Da Padoa Schioppa a Tremonti - Come dire: dalla padella alla brace

Una nuova manovra finanziaria è di imminente attuazione, architettata, questa volta da un governo di centro destra; cambiano i musicisti ma per i lavoratori la musica è sempre la stessa: sacrifici sacrifici e ancora sacrifici.

I mielosi slogan diffusi durante la campagna elettorale dagli schieramenti contrapposti al fine di blandire gli elettori si sono immediatamente dileguati di fronte alla realtà di un sistema produttivo, l’attuale modo di produzione capitalistico, attanagliato da una feroce crisi per la quale i profitti che si conseguono non sono sufficientemente remunerativi rapportati agli ingenti capitali investiti ed alla quale è incapace di dare soluzione definitiva se non riproponendo il classico e collaudato metodo della guerra imperialista generalizzata. Intanto, benchè abbiano la stessa efficacia dell’aspirina usata nella la cura dei tumori, si susseguono manovre monetarie a sostegno del grande capitale finaziario e violenti attacchi alle condizioni di vita dei lavoratori.

Tutte le scelte politiche attuate dai vari governi che si sono alternati alla guida del paese si caratterizzano per una totale acquiescenza alle esigenze del capitale sostenendo l’assioma che consentendo al “sistema paese” di contrastare la crisi, il benessere che ne deriverebbe si propagherebbe a tutti i ceti sociali e quindi se ne gioverebbero anche i ceti più deboli, i lavoratori e i pensionati. E tale logica ha ispirato anche il governo Berlusconi. Dopo aver cavalcato la tigre della sicurezza dei cittadini, addossando tutte le responsabilità del malessere sociale che affligge il paese agli immigrati e ai ROM, per tranquillizzare gli elettori, ha adottato ignominiosi provvedimenti di chiara matrice razzista, sistemando con l’occasione anche i problemi con la magistratura del premier per sottrarlo a una probabile condanna. Altresì, dopo aver sbandierato a manca e a destra che il nuovo governo avrebbe notevolmente ridotto l’oneroso peso delle tasse, ha prima aizzato la canea dei suoi ministri contro i pubblici dipendenti, eterni vagabondi che hanno disastrato le condizioni della Pubblica Amministrazione, e poi ha varato una legge finanziaria che non si differenzia da tutte le altre che la hanno preceduta poiché anch’essa si caratterizza per la pressante preoccupazione di dedicare più risorse possibili alle esigenze del grande capitale finanziario e assicurare ai gruppi industriali nostrani il sostegno statale pere reggere meglio la concorrenza internazionale che la globalizzazione impone in modo pressante.

Allo stato attuale, non solo le imposte sui redditi di lavoro dipendente non sono state diminuite ma sono stati attuati consistenti tagli alle risorse destinate ai ministeri ed in particolare si è badato a ridurre fortemente le risorse finanziarie destinate agli Enti Locali, Comuni, Regioni e Aziende Sanitarie: è stata sì abolita l’ICI sulla casa destinata alla prima abitazione e saranno abolite le addizionali, regionale e comunale, ma ciò comporterà una grave riduzione dei servizi sociali assistenziali; sarà di fatto smantellata la già disastrata Sanità pubblica ormai ai limiti del collasso e le condizioni di vita degli strati sociali più deboli subiranno un ulteriore degrado.

Già i precedenti governi che si sono avvicendati alla guida del paese, al fine di allettare l’elettorato, hanno posto dei freni all’autonomia fiscale degli Enti Locali, costringendoli a ricorrere a prestiti bancari con pesanti aggravi dei bilanci, per gli interessi dovuti o, addirittura a ricorrere alla sottoscrizione di prodotti finanziari, i cosiddetti derivati che per il loro meccanismo di interesse a tasso variabile li hanno portati al limite della bancarotta.

Questi ulteriori tagli alle risorse destinate agli Enti Locali, diminuendo la loro liquidità finanziaria, renderanno più difficile ottenere credito dalle Banche per cui se i comuni e le regioni che governano le aree industrializzate, per assicurare i servizi di loro competenza, potranno far ricorso ad una maggior imposizione fiscale, in quanto il tessuto sociale potrebbe sostenere i maggiori oneri, quelli che operano su aree scarsamente industrializzate, non potendo inasprire le imposte locali dovranno, per forza di cose o attingere risorse ricorrerendo al mercato finanziario sottoscrivendo prestiti onerosissimi che aggraveranno i loro già disastrati bilanci o azzereranno i servzi sociali.

Si acuiranno così le già profonde differenze tra le aree più ricche e quelle più povere: chi avrà soldi avrà servizi, gli altri: che si arrangino.

Infine due riflessioni: una sulla “Robin Hood Tax” e l’altra sulla detassazione dello straordinario.

Il Ministro Tremonti spacciandosi per un moderno Robin Hood che vuol togliere ai ricchi petrolieri per donare ai poveri, ha deciso, d’accordo con l’intero staff governativo, di introdurre, appunto, la “Robin Hood Tax” per colpire i maggiori proventi di cui hanno beneficato i petrolieri in conseguenza del forte aumento del prezzo del petrolio. Ma è un un bluff. Il gruppo ENI, controllato dallo Stato, è l’azienda petrolifera più grande del paese per cui lo stato con la nuova imposta prenderà con un mano ciò che si toglierà con l’altra.. Ci sarebbe da ridere se non fosse che comunque questa imposta si scaricherà sul prezzo finale dei carburanti. Si tratta quindi di un’altro balzello a carico dei più deboli necessario per contenere il deficit del bilancio pubblico come dimostra perlatro il fatto che comunque solo il 5 per ecnto dell’imposta è destinato al bonus alimentare per i più poveri. E veniamo alla detassazione dello straordinario, altro cavallo di battaglia del partito di governo durante la campagna elettorale. Consiste nell’esentare le retribuzioni dovute per le prestazioni lavorative eccedenti il normale orario di lavoro, dall’imposizione fiscale e quindi, può costituire un incentivo per i lavoratori a effettuare un numero maggiore di ore di lavoro giornaliero.

Questo provvedimento dimostra quanta è acuta l’attuale crisi del capitalismo; negli ultimi decenni, per incrementare i saggi di profitto la borghesia, è intervenuta intensificando l’estorsione del plusvalore relativo, ovvero razionalizzando i processi produttivi per incrementare fortemente la produttività del lavoro, ma da qualche tempo ciò non basta più. Non basta l’automazione forzata dei processi produttivi, la flessibilità sempre più spinta dei contratti di lavoro, e quindi ecco farsi sempre più pressante l’esigenza di intensificare l’estorsione del plusvalore assoluto prolungando la giornata lavorativa. Sino ad oggi le 48 ore di lavoro settimanale(comprensive già delle ore di straordinario eccedenti il numero delle ore settimanali previste dai CCNL) sono state per diversi decenni un limite invalicabile, regolamentato da tutta la legislazione del lavoro; ora i Ministri del Lavoro della Unione Europea hanno raggiunto l’accordo di consentire ai paesi membri di prolungare l’orario di lavoro sino a 60 ore settimanali e, per alcune categorie (infermieri e medici di guardia, vigili del fuoco), sino a 65 ore settimanali. Insomma, cambiano i governi ma a pagare sono sempre gli stessi. L’aspetto più drammatico di queste vicende politiche che riguardano il proletariato è che se alla guida del governo ci fosse stata la coalizione del centro sinistra, nulla sarebbe cambiato perché la politica del PD è improntata sulla stessa falsariga del PdL.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.