Le ricchezze del proletariato - Per la borghesia siamo tutti proprietari

Il signor Berlusconi, malgrado lui, ci da lo spunto per parlare di noi poveri proletari ricchi. Gli italiani sono tutti ricchi, dice, il 70% di essi possiede un'abitazione, mentre auto e telefonini non si contano neanche. Siamo così in una situazione di diffusa proprietà privata, dice il nostro. Oltre la mistificazione borghese, che facendoci tutti proprietari mira a difendere la sua proprietà privata, vediamo un po' di quali proprietà e di quale ricchezza possiamo godere. Innanzi tutto noi poveri proletari ricchi dobbiamo vivere di salario e per averlo dobbiamo lavorare. Il salario però seppur appaia il fattore determinante, perché ci permette di ottenere le merci che ci servono per vivere, non illumina le relazioni sociali che lo presuppongono.

Per capire ciò che ogni salario nasconde è necessario porlo uguale a zero. Questa non è un'astrazione, ma la condizione del disoccupato. A questo punto si scopre che le proprietà a disposizione dei lavoratori non gli danno l'indipendenza economica, anzi queste chiedono denaro per essere mantenute e anche l'alternativa della loro vendita comporterebbe soltanto un'ulteriore impoverimento. Per tale motivo, l'operaio, anche quello con salario elevato non è, in ultima analisi, che un proletario senza proprietà. Le proprietà del proletariato sono quindi del tipo che non producono reddito, al contrario hanno bisogno di un reddito per essere prodotte e riprodotte. Sono dei beni d'uso più o meno durevoli che soddisfano dei bisogni. L'unica fonte di reddito che l'operaio possiede e può vendere continuamente è la sua forza lavoro: è costretto a lavorare per vivere. La proprietà fondamentale, quella che genera reddito, è la proprietà dei mezzi di produzione: è la proprietà borghese che quest'ultima chiama proprietà privata appunto perché è stata privata alla stragrande maggioranza dell'umanità. Questa privazione non è stato altro che un lungo processo storico e violento di separazione del lavoratore dai mezzi di produzione. Proprietà privata o ricchezza, mancanza di proprietà o proletarizzazione non sono quindi date in natura, non sono dovute alle qualità umane, bensì il risultato di tutto un processo storico di esproprio dei lavoratori che ha portato ai rapporti sociali capitalistici. Alla fine di questo processo si sono trovati di fronte

da una parte proprietari di denaro e di mezzi di produzione e di sussistenza, ai quali importava di valorizzare mediante l'acquisto di forza lavoro altrui la somma di valori posseduta; dall'altra parte operai liberi, venditori della propria forza lavoro e quindi venditori di lavoro.

@Marx, Il capitale libro I cap. 24

Quindi il capitale presuppone e perpetua l'esistenza del libero lavoratore solo come proprietario e venditore della propria forza lavoro. Di contro il proletariato non avendo la proprietà dei mezzi di produzione non ha la possibilità di controllare e regolare la produzione sociale e così non è neppure in grado di controllare la sua stessa vita. Il salario rappresenta solo una condizione sociale che l'operaio deve subire nella sua lotta per i beni di consumo.

Ma che forse il lavoro salariato, il lavoro del proletario, crea a quest'ultimo una proprietà? In nessun modo. Esso crea il capitale, cioè crea la proprietà che sfrutta il lavoro salariato e che non può aumentare se non a condizione di generare nuovo lavoro salariato per nuovamente sfruttarlo. La proprietà nella sua forma odierna è fondata sull'antagonismo fra capitale e lavoro salariato.

@Marx, Engels - Manifesto del partito comunista, cap. 2, Proletari e comunisti

Per concludere abbiamo quanto segue:

  • il proletariato si appropria dei beni di consumo solo attraverso lo scambio della sua forza lavoro con salario, questa condizione non è né equa né naturale, è solamente dettata dalla necessità, è un rapporto sociale determinato dalla privazione dei mezzi produttivi: ovviamente senza lavoro niente salario e niente beni di consumo;
  • la proprietà del proletariato (oltre la sua forza lavoro), come classe, la possiamo definire personale, e si caratterizza col possesso e l'utilizzo di beni d'uso e di consumo per soddisfare dei bisogni. Questa forma di proprietà non produce ricchezza, tanto meno definisce un sistema sociale, anzi li caratterizza tutti: anche lo schiavo aveva il possesso del suo cibo quotidiano.

Queste sono le ricchezze del proletariato.

Ben diversa è la proprietà privata o proprietà borghese perché questa riguardando la proprietà dei mezzi di produzione e con ciò la possibilità di comando e di asservimento del lavoro e della vita del proletariato; oltre ad essere la fonte della ricchezza caratterizza anche un particolare sistema sociale.

Quest'ultima proprietà è quella che il comunismo vuole abolire. Per far ciò la classe borghese deve essere espro-priata, ma questo esproprio deve condurre alla proprietà sociale dei mezzi di produzione (non limitarsi alla loro statizzazione): alla proprietà comune. Così la produzione manterrà il suo carattere sociale e sarà finalizzata alla soddisfazione dei bisogni umani, i mezzi di produzione cesseranno di essere proprietà privata, mentre i beni di consumo rimarranno a disposizione di tutti gli individui.

Il comunismo non toglie a nessuno la facoltà di appropriarsi dei prodotti sociali; toglie soltanto la facoltà di valersi di tale appropriazione per asservire lavoro altrui.

@Marx, Engels Manifesto del partito comunista, cap.2, Proletari e comunisti

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.