Ecco a voi il federalismo: più tasse ai lavoratori

e meno tasse ai padroni!

Se c’è una parola d’ordine che oggi, da destra a sinistra, mette insieme tutte le bande parlamentari e l’opinione dell’uomo della strada è senz’altro questa: federalismo. Peccato che se l’uomo della strada in questione è un proletario, dal cavallo di battaglia di Bossi & Co. avrà ben poco da guadagnarci.

Secondo uno studio della rivista on line economiaepolitica.it il federalismo è destinato a produrre un aumento della pressione fiscale sui lavoratori a reddito fisso (e sui pensionati), che riguarderà circa 16 milioni di persone di 3.500 comuni, ossia il 44% del totale dei comuni italiani. Insomma, una bella parolina magica che nasconde in realtà l’ennesima brutta sorpresa per chi sta già pagando tutto il peso della crisi. Con la riforma federalista infatti si avrà:

1) Aumento delle tasse, poiché il decreto prevede la possibilità per le amministrazioni locali di aumentare ancora la tassazione diretta ed è falso che i primi due scaglioni di reddito sarebbero stati esentati dall’aumento. L’art. 5, al comma 2, dice che ‘la maggiorazione oltre lo 0,5 per cento non deve comportare aggravio, sino ai primi due scaglioni di reddito’. Se ne ricava che una maggiorazione entro lo 0,5% è prevista per tutti. 2) Redistribuzione del reddito nazionale a favore delle imprese. Infatti, la tassa sui redditi da lavoro dipendente, l’Irpef, aumenterà, è prevista la riduzione e finanche l’azzeramento dell’Irap, che per altro non è propriamente definibile una tassa, ma rappresenta una parte del salario, quella ‘indiretta’, pagata in servizi pubblici. 3) Riduzione della progressività della tassazione. Col federalismo fiscale aumenterà l’importanza dell’Iva e delle altre imposte indirette, come l’accisa sulla benzina e la tassa automobilistica, perché queste dovranno compensare la soppressione dei trasferimenti dello Stato centrale alle Regioni.

In questo modo, ovviamente,

aumenterà il gap tra salari e profitti; aumenterà il gap tra regioni del Sud e del Nord; la sanità pubblica sarà gravemente ridotta. Ci sarà, dunque, una spinta a diminuire le tasse alle imprese e si compenserà il taglio alle aziende con la riduzione dei servizi e/o con l’aumento dell’addizionale Irpef e delle tasse sui consumi, anche perché il taglio dell’Irap è a carico esclusivo delle Regioni.

In tutto questo c’è anche un dato paradossale, ossia il fatto che l’aumento delle tasse riguarderà anche tanti comuni del Nord dove la Lega spopola. Ad esempio, l’aumento delle addizionali per i lavoratori dipendenti e per i pensionati sarebbe mediamente attorno a 85 euro annui a Venezia e 120 euro a Milano.

Il paradosso è facilmente risolto, se si pensa che il programma politico espresso dalla Lega è del tutto borghese, cioè completamente rivolto a fare gli interessi non del fantomatico “popolo padano”, ma dei capitalisti del Nord. Tuttavia, facendo leva sul diffuso egoismo sociale che ha facilmente attecchito nel deserto lasciato dalla pressoché scomparsa coscienza di classe, la propaganda leghista è riuscita a convincere molti proletari che il problema è Roma ladrona e il barbaro Sud, “la palla al piede del Nord ricco e civilizzato”, dimenticando così che i lavoratori hanno i medesimi interessi a ogni latitudine e che il nemico più subdolo è sempre quello più vicino a noi: quello che parla il nostro stesso dialetto e che a tavola mette gli stessi piatti tipici. Quello che ti fa la riforma federalista abbassando le tasse ai padroni e alzandole a te.

D’altronde la crisi del capitalismo morde in profondità, per cui la classe dominante dovrà pur inventarsi qualche storiella per inculcare (vi piace il termine?) nei proletari la convinzione che il problema non è il sistema in sé, ma il cattivo funzionamento di questo o quel meccanismo. Gli sperperi, la corruzione…

Attenzione: sperperi e corruzione ci sono e aumenteranno con l’incancrenirsi della crisi che spinge i rapaci borghesi ad arraffare tutto quello che possono, infischiandosene delle loro stesse leggi. Ma questo dimostra una volta di più che è il sistema stesso, basato sugli interessi privati dei capitalisti di ogni paese e regione invece che sul benessere collettivo, la radice di questo immondezzaio.

In buona sostanza, l’alternativa non è fra stato centralizzato e stato federalista, non è fra il sole delle Alpi e il tricolore, ma fra il macello sociale che stanno portando avanti senza incontrare resistenza, e la bandiera rossa della lotta di classe. A Nord e a Sud: stessa classe, stessa bandiera.

GS

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.