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Home ›Taglia e riduci le imposte: paga il proletariato
Squillano le trombe del Polo delle Libertà e annunciano - dopo la consueta distribuzione di pani e pesci ai fedeli cortigiani del Principe - la svolta epocale: meno tasse per tutti, con un occhio di riguardo ai ricchi che così potranno meglio beneficiare i poveri. Insomma, un piccolo sconto ai "redditi bassi" (che più bassi di così non si può) e un'altra congrua regalia ai "redditi alti". Fra i quali, guidata da Berlusconi, si allinea una folla di scalpitanti imprenditori, finanzieri, commercianti, liberi professionisti, nonché deputati e senatori. Totale ufficiale delle elargizioni: circa 6 miliardi e mezzo di euro; ma poi si scopre che in termini di cassa, nel 2005, occorrerebbe una copertura di soli 4,3 miliardi, di cui 2 dovrebbero arrivare dal condono edilizio, prorogato al 2005 per due rate della sanatoria (una ennesima ipotetica entrata "una tantum" da scontarsi negli anni successivi). Si scopre pure che la riforma fiscale avrebbe una sua autocopertura di 400 milioni di euro nel 2005 e 500 milioni nel 2006, grazie a maggiori incassi (IVA) dovuti ad una spesa maggiore che dovrebbero fare i contribuenti grazie alla riduzione delle imposte! Superfluo aggiungere che altri nodi verranno al pettine quando nel 2006 si dovranno reperire risorse per coprire i tagli a regime, ovvero ben 7 miliardi di euro.
Fra una girandola di "qui lo dico e qui lo nego", con cifre che appaiono e scompaiono in perfetto "stile Tremonti", dalla bandana del Silvio nazionale spuntano, per il triennio 2005/7,3 miliardi di euro per le riduzioni dei consumi intermedi della pubblica amministrazione e 3,2 miliardi rastrellati con aumenti delle marche da bollo; 900 milioni dal lotto e lotterie per il 2006/7; un miliardo dalle sigarette nel 2006 e 340 milioni di tasse in più per le Cooperative. Dulcis in fundo,300 miliardi "risparmiati" nel triennio per lo smaltimento delle scorie nucleari. Sul fronte del lavoro,800 milioni di euro arriveranno - nel 2006/7 - dai tagli di personale e dal blocco del turn-over dei dipendenti pubblici, mentre si avrà un "giro di vite" nelle assunzioni a tempo indeterminato nei settori della sanità (evviva il precariato!). Una sanità che lamenta un fabbisogno insoddisfatto di 18 miliardi di euro negli ultimi tre anni.
Un solo lavoratore - proclama Berlusconi col suo smagliante sorriso - sostituirà 5 lavoratori che lasceranno il pubblico impiego: 75 mila posti in meno nel prossimo anno. Ma si va a circa 400mila se si tiene conto del turn-over complessivo di tutta la pubblica amministrazione per tre anni, e dove, fra l'altro, il 30% del personale è già precario. Sull'orlo di una crisi di nervi, la Moratti, avrebbe ottenuto di sospendere un taglio immediato di 20mila posti nella scuola, accettando la più lenta "scomparsa risanatrice" di supplenti brevi e insegnanti d'inglese alle elementari. All'Università, anziché 600 milioni a suo tempo "previsti" per il fondo finanziamento ordinario, ne andranno 300. Questo mentre la Ragioneria dello Stato ha appena annunciato che nel triennio 2002/4 sono stati eliminati 20mila posti di docenti e 9.600 posti di personale ausiliario. Se aggiungete tutti questi tagli a quelli già programmati dalla Finanziaria (la quale a sua volta ha rastrellato 7 miliardi di euro e bloccato la spesa pubblica per 9 miliardi), con sforbiciate che dovrebbero contemporaneamente coprire deficit di bilancio e riduzioni fiscali, la situazione complessiva si fa drammatica.
Nota a margine, il centro destra porta avanti la rapina già perpetrata dal centro sinistra, con la quale lo Stato si è appropriato della "modesta" cifra di 14 miliardi di euro in crediti di imposta, cioè denaro che sarebbe stato da restituire a circa tre milioni di contribuenti. La considerevole somma figura tuttora come giacenza di rimborsi fiscali rallentati, in media addirittura da 9 anni (rimborsi Irpef, Iva e persino la defunta Ilor). Ma non finisce qui il vero e proprio furto operato nelle tasche dei "cittadini", in buona parte proletari. Da anni siamo in attesa di una restituzione del famoso fiscal drag, promessa in periodi elettorali. Il meccanismo correttivo del drenaggio fiscale, cioè dell'erosione costante che l'aumento del costo della vita (calcolato dall'Istat) effettua su salari e pensioni, dovrebbe avvenire - secondo la legge - quando la media annuale dell'inflazione supera quella programmata. L'aggravio fiscale si viene a creare quando c'è un aumento dei prezzi che porta (si fa per dire!) a un aumento nominale dei salari. Orbene, non solo i salari aumentano in minima parte nel loro rapporto con l'aumento del costo della vita (ed anzi tendono a diminuire costantemente) ma alla fine ci troviamo a dover subire anche un prelievo fiscale maggiore che - per completare la beffa - dovrebbe esserci restituito in piccola parte mentre invece viene inghiottito nella voce "avere" del bilancio statale. Secondo la SPI-CER, nell'anno 2003 per oltre 25 milioni di "cittadini" (tutti lavoratori e pensionati) l'aggravio d'imposta ha avuto un costo integrale di due mila 488 milioni di euro. La mancata restituzione, che - nota bene - dovrebbe essere solo di 889 milioni di euro, lascerebbe in ogni modo nelle rapaci casse dello Stato ben 1.599 milioni di euro.
Concludendo, i conti non tornano sia nelle casse dello Stato (ma di questo non ci preoccupiamo) sia nelle tasche dei proletari che come sempre pagano per tutti. La miscela si fa esplosiva; le ricette medicamentose, da destra e da "sinistra", a base di una "filosofia della manovra" che accomuna gli uni e gli altri - cioè "rilancio e crescita del Paese" --, aggravano la malattia dalla quale, tempo al tempo, il capitalismo non può uscire se non affamandoci vieppiù.
dcBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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