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Home ›Condizioni e lotte operaie nel mondo
Indonesia
Dozzine di lavoratori sono rimasti feriti e altri otto sono stati arrestati quando la polizia si è scontrata con 10 mila lavoratori che dimostravano a Surabaya, capitale di Java Est, il 16 gennaio.
La polizia ha usato idranti per disperdere i dimostranti, dopo che questi avevano abbattuto una cancellata nei pressi degli edifici governativi e tentavano di irrompere negli uffici.
I lavoratori protestavano contro il miserabile aumento delle paghe minime deciso dall’amministrazione di Java Est in dicembre.
Già il 19 dicembre i lavoratori si erano scontrati con la polizia fuori dagli uffici del governatore in una protesta simile, sugli stessi problemi.
Nonostante il salario minimo mensile sia stato aumentato l’anno scorso da 578 mila rupie (più o meno 57,80$) a 665 mila, è restato ben al di sotto delle necessità dei lavoratori, che chiedevano giusto il doppio.
L’aumento richiesto, che da allora si è abbassato fino a 800 mila rupie, è assolutamente necessario, dopo che il governo, in ottobre, ha aumentato il prezzo dei carburanti del 120%.
Il governatore ha rifiutato ogni incontro con i lavoratori, sostenendo che un compromesso era già stato concordato con i sindacati.
Al momento, sembra che la protesta sia stata sospesa, dietro promessa di una nuova rilevazione del costo dei beni di prima necessità.
Quindi il paventato ricorso ad uno sciopero generale a livello provinciale è stato, almeno per ora, rimandato.
Iran
Il 7 gennaio gli autisti di bus di Teheran hanno inscenato una singolare protesta, esponendo sui finestrini dei bus le foto di alcuni sindacalisti arrestati e viaggiando tutto il giorno con le luci accese.
I lavoratori chiedono libertà di organizzazione e l’adeguamento dei salari, atteso ormai da più di quattro anni.
Tafferugli si sono verificati quando gli agenti di sicurezza della compagnia e le forze speciali del governo hanno tentato di bloccare gli autobus, intimidire gli autisti e rimuovere i poster dai finestrini.
Tre lavoratori sono stati arrestati, ma rilasciati dopo poche ore. Altri due sono ancora detenuti.
Già lo scorso 22 dicembre 12 attivisti sindacali erano stati arrestati. Solo 4 di loro sono stati rilasciati.
Il 24, durante una riunione sindacale, altri lavoratori sono stati attaccati da uomini in borghese, probabilmente membri di Ansar Hezbollah, e dopo l’incidente 14 di loro sono stati arrestati; al momento sono ancora in carcere.
Il giorno dopo altri lavoratori, che protestavano per ottenere il rilascio dei loro colleghi, sono stati arrestati.
Il governo accusa alcuni dei prigionieri di incitamento alla rivolta armata contro le autorità e di avere contatti con gruppi politici dell’opposizione all’estero.
Il governo iraniano non è certo noto per il rispetto dei diritti umani, ed è anzi pronto a reprimere le più elementari richieste dei lavoratori con l’accusa di sovversione.
Ma, accanto alla dura denuncia di questi comportamenti, bisogna sottolineare come i principali paesi del capitalismo avanzato si stiano dotando di legislazioni che nulla hanno da invidiare all’Iran in quanto a repressione delle proteste, in difesa dei cosiddetti “interessi nazionali”.
In testa a tutti, proprio gli Stati Uniti, primi sostenitori dei gruppi di opposizione democratica al regime iraniano.
Cile
Lo sciopero di 28 mila lavoratori a contratto per aziende sub-appaltatrici della Codelco dura ormai da più di tre settimane. La Codelco, a proprietà statale, è la maggiore azienda mineraria al mondo, per il rame, e la più grossa esportatrice del Cile. Ricardo Lagos, presidente uscente del Cile, ha annunciato la creazione di una commissione per mettere termine alla disputa.
Il primo giorno di sciopero, il 4 gennaio, la polizia aveva usato gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti dalla strada che conduce a El Teniente, la più grande miniera sotterranea di rame del mondo.
Ma le file dei dimostranti, anziché rompersi, si sono andate via via rafforzando col passare dei giorni. I dimostranti lavorano per aziende appaltatrici che si occupano dei servizi più disparati inerenti le miniere: dalla ristorazione, alla pulizia, al trasporto.
Chiedono aumenti salariali e migliore assistenza, ma le aziende non vogliono concedere niente, nonostante nel 2005 abbiano registrato profitti record, beneficiando dei prezzi del rame in salita. Un lavoratore a contratto guadagna meno della metà di un dipendente a tempo pieno. Ma questi ultimi, ben 15 mila, hanno invece continuato a lavorare, con l’assenso del sindacato.
La commissione istituita da Lagos per sedare lo sciopero comprenderà dirigenti della Codelco, del sindacato, e rappresentanti del governo. Il presidente uscente ha comunque tenuto a precisare che, in ogni caso, non intende concedere alcun bonus ai lavoratori.
India
L’11 gennaio, oltre 800 autisti di bus, meccanici e aiutanti presso circa 150 aziende private dei trasporti sono entrati in sciopero ad oltranza, chiedendo il pagamento dei salari arretrati degli ultimi due mesi. Le aziende gestiscono tutte sub-appalti per la Bangalore Metropolitan Transport Corporation (BMTC).
I lavoratori, oltre a pretendere il pagamento dei salari arretrati, protestano contro paghe da fame, ferme ad appena 3000 rupie al mese (circa 68 dollari), dopo 5 anni in cui non c’è stato alcun adeguamento degli stipendi al costo della vita. Alle promesse iniziali delle aziende, a riguardo di bonus, assicurazioni e indennità, non sono mai seguiti fatti. Per di più i lavoratori si sono visti decurtare continuamente i già miseri stipendi per contribuire a inesistenti fondi previdenziali, in cui le aziende si sono invece sempre guardate bene dal fare alcun versamento effettivo.
MicBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #2
Febbraio 2006
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