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Home ›Sul Referendum del 12 Giugno
I comunisti rivoluzionari devono lottare per difendere i diritti del proletariato, anche se inseriti in un quadro democratico-borghese. Questo fondamentale principio generale va contestualizzato quantomeno con la considerazione per cui una politica rivoluzionaria dovrebbe utilizzare metodi coerenti con il proprio scopo: strumenti di classe per lo sviluppo del processo di formazione di una coscienza di classe.
Sfortunatamente in agenda non è presente uno sciopero generale di massa per l'abrogazione di una legge, ma un istituto di cosiddetta democrazia diretta.
Il Referendum abrogativo (la forma propositiva non è prevista dall'ordinamento italiano) è per diversi motivi irrimediabilmente compromesso con il sistema che si vuole abbattere. A partire dalla procedura di richiesta, con relativa strumentalizzazione a fini elettoralistici interborghesi di raccolte di firme, spot e dibattiti dei partiti favorevoli e contrari. Per la sua consacrazione giuridica, ovvero la dichiarazione di ammissibilità da parte di Cassazione e Corte Costituzionale, supremi organi custodi della giustizia della classe dominante. Per l'eguale valore, secondo le regole della democrazia, del voto borghese e di quello proletario (qualcuno prenderebbe in considerazione una votazione in cui, ad esempio, schiavisti e schiavi votassero con pari dignità per l'abrogazione della schiavitù?). Per la rispettosa condiscendenza che si richiede nei riguardi dell'apparato istituzionale, che ha predisposto costituzionalmente questo strumento (limitandone oculatamente il campo di applicazione a determinate materie: sono infatti escluse le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali), dovrà organizzarne lo svolgimento e assicurare l'implementazione del suo risultato. In ultimo, per i suoi effetti: la creazione di un vuoto legislativo riempibile dal Parlamento senza alcun vincolo giuridico. La Costituzione italiana infatti recita all'art.75 u. c. "La legge determina le modalità di attuazione del Referendum": anche in questo frangente, come accade per il divieto di mandato imperativo a livello di elezione parlamentare, la sola garanzia è il controllo dell'opinione pubblica, entità interclassista forgiata da chi possiede i mezzi di produzione materiali e quindi anche culturali.
L'utilizzo di uno strumento di questo tipo non fa che incanalare in senso riformista e gradualista le potenzialità rivoluzionarie che le deflagranti contraddizioni del capitalismo potrebbero destare. Un'analisi attenta e di classe dovrebbe smascherare come inaccettabili tanto i divieti di sperimentazione sulle cellule staminali o di fecondazione eterologa, quanto la mercificazione di ovuli o embrioni. È precisa responsabilità di un partito rivoluzionario affermare in modo perentorio l'impossibilità nel modo di produzione capitalistico di una ricerca scientifica libera e veramente progressiva per le condizioni di esistenza umana.
In conseguenza degli attuali processi di concentrazione di capitali, le grandi multinazionali che gestiscono e orientano la ricerca scientifica si sono ridotte ad un manipolo di società: le americane Pfizer, MSD, Bristol-Myers-Squibb, le europee Novartis, Bayer, Glaxo-Smith Kline e il gruppo Sanofi, supportate da gruppi finanziari come il Rockefeller Financial Group, il Rothschild Group, il JP Morgan Group (1). Considerando le pressanti esigenze del mercato, si è delineata una fondamentale ed esemplare linea guida per l'orientamento dei fondi destinati alla ricerca di questi colossi dell'economia mondiale: la produzione di medicinali per le persone sane, secondo la lucida logica per cui i malati smetteranno in ogni caso (guariscano o muoiano) di essere clienti, mentre i sani, oltre che numericamente preponderanti, sono più facilmente incatenabili alla dipendenza da farmaco, soprattutto manipolando il concetto di "normalità", magari con l'abbassamento dei tassi per definire le patologie come è successo per colesterolo, diabete e ipertensione.
Al cospetto di un tale ganglio di interessi economico-finanziari dovrebbe apparire quantomeno velleitario nutrire eccessive aspettative per le conseguenze di una consultazione referendaria in Italia!
Ancor più nello specifico, guardando oltre gli affascinanti slogan sul diritto alla salute e alla libertà di scelta, ci ritroviamo di fronte alla possibile coniugazione del processo di marginalizzazione della sanità pubblica, con un vero e proprio business della fecondazione artificiale, costituito da esami preventivi e successivi, cure, farmaci e tecnologia avanzata. Il "costo di un bambino" nato da riproduzione assistita, considerato il 20% di successi, va dai 25.000 ai 50.000 euro; le più avanzate ed affidabili analisi computerizzate degli ovociti possono raggiungere addirittura i 90.000 euro! (2)
Ancora una volta, l'eventuale "scelta" non sarà così libera e accessibile a tutti come si vuole propagandare e, nel momento in cui i margini di profitto saranno stabili e concreti, qualunque ritrosia veterocattolica potrà magicamente dissolversi in nome di una dottrina altrettanto fideistica: la libertà di ricerca scientifica sotto l'imperio del capitalismo.
dr(1) Fonte: newmediaexplorer.org
(2) Fonte: repubblica.it
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
Giugno 2005
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