Piedi ben piantati nel... Fango - A proposito del corteo contro la guerra del 20 marzo

Il 20 marzo prossimo si svolgerà a Roma una manifestazione contro l'occupazione militare dell'Iraq, della Palestina, dell'Afghanistan e della Cecenia, e per il ritiro immediato delle truppe italiane in Iraq "senza se e senza ma". L'iniziativa è stata organizzata in occasione della giornata mondiale "per la fine dell'occupazione dell'Iraq e per l'autodeterminazione del popolo iracheno" proposta dal movimento statunitense contro la guerra e rilanciata dal Forum Sociale Europeo di Parigi e dal Forum Sociale Mondiale di Mumbai.

Alla manifestazione parteciperanno anche i Cobas, Rifondazione Comunista, i Verdi, il PdCI di Cossutta e forse, rischiando i tanto sbandierati "ceffoni umanitari" promessi da Caruso dei Disobbedienti napoletani, anche Fassino e altri figuri della camarilla diessina.

Ci sarà dunque tutto il cosiddetto popolo della sinistra al completo, comprese le pecore nere del Campo Antimperialista che il 13 dicembre scorso avevano organizzato una manifestazione in appoggio della resistenza irachena, ma che erano stati boicottati da no global & Co. perché accusati di intendersela con degli ex-fascisti (vedi "Nazione contro classe" su Battaglia comunista n° 12,2003).

Bisogna riconoscere che i no global dei Forum Sociali, nei loro documenti, utilizzano un linguaggio sufficientemente adeguato e consono ai propri obiettivi. Infatti, nell'intervento introduttivo che ha aperto l'assemblea delle reti italiane del Forum Sociale Europeo e del sedicente movimento dei movimenti (?) svoltasi a Bologna il 7 e l'8 febbraio scorso, i nostri no global ribadiscono più volte che la loro lotta è contro il liberismo, ovverosia - posto che il termine "liberismo" sia corretto - contro quella particolare forma di politica economica capitalistica che attualmente domina a livello planetario. Dunque non contro il capitalismo nel suo complesso, ma contro una sua particolare politica economica. E infatti i Forum Sociali non ci pensano proprio a mettere in discussione il modo di produzione capitalistico fondato sul dominio della borghesia, la divisione in classi, il lavoro salariato, lo sfruttamento e via dicendo. Ragion per cui non è per loro scandalo appellarsi, a garanzia del "diritto dei popoli all'autodeterminazione", all'autorità dell'ONU, ossia l'organo supremo che ammanta di legittimità democratica la dittatura capitalista e imperialista sul mondo. Ecco, allora magari dovrebbero smetterla di sostenere che "un altro mondo è possibile", perché il mondo che loro propongono non è altro che quello capitalista col trucco un po' cambiato.

Il popolo di sinistra si divide sulla questione dell'appoggio alla resistenza irachena. C'è chi la appoggia "senza se e senza ma", e c'è chi invece, ripudiando per principio l'uso delle armi, non può accettarla. Su questa faccenda poi si innesta l'attuale dibattito sulla non-violenza aperto da Bertinotti in Rifondazione comunista, che è l'ennesima tappa di allontanamento anche teorico dai riferimenti generali al marxismo, sistematicamente tradito nella prassi. Ma violenza o non-violenza, sono tutti saldamente schierati su posizioni interclassiste, da Mussi alla Confederazione Cobas. Questi ultimi, che per costituzione dovrebbero essere quelli più sensibili al conflitto sociale, nel loro documento pubblicato sul Manifesto e su Liberazione alla fine di febbraio, non parlano che di "resistenza" e di "popolo iracheno", come se di fronte all'occupazione straniera sparisse di colpo qualsiasi differenza fra i diseredati iracheni e quella borghesia che fino all'anno scorso li soggiogava col pugno di ferro e che adesso regge i fili della guerriglia anti-americana, insieme alla feudale pretaglia islamica. Nessun richiamo alla lotta di classe, dunque, né tanto meno all'autonomia degli interessi proletari, che devono essere sacrificati sul fangoso altare della liberazione nazionale. Per la gioia dei mullah e dei patrioti gallonati.

Sicano

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.