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Home ›Lotte e condizioni operaie nel mondo
Germania
Mercoledì 20 ottobre la maggioranza dell'assemblea dei lavoratori della Opel ha votato per la fine dello sciopero. Questo è stato salutato con favore da Schroder e dalla direzione della General Motors, che tra le altre aziende, controlla anche la Opel e la Saab. Ma analoga è stata pure la posizione dell'IG Metall, il principale sindacato di categoria, che mai ha supportato in alcun modo lo sciopero.
Il giorno seguente i dirigenti aziendali e il sindacato hanno provato a raggiungere un accordo. Il sindacato, sotto la pressione delle lotte dei lavoratori, ha difeso un aumento dei salari del 4% e ha richiesto garanzie per il mantenimento dei livelli occupazionali per dieci anni. In risposta la direzione ha affermato che il sindacato non capisce la gravità della situazione.
Sebbene un altro incontro sia stato programmato per il 28 ottobre (una data "inspiegabilmente" lontana) sembra probabile la ripresa dello sciopero. La speranza è che gli operai Opel riescano a tenere lontani i sindacati continuando ad auto-organizzarsi, e che la loro dura lotta possa ispirare altri lavoratori. In particolare potrebbero trarne preziose lezioni i lavoratori Volkswagen (che già sta minacciando "riforme") e quelli Fiat (che pure in certa misura si sono già mossi fuori dalla linea sindacale).
Messico
Dozzine di insegnanti e altri dipendenti statali furiosi si sono fatte beffe del servizio d'ordine, e hanno bloccato il percorso del convoglio del presidente Vincente Fox. Calci e pugni hanno colpito i mezzi sui quali viaggiavano diversi funzionari federali. Alcuni spintoni e pugni sono stati scambiati pure con gli agenti di sicurezza, mentre questi tentavano di aprire la strada al convoglio. Nessun ferito è stato segnalato nel corso degli scontri.
L'episodio si è verificato nel corso di una visita del presidente Fox a Ciudad Juarez, il 22 ottobre. Dopo aver tenuto un discorso relativo ai più di 300 omicidi di donne nella zona, il presidente aveva rifiutato di discutere con alcuni insegnanti il programma di riforme del governo, sostenendo di non avere in programma alcuna privatizzazione e quindi avviandosi assieme ai suoi collaboratori e al governatore della regione verso l'aeroporto. Ma, urlando slogan contro le privatizzazioni, contro la riforma del sistema pensionistico e contro le aggressioni e le discriminazioni delle donne, i dimostranti hanno bloccato lungo la strada il convoglio, obbligandolo a fare marcia indietro. Le riforme proposte da Fox colpiscono duramente la classe operaia messicana, e prevedono l'abbassamento delle pensioni e la privatizzazione dei principali enti per i servizi sociali e per l'educazione.
Cina
Ancora morti nelle miniere e nelle fabbriche di fuochi d'artificio. Il 20 ottobre una esplosione di gas in una miniera a Daping, nella provincia di Henan, ha provocato 56 vittime accertate. Quello che più sconcerta è il numero di dispersi, che potrebbe far crescere le dimensioni della sciagura. La miniera occupa 4100 lavoratori e al momento dell'esplosione 446 di questi erano sottoterra. Attualmente, solo 298 persone risultano scampate all'incidente. Ai 92 dispersi si aggiungono alcuni feriti in gravi condizioni. Gli oltre mille soccorritori disperano di trovare altri sopravvissuti. Il disastro di Doping è il più grave, quest'anno, ma si aggiunge ad una lunga lista di altri cosiddetti "incidenti", che hanno provocato 4.153 morti tra i minatori di carbone. La realtàè che difficilmente si può parlare di "incidenti", per fatti che si ripetono in maniera sistematica e sempre più grave. Evidentemente, invece, la ricerca del profitto, che impone il contenimento assoluto dei costi, richiede il sacrificio di migliaia di lavoratori, e su questa linea il governo intende cinicamente proseguire.
Un altro incidente è stato invece registrato il 4 ottobre presso una fabbrica di fuochi di artificio in una regione sud-occidentale del paese. Una esplosione ha causato la morte di 37 operai e il ferimento di altri 57. Sei edifici della fabbrica sono stati completamente rasi al suolo. I lavoratori della fabbrica, esposti a rischi altissimi, prendono appena 36 dollari al mese e, quasi come crudele beffa, il governo provinciale ha offerto alle famiglie delle vittime un risarcimento pari a circa 500 dollari.
Le statistiche ufficiali delle cosiddette morti bianche in Cina registrano 63.735 morti in 426.283 incidenti sul lavoro nei soli primi sei mesi di quest'anno. Il "miracolo" della crescita economica cinese, che suscita l'ammirazione di tanti industriali ed economisti e che pare essere il modello di "sviluppo" capitalistico del prossimo futuro, poggia non solo sullo sfruttamento estremo del proletariato, ma letteralmente sul sangue di migliaia di lavoratori.
Intanto qualcosa si muove anche sul fronte proletario. Dopo oltre 4 settimane di lotta, migliaia di lavoratori della fabbrica tessile Number Seven, a Xianyang, continuano a picchettare i cancelli e bloccare la produzione. La protesta riguarda i contratti imposti dai nuovi proprietari dell'azienda, che obbligano tutti i dipendenti (vecchi e nuovi) a sottoporsi ad un periodo di prova di 6 mesi, in condizioni di ricattabilità e a paga ridotta. L'imponente dispiegamento di poliziotti intorno alla fabbrica per ora non ha provocato scontri. Gli organi di stampa ufficiali hanno accuratamente evitato di menzionare l'episodio, ed anche tramite il motore di ricerca Baidu non è possibile recuperare alcuna notizia.
Stati Uniti
Il 7 ottobre numerosi autisti di scuola-bus, iscritti al sindacato ATLU Local 1181, hanno manifestato di fronte agli uffici del sindacato, accusando i loro "rappresentanti" di essere incapaci di difendere i loro diritti nei confronti dell'azienda, la Jo-Lo Bus Company. L'azienda è stata recentemente riorganizzata in due gruppi, affidando la maggior parte delle tratte a nuovi autisti, con meno anzianità e paghe notevolmente più basse, in modo da ottenere profitti maggiori. Il sindacato ha assecondato tutto questo processo, non muovendo un solo dito a difesa dei lavoratori. Anzi, quando gli autisti hanno tentato di avere un colloquio con i dirigenti sindacali, a loro è stato detto che dovevano fissare un appuntamento, e quindi rimandare tutto a più di un mese di distanza. Certo, il caso di questi lavoratori (che ora hanno aperto una vertenza legale contro il sindacato) sfiora il paradosso. Ma quante volte, nelle lotte, i sindacati si dimostrano i nemici più subdoli degli stessi padroni e dirigenti?!
micBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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