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Home ›Lotte operaie nel mondo - Grecia, Bangladesh, Corea del Sud, Tunisia
Grecia. Ancora proteste e disordini in Grecia per l’approvazione il 14 dicembre di una legge di “riforma” del mercato del lavoro e dei nuovi tagli alla spesa sociale. Da quando nel maggio scorso è stato firmato il memorandum dell’accordo - in pratica il contratto di prestito - tra Grecia e paesi creditori, il ministro delle finanze greco ha già dovuto inasprirlo per ben due volte attraverso leggi eccezionali approvate d’urgenza per ridurre al minimo i tempi della protesta. Nonostante questo accorgimento l’approvazione in parlamento ha scatenato una nuova ondata di proteste e uno sciopero generale, il settimo dall’inizio della crisi, appoggiato da tutti i principali sindacati. Le nuove misure introducono fra l’altro un “contratto collettivo speciale d’impresa” per ridurre stipendi e posti di lavoro in una azienda in crisi, stabiliscono il prolungamento dei tempi di assunzione dei lavoratori precari dai diciotto ai trentasei mesi, la riduzione delle indennità in caso di licenziamento, un nuovo taglio agli stipendi degli impiegati pubblici e l’introduzione di un tetto stipendiale, la riduzione del personale e l’incentivazione dei trasferimenti. Altre misure di austerità sono l’aumento dell’iva, che va a gravare sui consumi, un piano di privatizzazioni e la vendita del patrimonio immobiliare pubblico per fare cassa. Nella situazione attuale in Grecia non si intravede una luce alla fine del tunnel, anche perché queste misure draconiane, se da un lato accontentano Unione Europea, BCE e FMI dall’altro non possono che avere come effetto, oltre alle tremende bastonate sulla testa di milioni di proletari, anche la contrazione dell’economia greca che non è più in grado di produrre ricchezza, il che si traduce in un ulteriore peggioramento del rapporto deficit/PIL. È probabile che, se il governo greco ad un certo punto non imporrà una drastica ristrutturazione del suo debito, come avvenne nel 1936, la situazione si avviterà in una spirale con caratteristiche simili a quelle della crisi argentina dei primi anni duemila.
Nel centro di Atene oltre ventimila manifestanti hanno manifestato e si sono scontrati con la polizia. Vi sono stati lanci di sassi e sono state incendiate alcune camionette della polizia; una bottiglia molotov ha centrato una finestra del secondo piano del ministero delle finanze provocando un incendio; l’ex ministro dei trasporti del governo di destra Costis Hadzidakis è stato intercettato e malmenato dai manifestanti mentre in tutta l'area metropolitana di Atene si vanno accumulando tonnellate di rifiuti dopo che gli addetti della discarica principale hanno deciso una sorta di sciopero bianco attenendosi solo a quanto strettamente previsto dal loro contratto.
Bangladesh. Dopo lunghissimi negoziati che si protraggono dal 2006 per fissare una scala di minimi salariali per i lavoratori del tessile, il nuovo contratto è stato introdotto a partire dal novembre 2010. Nel ricevere le loro buste paga però i lavoratori di molte imprese hanno trovato meno di quanto si aspettassero. Alcune imprese hanno semplicemente ignorato i nuovi minimi salariali, altrove sono stati ignorati i pagamenti degli arretrati. Spesso non si teneva conto dell’anzianità di lavoro, e operai con molti anni di esperienza venivano retrocessi al livello degli ultimi arrivati. Alcuni “datori di lavoro” hanno abbassato tutti i lavoratori al livello base, per minimizzare gli aumenti salariali.
Appena i lavoratori si sono accorti della truffa hanno avuto inizio scioperi e manifestazioni. A Dacca, la capitale, e a Chittagong, città portuale del sud-est, migliaia di lavoratori hanno attaccato le fabbriche, bloccato le strade dove si sono scontrati con le forze dell’ordine. Vicino a Chittagong l’enorme fabbrica della Young One, definita “il più grande impianto di produzione di scarpe al mondo”, che impiega trentamila lavoratori e produce centomila paia di scarpe al giorno, ci sono stati disordini e rivolte. In questa occasione tra l’altro è stata sperimentata per la prima volta l’Unità di polizia industriale di recente formazione per frenare le agitazioni dei lavoratori e a quanto pare era necessario mostrare una mano ferma. I poliziotti prima hanno usato prima proiettili di gomma, poi anche quelli veri e quattro manifestanti sono stati uccisi, altri otto sono rimasti gravemente feriti. In tutto il paese circa 200 sono stati i feriti, di cui una cinquantina di poliziotti.
Gli operai del Bangladesh secondo un’indagine dell’Ituc, la confederazione internazionale dei sindacati, sono i peggio pagati al mondo. La produzione di abbigliamento è la voce più importante dell’export bengalese, pari a dodici miliardi di dollari nel 2009, ma nel settore tessile e calzaturiero c’è una competizione fortissima con le imprese degli altri paesi dell’area: Cina, India, Cambogia, Vietnam, ed essendo un settore in cui è particolarmente importante il peso della componente variabile del capitale, i padroni rifiutano di concedere aumenti salariali per non fare allontanare i capitali stranieri.
Corea del Sud. I lavoratori precari del sito di Ulsan della Hyunday Motors sono tornati al lavoro il 9 dicembre, dopo 25 giorni di instancabile e durissima lotta: 25 giorni in cui hanno scioperato, occupato la fabbrica, lottato in condizioni difficili e contro la repressione dello stato coreano. Gli operai hanno acconsentito a porre fine alla loro battaglia dopo che la loro ditta, la KMWU, e i sindacati Hyunday hanno ascoltato le loro richieste: annullamento di tutte le procedure contro i partecipanti all’occupazione e pagamento delle loro spese mediche; garanzia di ri-assunzione e un piano di stabilizzazione dei precari. Moltissimi scioperanti hanno combattuto duramente perché la lotta non finisse fino a che le richieste non fossero già soddisfatte, in quanto sanno che una volta finita la pressione e ripresa la produzione, sarà difficile che la Hyunday accontenti i lavoratori. Sono stati giorni di accese discussioni tra l’assemblea dei lavoratori KMWU e i sindacati di Hyunday; le organizzazioni sindacali infatti hanno votato contro l’occupazione, minacciando i lavoratori KMWU di togliere loro ogni tipo di sostegno se avessero proseguito la lotta, e come “contentino” hanno proposto invece uno sciopero generale a fine dicembre. Gli scioperanti, spaventati dal trovarsi isolati, hanno acconsentito ad interrompere la lotta e iniziare la concertazione con Hyunday. Inizialmente avevano preso parte allo sciopero anche i lavoratori fissi e non esternalizzati, nel tempo però hanno ritirato la loro solidarietà, spinti anche dai sindacati; questo fatto ha fortemente indebolito la lotta, lasciando soli i lavoratori più ricattabili e deboli. Non bisogna però sottovalutare gli importanti successi avuti da questa lotta; la coscienza e il coraggio di un piccolo gruppo di precari hanno rapidamente contaminato tutti i lavoratori precari del gruppo, da Ulsan a Asana e Jeonju; la lotta ha fatto sì che riconoscessero di avere tutti gli stessi interessi e di far parte di una causa comune, hanno preso coscienza della loro forza e della possibilità di prendere in mano la propria lotta senza sottostare al sindacato. Nonostante siano tornati al lavoro, i lavoratori sono decisi a portare avanti la lotta, a continuare ad organizzarsi coi loro colleghi per preparare la prossima battaglia.
Tunisia. Nella città di Sidi Bouzid, in una regione con diffusa disoccupzione, a sudovest di Tunisi, si è consumata il 18 dicembre una dura rivolta contro le autorità centrali. Ad innescare la manifestazione è bastato il sequestro del bancone di frutta e verdura di un giovane, che si è sparato come segno di protesta. L'incidente ha subito radunato una folla che si è scagliata contro le forze di sicurezza, mentre questeultime si difendevano sparando lacrimogeni. Della protesta, protrattasi anche fino al giorno dopo, hanno taciuto tutti gli organi di informazione tunisini.
M&JBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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