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Home ›Governo Prodi: ennesimo attacco alle condizioni di vita dei lavoratori
Ogni esecutivo rappresenta sempre e solo gli interessi di classe della borghesia
Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, un po’ prima delle ultime elezioni politiche, aveva stilato una sorta di decalogo, per conto dell’Institute for International Affairs, al quale consigliava di attenersi, chiunque dei due schieramenti avesse vinto.
Il programma si incentrava sulla riduzione del debito, sul consolidamento della partecipazione italiana all’Euro, sulla competizione nel mercato unico e nell’economia globalizzata, sull’applicazione del patto di stabilità e sul completamento del mercato unico nel settore dei servizi (direttiva Bolkenstein).
Erano così state chiaramente delineate le linee guida di un governo - era secondaria la sua collocazione politica - per il quale doveva essere prioritario - lo richiedeva il processo di integrazione europea - garantire il proprio apporto alla costituzione di un grande centro di potere finanziario. Tale priorità si inseriva pienamente in una logica diretta...
non solo ad arginare il dominio del dollaro ma anche di intercettare quelle quote di rendita necessarie a compensare la caduta del saggio medio di profitto.
Giorgio Paolucci: “L’euro della discordia”, Prometeo n.15, serie V, giugno 1998
D’altra parte il buon TPS non aveva mai fatto mistero di certe sue inclinazioni: era un fervente sostenitore dei “derivati finanziari” ed aveva un particolare occhio di riguardo, nell’era della cosiddetta globalizzazione, verso i centri imperialistici. Ovviamente sapeva di che parlava, in qualità di ex direttore della Banca d’Italia e di ex membro della direzione della Banca Centrale Europea.
Non dissimili erano stati gli “incipit” suggeriti dal nuovo governatore della Banca d’Italia che, facendo leva sulla esperienza acquisita alla Goldman Sachs - una delle banche d’affari private più potenti del mondo - diventava Direttore Generale del Tesoro nonché responsabile del “Comitato per le privatizzazioni” e quindi in grado di svolgere un ruolo assai attivo nella privatizzazione di grandi aziende come la Telecom, Eni, Enel.
Val la pena di rilevare come lo stesso Prodi sia stato, a suo tempo, consulente della Goldman Sachs e protagonista anch’esso, in qualità di presidente dell’IRI, della grande stagione delle privatizzazioni (Buitoni, Ferrarelle, Invernizzi e altre ancora).
Queste piccole annotazioni biografiche tornano utili per leggere meglio, in controluce, l’attuale politica del governo di centro-sinistra che altrimenti resterebbe un po’ opacizzata a tutti quelli che speravano in una sorta di cambiamento epocale dopo il responso elettorale dell’aprile 2006.
Conta poco una certa retorica fatta di progetti per “la modernizzazione, in senso riformista, del paese” o certi riferimentesi alla politica delle due fasi (risanamento dei conti, prima, redistribuzione sociale dei benefici, dopo).
Forse è proprio in questa teorizzazione che risiede la comprensione del tutto: esplicitamente si riconosce la necessità del risanamento, del rientro nei parametri di Maastricht, giusto quanto indicato da TPS, da Draghi ed ultimamente da Almunia.
Ciò che non si dice altrettanto esplicitamente ma che si deduce dall’oggettività dei fatti è che i costi di tutto ciò devono andare a ricadere sui lavoratori, sui giovani, sui pensionati, sui malati: insomma, sui soliti noti.
I dati parlano chiaro: a fronte di una discussione sul cosiddetto “scalone” che non avrebbe dovuto nemmeno iniziare, visti i solenni impegni contenuti nel programma dell’Ulivo, assistiamo ad un balletto indecoroso portato avanti dal ministro dell’Economia con l’avallo di “fini dicitori” del calibro di D’Alema e Veltroni, e con l’appoggio della triade sindacale che su un tema così importante avrebbero dovuto indire, già da tempo, uno sciopero generale.
Altro ancora: c’è qualcuno che si è accorto della lotta portata avanti da questo governo alla disoccupazione ed alla precarietà? Alcuni dati aiutano a riflettere: i precari continuano ad essere tanti (3 milioni e mezzo) ed il tasso di disoccupazione diminuisce soltanto perché diminuisce la popolazione attiva.
Ulteriori perle andrebbero a toccare diversi altri ambiti, dalla scuola all’ambiente, dai diritti civili alle regalie scandalose al Vaticano, alla politica estera e non c’è differenziazione che tenga, tra centro-destra o centro-sinistra, essendo tutti e due organici agli interessi della borghesia.
Non si spiegherebbero altrimenti, per fare un esempio, i benefici fiscali concessi a banche ed assicurazioni che continuano a macinare profitti record e si spiegherebbe ancor meno la sponda assicurata alla Confindustria, attraverso un sapiente gioco delle parti, che rivendica, di suo, una drastica riduzione delle tasse alle imprese, la decontribuzione e detassazione degli straordinari, l’aumento della flessibilità e, sempre per venire incontro all’ esigenza di modernizzare il paese (sic!), “incentivare la contrattazione di secondo livello per legare gli aumenti salariali ai risultati delle aziende”.
In parole molto povere ciò significa aumentare sempre più la precarizzazione e far decrescere sempre più il costo della forza lavoro, giusto secondo i dettami della “globalizzazione industriale”; si assiste, infatti, in contemporanea, ad una forte accelerazione dei processi di concentrazione/centralizzazione che tocca vari comparti, dalle fusioni nel settore bancario a quello assicurativo, da quello delle telecomunicazioni a quello dell’editoria, senza che tutto ciò abbia a produrre il minimo effetto in termini redistributivi tant’è che:
fatturato e utili delle imprese veleggiano a ritmi superiori al 10% annuo mentre i consumi delle famiglie raggiungono a malapena l’1%.
Il Manifesto: F. Piccioni, 14 giugno 2007
Stridono quindi un tantino le geremiadi di certa stampa cosiddetta “progressista” che grida al tradimento del governo di centro-sinistra: il governo Prodi si sta muovendo coerentemente lungo il solco tracciato già da organismi internazionali, quali la UE, e tenendo conto del quadro delle alleanze entro cui è inserita l’Italia (Nato per prima).
Forse ci si dimentica che si ha a che fare con un governo borghese che, come tale, fa “affari” e si muove lungo un piano in cui prioritarie diventano le convenienze per cui, in politica estera, la tendenza consolidata è quella dell’adesione alla Unione europea, intanto che agiscono anche delle sottotendenze che connotano rapporti, in itinere, con altri centri imperialisti come gli Stati uniti o la Russia.
Tenendo presente tutto ciò si possono comprendere meglio certe strane giravolte nei rapporti con gli americani, vedi l’Afghanistan o l’accordo per la produzione degli F-35 a Cameri (Novara) che vede coinvolte l’Avio, la Piaggio, l’Oto Melara, o anche l’assenso dato per l’ampliamento dell’aeroporto Dal Molin a Vicenza, per i cui lavori si sfiorerà, da qui al 2011, il miliardo di dollari e che vede in prima fila, nel bando pre-gara, tra gli altri, la consorteria della Lega delle Cooperative. Considerata la totale estraneità dei lavoratori, come classe, verso un contesto di questo genere il problema non è quello di optare per un governo di centro-destra o di centro-sinistra in quanto tutti e due rappresentano gli interessi, di classe, della borghesia, bensì di andare oltre, superare, questo tipo di società in decadenza, superamento che non è nell’ordine naturale delle cose, come taluno è portato a ritenere, ma al quale può essere dato un impulso decisivo con la ripresa della lotta di classe e con la costruzione del partito di classe, visto come strumento insostituibile per la generalizzazione della lotta e per la costruzione di una società a misura d’uomo.
ggBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #7
Luglio-agosto 2007
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