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Home ›Contratto degli statali: il danno e la beffa
5% di aumenti in cambio di tagli all'occupazione e mobilità dei lavoratori, in pratica un contratto autofinanziato dai lavoratori stessi.
Con 10 mesi di ritardo è stato firmato l'accordo sul contratto degli statali. Avevamo scritto non molto tempo fa, riportando i dati di statistiche ufficiali, che le retribuzioni avevano perso negli ultimi tre anni mediamente il 25-30% del loro potere d'acquisto. L'entrata in vigore dell'euro, i conseguenti spropositati aumenti dei prezzi, l'impennata vertiginosa dei prezzi del mercato immobiliare, i salari inchiodati ai tassi di inflazione programmati, hanno determinato un impoverimento generale delle famiglie a reddito fisso. I sociologi hanno parlato addirittura della "difficoltà della quarta settimana" per descrivere la fatica con cui le famiglie proletarie arrivano alla fine del mese riducendo persino i consumi alimentari (le statistiche hanno registrato una contrazione delle vendite dei generi alimentari di prima necessità). Il credito al consumo è intanto decollato mostrando un altro segno della difficoltà dei salari a tenere il passo col costo della vita e i mutui per l'acquisto della case si sono allungati fino a raggiungere i 25-30 anni, praticamente quasi l'intera vita lavorativa. Tutto è successo nel pieno compiacimento del governo, "soddisfatto per la crescita della ricchezza degli italiani" secondo il ben noto ritornello del presidente del consiglio, e con l'ipocrita doglianza dell'opposizione e dei sindacati che sono stati in realtà i primi sostenitori, negli scorsi anni, delle varie riforme contro il salario e il mercato del lavoro finalizzate a realizzare il blocco delle retribuzioni e la precarizzazione completa del rapporto d lavoro.
In questo quadro i sindacati hanno firmato il contratto degli statali dopo il solito tira e molla per ottenere o concedere qualche euro in più e al danno del mancato recupero di quanto perso negli ultimi anni dai salari (il 5% di aumenti é cosa risibile a confronto del taglio salariale riferito sopra) si è aggiunta la beffa che per rendere il contratto compatibile con gli stretti vincoli del bilancio statale per la spesa corrente si è dovuto inserire nell'accordo il taglio di 60 mila posti di lavoro, da realizzarsi col blocco del turn over, e la mobilità di 50 mila dipendenti. In pratica si è recuperato buona parte del costo del contratto con la riduzione della spesa complessiva per le retribuzioni e con l'aumento della produttività del lavoro. I sindacati naturalmente hanno accettato il tutto di buon grado cercando in questo modo di salvare la faccia con i lavoratori senza creare nel frattempo alcuna difficoltà alla politica economica della borghesia italiana impegnata a contrastare il duro cocktail di una recessione frammista a una finanza allegra che ha fatto deragliare il bilancio e il debito statale al di fuori dei vincoli posti dagli accordi europei. Il contratto si rivela così come una vera e propria manna per le casse dello stato impegnate ormai esclusivamente a erogare risorse alla borghesia nelle più svariate forme (forti sgravi fiscali, riduzione della contribuzione e delle tasse per le aziende, finanziamenti agevolati o a fondo perduto alle grandi imprese...) e un duro sacrificio per i lavoratori che sono costretti, ancora una volta, ad immolarsi sull'altare della crisi dell'economia capitalistica.
Nel frattempo, dopo che si sono fatti sproloqui sulla mancanza di soldi nelle casse statali, il giornale La Repubblica (del 19 maggio 2005) ci fa sapere che i consigli di amministrazione di Inail, Inps e Inpdap hanno deliberato gli aumenti per i loro stessi componenti. A questo punto ci si aspetterebbe una grande moderazione come esempio da dare ai lavoratori e giustificazione ai loro magri aumenti. Ecco i numeri. Deliberato del cda Inail di ottobre 2004: il presidente passa da 113.000 euro l'anno a 234.000 (+ 107%), i componenti il consiglio avranno un aumento del 135%, i componenti il consiglio di vigilanza dell'ente avranno aumenti dal 142 al 180%. Equivalente deliberato Inps del dicembre 2004: presidente, vice presidente e componenti del collegio dei sindaci revisori avranno aumenti che vanno dal 192% fino al 229%, componenti il consiglio di amministrazione +162%, componenti del consiglio di vigilanza +229%, gettone di presenza alle riunioni passerà da 83 a 200 euro (+141%). Deliberato Inpdap dell'aprile 2005: presidente da 110.000 euro l'anno a 286.000 (+160%), membri del consiglio di amministrazione + 185%, componenti del consiglio di vigilanza +250% (il record!!). Il Consiglio dei ministri, con i partiti di opposizione in accondiscendente indifferenza, non ha nel frattempo obiettato nulla e ora si è in attesa della sua ratifica secondo il rituale previsto. Che dire? Meglio, che fare?
Il contratto ormai è stato firmato senza che i lavoratori abbiano espresso un netto dissenso su quanto è stato deciso sulle loro teste. Ciò non toglie che le avanguardie della classe debbano avere ben chiara la strada che si deve percorrere per avviare la difesa degli interessi di classe: lotta fuori e contro le intese sindacali e i loro contenuti, lotta promossa dal basso con iniziative autonome dei lavoratori, lotta finalizzata alla reale difesa degli interessi proletari (che in questo caso avrebbe significato lotta per il recupero totale di quanto perso con l'inflazione negli ultimi anni), lotta senza alcuna concessione al taglio dei posti di lavoro, all'aumento della produttività e alla mobilità.
Queste indicazioni, valide in generale per operare nei luoghi di lavoro, devono essere ribadite anche in questa fase di passività della classe per raccogliere intorno ad esse i lavoratori più sensibili, per avviare con loro la discussione sulle iniziative da prendere, per estendere nei luoghi di lavoro il più possibile la discussione e, successivamente, per avviare le iniziative concrete per il rilancio della lotta in difesa degli interessi proletari. I problemi dei lavoratori non finiscono con questo contratto dato che la profonda crisi del sistema capitalistico richiederà molto presto (già con la prossima legge finanziaria o con la manovra economica che il governo sarà costretto a fare a causa del deficit dello stato ormai abbondantemente sopra il 3% imposto dai vincoli europei) nuovi e più intensi sacrifici. Perciò le avanguardie presenti nella classe devono operare da subito per predisporre a breve la difesa degli interessi dei lavoratori secondo le indicazioni sopra tracciate.
clBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
Giugno 2005
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