirlo, la classe operaia. Lui e il “nuovo” PSI incarnavano la “Milano da bere” di cui sopra. Forlani era, assieme ad Andreotti, un esponente di primo piano della DC. I tre personaggi istituirono un'alleanza di governo per “modernizzare il Paese”...
Battaglia Comunista #06-07
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