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Home ›Contro la riforma della scuola in Cile
Continuano nel paese sud-americano le proteste di studenti e insegnanti
L’ultima manifestazione è del 26 giugno, ennesimo anello di una lunga catena di eventi che si protrae da più di due mesi. Il governo ha adottato la linea dura, con più di 700 arresti tra i dimostranti, molti dei quali minorenni. Nonostante questo, gli studenti delle scuole superiori e delle università hanno continuato ad organizzare blocchi delle arterie stradali principali, occupazioni di scuole in tutto il paese, e persino delle sedi principali dei partiti di sinistra, al governo, PRSD e PS.
La causa scatenante delle proteste è la nuova LGE (Ley General de Educación), una riforma che sostituisce la LOCE (Ley Orgánica Constitucional de Educación), retaggio risalente agli ultimi mesi del governo di Pinochet. La presidentessa Bachelet aveva dichiarato di voler rispondere alle pressanti richieste, provenienti da più parti, di modificare la famigerata legge. In effetti già nel 2006 ci fu una forte ondata di proteste contro la LOCE, con migliaia di arresti. Il movimento - definito de “los pinguinos”, dalle uniformi degli studenti medi, unici animatori delle proteste di due anni fa - chiedeva l’abolizione del bollo per la partecipazione alla prova di ammissione all’università, giornate scolastiche meno lunghe delle 8 ore previste e trasporti pubblici gratuiti per gli studenti.
Il movimento attuale - invece - ha visto la positiva saldatura delle lotte di studenti medi, universitari e insegnanti, con l’approvazione di gran parte della popolazione. L’istruzione in Cile, infatti, versa in una condizione di degrado assoluto, con forti sperequazioni tra classi sociali. Solo l’8% degli studenti delle famiglie più povere accede alla scuola superiore, mentre il 72% di quelli provenienti da famiglie benestanti arriva al diploma. La condizione rischia di aggravarsi ulteriormente a causa di una riforma che favorisce le scuole private - che potranno accedere a finanziamenti pubblici - mentre lascia proseguire il disfacimento - spesso anche materiale - delle scuole pubbliche.
I sindacati degli insegnanti e le unioni studentesche continuano a proporsi come punto di riferimento delle lotte. Così com’è, la riforma è inaccettabile, dicono. Qual è invece il loro progetto politico? Trattare, discutere, nella speranza che il “governo amico” offra un boccone un po’ meno indigesto per studenti e insegnanti. Ma la “democratica e progressista” Bachelet sta dimostrando chiaramente che le necessità della borghesia restano fondamentalmente le stesse, anche al mutare dell’involucro politico. Se la borghesia cilena adotta momentaneamente la maschera democratica, la sostanza delle cose non cambia. Riforme che non sono migliori delle leggi di Pinochet, idranti e gas lacrimogeni, manganelli e celle sono tutto quello che la borghesia intende offrire agli studenti e al proletariato.
Le risorse economiche per migliorare l’istruzione della popolazione povera, in teoria, non mancherebbero. Gli affari della borghesia cilena vanno abbastanza bene, grazie soprattutto agli alti prezzi del rame, di cui il Cile è primo produttore mondiale. Ma il governo non prevede certo di destinare alla scuola i profitti e le rendite legate alle materie prime. Ciò metterebbe a rischio l’ingente flusso di capitale che dalla Codelco, azienda statale per l’estrazione del rame, va a gonfiare le casse dell’esercito e, conseguentemente, le ambizioni imperialiste cilene. Si parla di ben 7,4 miliardi di dollari versati dal 1990 al 2007, una quota pari al 21% dell’intero budget militare. Ed è degli ultimi giorni l’inaugurazione, a Santiago del Cile, della prima sede della Cruz del Sur, una forza militare congiunta tra Argentina e Cile. Il tentativo è chiaramente quello di creare un nuovo polo imperialista che, pur in salsa latino-americana o bolivariana anziché statunitense, non potrà che assumere un ruolo anti-proletario.
Quali sono, dunque, le prospettive del proletariato cileno? In realtà, nonostante dichiarazioni improntate a determinazione e inflessibilità, il governo ha tentennato più volte, rimandando l’approvazione della riforma. Di certo non è stato spaventato dalle proposte di discussione e dai tavoli di trattativa chiesti dal sindacato. Ha subito invece l’ondata di protesta, la coraggiosa ostinazione degli studenti e degli insegnanti che, forti anche di un ampia base di “simpatia” nel resto del proletariato, non sono indietreggiati di fronte alle minacce, alle botte e agli arresti, ma hanno continuato a protestare, presidiando i palazzi del potere. La strada intrapresa è senz’altro quella giusta, ma infiltrazioni e manipolazioni hanno purtroppo castrato tutti gli sforzi messi finora in campo. Occorre smascherare - subito e definitivamente - il ruolo dei sindacati, subalterni e complici rispetto agli indirizzi governativi, per individuare invece i possibili veri alleati nella lotta, ossia i lavoratori degli altri settori, in particolare quelli che possono danneggiare più direttamente e duramente gli interessi della borghesia nazionale. Minatori, trasportatori, portuali non hanno esitato a scioperare e manifestare nel passato recente, ma purtroppo le lotte sono sempre rimaste scollegate.
Se il movimento attuale arriverà a denunciare la natura classista della scuola, che in questa società è completamente asservita agli interessi dei padroni, se realizzerà che gli interessi di studenti borghesi e proletari sono divergenti e che alla fine saranno solo questi ultimi a sopportare il peso della riforma, allora scoprirà anche la necessità assoluta di allargare la lotta verso l’unità del proletariato. Solo lottando unito il proletariato può acquisire coscienza della propria forza, per arginare e contrastare gli attacchi contro l’istruzione, ma più in generale contro le proprie condizioni di vita e di lavoro. Un percorso, questo, che è totalmente alieno rispetto alla prassi sindacale.
I giovani proletari cileni sono scesi in piazza senza paura, ergendosi ad esempio per gli altri paesi - anche per il “nostro belpaese...” dove gli attacchi all’istruzione non sono dissimili. Ma la lotta in Cile non può esprimere appieno il suo potenziale se non come momento di una più generale e organizzata risposta agli attacchi del capitale. Occorre sedimentare coscienza di classe, in Cile e in tutto il mondo. Occorre organizzare le avanguardie di classe affinché possano far proprie le lezioni e le esperienze di tutte le lotte proletarie, per quanto limitate esse siano, per trasformarle in un programma di lotta complessiva e internazionale conto il capitale.
MicBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #7
Luglio-agosto 2008
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