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Home ›Il clima? Un disastro imminente - Ma Bush nasconde tutto nel cassetto
Il rapporto, commissionato dal Pentagono e scritto da due analisti delle questioni ambientali, è sconvolgente: i cambiamenti climatici dei prossimi 20 anni rischiano di gettare il mondo nel caos per l'impatto sulle società e sugli stati degli squilibri climatici che avverranno a causa dell'effetto serra. Ecco i principali fenomeni evidenziati dal rapporto. I ghiacci delle calotte polari subiranno una drastica riduzione e causeranno l'innalzamento del livello dei mari, la Corrente del golfo rallenterà la sua velocità alterando il clima dell'Europa e in particolare della Gran Bretagna (è previsto un abbassamento della temperatura di circa 3,5 gradi centigradi nel vecchio continente e di circa 2,8 gradi lungo la East Coast americana), il fenomeno della desertificazione e della siccità colpirà vaste aree del pianeta, la penuria energetica che si determinerà scatenerà la corsa all'accaparramento dei combustibili fossili. Il rapporto mette in evidenza le conseguenze sui sistemi sociali mondiali che saranno fortemente destabilizzati. Sono previsti flussi migratori biblici e incontrollabili dalle aree povere, carestie e catastrofi naturali che da una parte metteranno sotto pressione le aree ricche del pianeta (Usa ed Europa), dall'altra attiveranno conflitti guerreggiati in tutte le aree del globo; il rapporto è eloquente quando denuncia che "rivolte e conflitti diventeranno parte endemica della società: la guerra tornerà a definire i parametri della vita umana". Non solo l'Europa sarà vittima di questi cambiamenti ma anche quei paesi che oggi vantano un alto tasso di crescita demografica; anzi sarà proprio in questi, precisa il rapporto, che esploderanno per primi i conflitti a causa delle enormi popolazioni che vi abitano e della mancanza delle risorse necessarie alla loro sopravvivenza (India, Sudafrica, Indonesia). In conclusione il Pentagono ipotizza una nuova corsa al riarmo nucleare, anche dei paesi attualmente sprovvisti di bomba atomica, quale mezzo estremo per dirimere con la forza le controversie che sorgeranno tra gli stati. Uno scenario apocalittico che non può non inquietare, soprattutto perché a definirlo è stato un gruppo di studiosi appositamente incaricati dall'establishment americano. Il presidente Bush, per la gravità di ciò che vi è scritto, ha pensato bene di tenere segreto il rapporto fino a quando ha potuto.
Quello che è stato detto assume particolare rilievo perché conferma e non smentisce le visioni, accusate spesso di catastrofismo, dei numerosi scienziati che negli anni passati hanno ripetutamente lanciato l'allarme sulle conseguenze ambientali dell'effetto serra. Gli studi del mondo accademico, sempre ignorati da tutte le istituzioni governative, hanno ben evidenziato i pericoli che corre l'ecosistema Terra. Ne esce un quadro desolante e particolarmente allarmante. Clima siberiano in Gran Bretagna, inaridimento delle pianure fertili dell'Asia occidentale (i granai asiatici), avanzamento dell'area arida nel sud dell'Europa e in alcune zone americane, innalzamento dei mari e sommersione di enormi estensioni di terre costiere, distruzione delle biodiversità (si pensa che attualmente a causa della distruzione delle foreste si estingua una specie ogni quarto d'ora), aumento degli uragani e delle alluvioni nelle zone attualmente a clima continentale. Gli scienziati da tempo hanno denunciato che tutto ciò creerà enormi tensioni tra i popoli per il controllo delle risorse del pianeta.
Evidentemente il problema è tale che anche il governo americano ha voluto prenderlo in considerazione; si tratta forse di una conversione alla sensibilità ambientalista? Certamente no visto l'atteggiamento di intransigente rifiuto che esso ha avuto rispetto al pur timido tentativo europeo di rallentare, attraverso impegni internazionali, l'immissione di anidride carbonica nell'atmosfera con il protocollo di Kyoto. Gli Usa sono impegnati, spinti dai crescenti consumi di energia e dalle concomitanti crescenti difficoltà all'approvvigionamento della risorsa petrolifera, in una corsa al riutilizzo del carbone nelle centrali termoelettriche e di conseguenza hanno anteposto i loro interessi economici a qualsiasi precauzione ambientale. La ricerca commissionata dal Pentagono ha allora un altro significato: studiare gli scenari che si determineranno in conseguenza dei disastri climatici per cercare di definire la migliore strategia con la quale sfruttare la situazione per subire meno danni possibili e per infliggerne ai diretti concorrenti sullo scacchiere imperialista. C'è da rabbrividire ma questo è l'imperialismo dei nostri tempi. È un sistema economico e politico che non si ferma davanti a nulla, neanche di fronte alla possibilità di creare nel pianeta Terra i più gravi disastri ambientali e di sottoporre l'umanità a drammatiche esperienze apocalittiche. La responsabilitàè anche dei governi e della potente borghesia europea che hanno in testa ai loro pensieri unicamente il problema di sottrarre agli Usa il ruolo di prima potenza imperialistica mondiale. Infatti, qual è stata la reazione dell'Europa al rapporto del Pentagono? Praticamente nulla. Di fronte a notizie tanto sconvolgenti riportate dai giornali, spesso neanche in prima pagina e passate nel silenzio già il giorno successivo alla loro pubblicazione, nessun governo ha fatto un solo commento. Riflettano i suoi sostenitori, impegnati oggi a propagandare il progetto europeo come la soluzione ai tanti problemi della società; soprattutto tra tanti lavoratori e proletari che simpatizzano per la sinistra c'è bisogno di una presa di coscienza del dramma che proprio tale progetto prospetta all'umanità...
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Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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