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Home ›Lentamente ma l'Europa del capitale cammina - Costituzione europea: firma dei capi di governo
Il Trattato costituzionale europeo è stato sottoscritto dai capi di governo dei 25 stati che compongono l'Unione europea. Si tratta del primo passo per arrivare all'entrata in vigore della Costituzione, cosa che richiede l'approvazione, per via referendaria o parlamentare, dei singoli stati nazionali. Passaggio tutt'altro che scontato e ricco di incognite e che permetterà alle diverse tendenze antieuropeiste di esprimersi più compiutamente di quanto abbiano fatto finora.
Dunque, la firma del trattato è un ulteriore passo verso quell'obiettivo di unificazione intrapreso dai settori portanti della borghesia europea, quelli intenzionati a costruire un'Europa capace di sostenere lo scontro sui mercati mondiali con la forza propria di un gigante economico di dimensione continentale. La strada è ancora lunga e non si può neanche escludere che, lo ripetiamo, nel frattempo possano esprimersi forze disgregatrici interne alla stessa borghesia ben motivate a rallentare la velocità di marcia dell'unificazione se non addirittura ad azzerarla. Comunque non bisogna neanche sottovalutare l'importanza del passo compiuto: il processo di unificazione politica dell'Europa ha subito un'accelerazione.
Con 448 articoli, un vero e proprio labirinto costituzionale che denuncia la complessità del progetto di integrazione europea, sono stati definiti i principi, gli organi istituzionali, con i relativi compiti, e le regole per il funzionamento delle istituzioni politiche che dovranno permettere la guida politica della Ue. Più che analizzare gli articoli del Trattato vogliamo metterne in evidenza i suoi principali aspetti. Sono stati definiti gli organi per l'esercizio del potere legislativo ed esecutivo e le regole per il raggiungimento delle maggioranze necessarie per l'approvazione delle leggi con la conseguente riduzione dell'area in cui sarà necessaria il voto all'unanimità dei rappresentanti degli stati nazionali; si è data maggiore stabilità alla presidenza del Consiglio europeo superando l'attuale regime delle rotazioni semestrali; si è sancita la nascita di un ministro degli esteri (ancora con poteri molto limitati); si sono ampliati i poteri del parlamento europeo e si è ristrutturata la Commissione europea; inoltre, sul piano dell'affermazione dei principi, sono stati inglobati nel trattato i 54 articoli della Carta dei diritti fondamentali proclamati a Nizza nel 2000. In generale, tutto ciò significa che il complesso processo di spostamento del potere decisionale dalle istituzioni nazionali a quelle centrali ha compiuto un altro piccolo ma importante passo in avanti.
L'integrazione dell'Europa richiede una ristrutturazione profonda dell'economia che metterà a duro confronto i diversi soggetti e le diverse aree che saranno investite dagli inevitabili processi di concentrazione del capitale e questo comporterà dei rafforzamenti di alcuni centri di potere economico a danno di altri. Tutto ciò genererà ulteriori resistenze se non aperte ostilità da parte dei settori della borghesia i cui interessi sono più marcatamente legati ai mercati nazionali e/o a quello degli Usa. La borghesia europea, nel suo complesso, non ha però altre possibilità: se vuole attrezzarsi per sostenere il durissimo scontro economico sui mercati mondiali deve per forza procedere nella direzione intrapresa giungendo alla resa dei conti con le proprie resistenze interne. Solo questa prospettiva le potrà consentire di inserirsi in quel titanico scontro che si sta preparando a scala mondiale tra i diversi blocchi economici, ormai di dimensione continentale, per il dominio dei mercati globali. Oggi gli Usa, pur con lo strapotere del loro apparato militare, mostrano grandi difficoltà nel gestire la propria crisi economica, sia internamente che internazionalmente. In questa situazione la costituzione di un polo imperialistico europeo non può che essere un elemento di forte destabilizzazione per l'attuale precario equilibrio del dominio americano sul mondo. È una prospettiva che gli Usa temono moltissimo e che cercano di contrastare con tutte le loro forze. Per il capitalismo perciò si apre una nuova e più intensa fase di scontro in cui tutto il mondo passato sarà messo in discussione e in cui si esprimeranno forti dinamiche di rimescolamento delle attuali alleanze internazionali. Sullo sfondo, la potente molla della crisi economica del capitale che riduce ineluttabilmente gli spazi di mediazione tra i diversi centri di potere e che spinge sempre più verso lo scontro aperto. Per questo l'Europa non costituisce certo quell'elemento, tanto vagheggiato dalla sinistra riformista, di pace e affratellamento degli uomini, cose fondamentali per il destino dell'umanità da cercare però in ben altre prospettive politiche.
clBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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