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Home ›Schieramenti e maneggi di potere in vista delle elezioni
La miseria della politica borghese
Sempre più marcata è la percezione nell'opinione pubblica del muro che separa la società reale dai politicanti del palazzo. Tanta involuzione del quadro istituzionale italiano se da una parte si spiega con l'avvento in politica nei primi anni Novanta di un personaggio tanto sconcertante quanto incredibilmente abile come Berlusconi, per un altro verso è il prodotto dell'esaurirsi delle ideologie conseguente al crollo dell'impero sovietico, come dice la propaganda borghese, che ha portato a una maggiore concretezza il riformismo di sinistra spazzando via le ultime incrostazioni utopiche del passato.
Ora, sparita la fumisteria ideologica tra destra e sinistra, rimane l'essenza delle cose a dimostrare che non esiste altro orizzonte se non quello capitalista, che i partiti agiscono come comitati d'affari, che la crisi economica e sociale acuisce complessivamente la miseria della sovrastruttura politica borghese.
Gli ultimi provvedimenti del governo, dopo una serie infinita diatti volti unicamente a favorire gli interessi privati del premier, relativi la designazione di tre nuovi viceministri e undici sottosegretari oltre le nomine all'Antitrust, sono il più bieco mercimonio di favori in cambio di poltrone: il padrone decide tutto considerando lo Stato una propria azienda e premiando la viscida fedeltà dei subalterni.
Tutto questo avviene in modo così sfacciato che perfino il presidente di Confindustria Montezemolo e il Capo dello Stato Ciampi, per motivi diversi ma sempre a difesa del sistema Italia e dei suoi ordinamenti, sono intervenuti rispettivamente per criticare la politica economica sin qui perseguita dal governo e per deplorarne i comportamenti poco confacenti al decoro istituzionale.
Ammansito di volta in volta il coro degli scontenti, dagli ex fascisti e democristiani ai leghisti, passando per i socialisti e i resti dei repubblicani, cooptandoli con incarichi all'interno dell'esecutivo, a Berlusconi non resta che chiudere il cerchio portando a termine la riforma costituzionale e quella dell'ordinamento giudiziario. Così di conflitto di interesse e di pendenze giudiziarie, o quant'altro affligge il boss di Arcore, non se ne dovrà più parlare.
Non molto meglio vanno le cose nel centrosinistra, qui invece del grande padrone ci sono tanti padroncini continuamente in lite che, non avendo per loro disgrazia né il cemento del potere né quello monetario del loro avversario capace di mettere a tacere chiunque, rischiano di disintegrarsi vicendevolmente.
L'ultimo episodio in proposito vede protagonista ancora una volta il capo clown Clemente Mastella. Il leader dell'Udeur ha rotto con gli alleati, almeno momentaneamente, perché Ds e Margherita hanno rifiutato la candidatura di un esponente del suo partito in Basilicata alle prossime elezioni regionali. Questo uomo incompreso, abituato a fare e disfare, entrare e uscire da uno schieramento all'altro, è il campione dei voltagabbana che in un contesto diverso dalle comiche del politicantume italiano invece di divertire susciterebbe solamente disprezzo.
Invece, indipendentemente dal merito della questione e dalle qualità del personaggio, quelli di centrodestra si sono buttati immediatamente sulla preda invitando Mastella ad unirsi a loro, considerandolo non per quello che è ma esclusivamente dal punto di vista elettoralistico, come portatore di qualche deputato e di qualche voto in più.
I guai del centrosinistra non finiscono qui, anche Rutelli e Prodi brigano per avere l'egemonia al centro, portando un altro elemento di divisione all'interno del loro schieramento. Dunque, a destra come a sinistra tutti contro tutti per contare di più, la gara è aperta.
In vista del voto, prima degli altri, Berlusconi ha cominciato la sua crociata ecumenica: "Non voglio dire del Cristo contro l'Anticristo o degli angeli contro i demoni. Ma forse un paragone del genere può servire a chiarire le idee a chi le idee chiare non le ha". Poi qualcuno si chiede perché gli hanno tirato un treppiede in testa! Naturalmente c'è da aspettarsi, con toni più o meno accentuati a seconda delle varie componenti, una campagna antiberlusconiana dei suoi avversari. Così alla fine prevarranno, sostanzialmente, i personalismi e le apparenze, mentre la realtà fuori del palazzo è tutt'altra cosa.
Le statistiche dicono che sono stati persi altre migliaia di posti di lavoro nella grande industria. Mentre il precariato aumenta a fronte della diminuzione dei posti "regolari". Il carovita, poi, condiziona pesantemente le famiglie proletarie che fanno sempre più fatica a tirare a fine mese. Insomma la crisi economica viene scaricata sulle spalle del proletariato che ancora stenta a rispondere agli attacchi del capitale.
Però una cosa è certa, se ripresa della lotta di classe ci sarà, i lavoratori dovranno contare unicamente sulle proprie forze contro tutti coloro che tenteranno di ingabbiarli, sindacati e partiti borghesi in primo luogo. Perché il riformismo è quello che vediamo ora senza trucco, squallido e arrivista, mentre per ingannare i proletari deve mascherarsi e fingersi loro amico.
gcBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #1
Gennaio 2005
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