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Home ›Classe operaia morfinata dal capitale
Nonostante gli attacchi subiti ancora tarda la risposta del proletariato
La classe operaia nella sua vicenda storica che la vede quale frazione avanzata del proletariato nella lotta contro la borghesia, sta vivendo un periodo di depressione e stagnazione. Nonostante le pesanti arrabbiature il fatto che tutto: dalle condizioni di lavoro, al salario e alle condizioni sociali, volge da anni a loro sfavore, la reazione, salvo rare eccezioni, non va oltre la micro-conflittualità, l’accanimento verbale contro il delegato sindacale e la personalistica soluzione dei problemi.
Non da origine a forme, seppur embrionali, di aggregazione di classe per dar vita a rivendicazioni economico/normative che fuoriescano dalle compatibilità del sistema. Al massimo si addiviene ad un’ulteriore forma di delega che privilegia gli elementi più decisi o si rivolge a rappresentanze sindacali più combattive della triplice sindacale. Ora molti fattori hanno contribuito e contribuiscono a ciò, e non ultimo il fatto, tanto irrazionale quanto perverso, che la classe operaia è costretta a lottare con scioperi svirilizzanti, per scopi molto più vicini agli interessi delle coalizioni politiche al governo o all’opposizione e quindi contro i propri interessi.
Istintivamente passa, supportato dalle condizioni reali che sono quelle dettate dal capitale, l’idea che la situazione attuale sia il frutto delle troppe rivendicazioni passate, dei troppi diritti. Si cerca così individualmente, agitandosi il meno possibile, di traghettarsi verso la pensione od un lavoro stabile. Ad un livello più ampio anche le guerre imperialiste per il petrolio vengono percepite come deplorevoli sì, ma indispensabili per garantirci, con quella materia prima, l’attuale tenore di vita. Inoltre: quale alternativa opporre alla realtà del capitale, se tale alternativa non la si riesce neanche ad immaginare?
Nell’immaginario collettivo come nel cervello del proletariato si è ormai fissata l’idea del miserrimo fallimento dell’esperienza sovietica e di come quella soluzione si sia rivelata peggiore del male. Tutto quello che è rimasto alla classe operaia della contrabbandata uguaglianza tra stalinismo e comunismo, mentre comunismo non è mai stato, è: da un lato l’antiamericanismo come antimperialismo, dall’altro l’antifascismo come democrazia. In questo contesto di fondo le nostre considerazioni sull’irrazionalità del comportamento della classe operaia, sul suo subire la morfina borghese, si rivolta nel suo contrario e cioè: perché dovrebbe far diversamente dato che le compatibilità del sistema sono in gran parte percepite come razionali e quindi reali. Queste compatibilità non devono essere intese come brutale asservimento alle necessità dell’accumulazione capitalistica, ma come gestione consensuale della stessa, con un minimo di redistribuzione di reddito che ultimamente avviene sempre più per mezzo di politiche fiscali e non di welfare. Insomma la crisi della società borghese trascina con se anche la classe proletaria ad essa in potenza antagonista, e ciò perché borghesia e proletariato formano un tutt’uno sociale. Questo percorso di trascinamento nell’altrui decadenza deve essere compiuto, e di fatto il proletariato già lo sta compiendo, perché da esso solo potrà scaturire la volontà alla lotta; dovrà uscire forte e lacerante la contraddizione tra il razionale ed il reale.
Tutto ciò non modifica la nostra posizione sul rapporto partito-classe e sulla tattica dell’intervento. Indubbiamente però la crisi della classe si ripercuote anche sul partito, in diverse forme ed aspetti psicologici. Ma proprio dalla convinzione, che è tutta della sinistra italiana, della funzione storica e permanente del partito di classe traiamo le energie perché:
Il problema fondamentale e il più difficile da risolvere per una minoranza rivoluzionaria è quello della sua presenza e di operare su una piattaforma politica per tutto un arco storico, quello del capitalismo quali che siano le condizioni obiettive, non escluse quelle della guerra e della controrivoluzione ancora in atto, per aiutare la classe a elevarsi da una coscienza degli interessi immediati e contingenti ad una coscienza del proprio essere di classe storica, antagonistica al capitalismo. (1)
Un dato obiettivo è che probabilmente siamo giunti ad un livello di coscienza della classe più basso di quello degli interessi immediati.
mr(1) O. Damen, “Il nostro attivismo?”, in Bordiga validità e limiti d’una esperienza nella storia della ‘sinistra italiana’.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #7
Luglio-agosto 2007
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