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Home ›L'oggetto misterioso del "bene comune"
Anche senza la riduzione delle imposte, regalo natalizio di Berlusconi, i ricchi in Italia sono sempre più ricchi: sono aumentati del 13,5% nel 2003, cioè 188.000 unità in più. Certamente, tutto il mondo è paese e globalmente si contano 7,7 milioni di facoltosi individui con oltre un milione di dollari di patrimonio personale, immobili esclusi. Dal 2001 al 2002 sia i patrimoni sia le persone sono aumentati con percentuali che vanno, secondo i paesi, dal 13,6% al 3%. Negli Usa, a fronte di 40 milioni di poveri ufficiali, anch'essi in aumento, si contano due milioni 270 mila straricchi (con un totale di 8.700 miliardi di dollari); in Europa vi sono 2,6 milioni di milionari, con un totale di 7.200 miliardi di euro. (Fonte: Merrill Lynch e Gap Gemini,2004)
In fatto di redditi imponibili, anche il "ceto politico" non scherza: in testa sempre l'Unto del Signore, Berlusconi, con 12 milioni 731mila euro. Seguono: Dell'Utri con un milione 424mila euro; Lunari 433mila; Bossi 169mila; D'Alema 166mila; Bertinotti 155mila; Fassino 124mila; Rutelli 117mila. Tutti, dal prossimo anno, pagheranno meno tasse: confrontate queste cifre con il vostro reddito e cantate in coro... l'inno di Mameli! Sempre riguardo al portafoglio delle nostre é lite politiche, poli e partiti, diamo un'occhiata agli stipendi mensili dei deputati al Parlamento di Strasburgo. Si tratta di 11.779 euro a testa. Una cifra che viene superata dagli stipendi dei nostri 630 deputati che, raramente, siedono sui banchi di Montecitorio (giustamente chiamato anche Montecibatorio). Questi onorevoli rappresentanti del popolo italiano si sono da poco ritoccate le loro indennità mensili, che salgono a 12.225 euro. A loro volta i partiti, che rappresentano fazioni, lobby e ceti borghesi (tutti i cittadini, insomma, fuorché i proletari), partecipano al lauto banchetto. Oltre a risparmiare sulle ingenti spese elettorali (centinaia di milioni in gigantografie murali con smaglianti sorrisi dei leader di turno) grazie all'Iva ridotta al 4% e con tariffe postali agevolate a soli 4 centesimi per lettera, questi partiti ricevono un euro per ogni iscritto alle liste elettorali (sono 50 milioni) compresi anche quelli che si astengono dagli orgiastici riti del voto. Nei 5 anni di durata in carica degli eletti si costituisce un fondo di 250 milioni di euro, ripartito in proporzione fra tutti i partiti sulla base dei voti ricevuti.
Torniamo al divario in crescita costante fra ricchi e poveri. Le disuguaglianze si accentuano; le fasce di povertà si allargano. Non siamo noi a dirlo, considerati vetero bolscevichi o peggio, ma il cardinale di Milano, Tettamanzi, che "sollecita le istituzioni a promuovere il bene comune". Quale sia il "bene comune" fra ricchi e poveri - fra borghesi e proletari - cioè fra chi ha il superfluo e chi non ha il necessario ed anzi gli viene tolto se ce l'ha, solo un pastore d'anime potrebbe dirlo. Il sindaco milanese, Albertini, commosso di fronte a questo richiamo, si prodiga nello "stare vicino alla gente" dopo che, giusto un anno fa, non solo aveva apostrofato i tranvieri in lotta come degli irresponsabili provocatori eversivi, non contenti di ricevere "retribuzioni di tutto rispetto, che consentono di condurre una vita decorosa", ma li aveva minacciati in televisione: "tireremo addosso ai tranvieri tutto quello che abbiamo nell'arsenale giuridico". Con particolare riferimento al Regio Decreto del 1931 che prevedeva la sospensione dei lavoratori. Sempre a proposito dei tranvieri, anche il sottosegretario al Welfare, M. Sacconi, ammette la presenza di "un certo malessere che non va però strumentalizzato": ciascuno se lo tenga in casa propria... A sua volta, l'economista G. Vaciago chiarisce ai cittadini che "le istituzioni devono tenere insieme una società che funziona se le tensioni agli estremi non sono eccessive". Il guaio è che gli estremi si allontanano sempre di più; il malessere cresce mettendo in pericolo quel consenso e quella passività sociale che stanno tanto a cuore a politici, prelati, sindaci ed economisti. Per il bene comune, appunto. L'invito del rettore della Bocconi, C. Secchi, a questo punto va contro - si fa per dire - la tesi generale dei benpensanti, la quale recita: sviluppo e produzione! Al rettore è sorto qualche dubbio, poiché "produrre più reddito" non è detto che porti ad un diverso risultato. Infatti, ha aggiunto, occorrerebbe "la ridistribuzione del reddito fra le classi sociali (le quali esistono, e come! aggiungiamo noi) di un capitalismo ben organizzato". Vale a dire "riformato", cosa che stiamo sperimentando sulle nostre spalle. Le parole dell'esimio rettore ci hanno riportato alla memoria quello che Marx scriveva a metà dell'Ottocento, in risposta ad un certo "cittadino" Weston il quale sosteneva che se una zuppiera contiene una determinata quantità di minestra per un numero determinato di persone, anche un aumento di grandezza dei cucchiai non avrebbe portato ad avere più minestra da distribuire. Marx (Salario, prezzo e profitto) gli rispondeva: "Il cittadino Weston ha dimenticato che la zuppiera nella quale mangiano gli operai è riempita dall'intero prodotto del loro lavoro e che ciò che impedisce loro di prenderne di più non è né la piccolezza della zuppiera né la scarsità del suo contenuto, ma soltanto la piccolezza dei loro cucchiai". Gli altri, quelli che sfruttano il lavoro altrui e intascano profitti, interessi e rendite, usano il mestolo e non hanno alcuna intenzione di cambiarlo, neppure con uno solo più piccolo.
dcBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #1
Gennaio 2005
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