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Home ›Inquisito Fazio, il governatore della Banca d'Italia - L'economia di carta è ormai allo sfascio
Molto probabilmente, l'iscrizione nel registro degli indagati del Governatore della banca d'Italia Fazio e l'emissione del relativo avviso di garanzia che già lo stesso capo della procura di Trani ha classificato come "un atto dovuto", cioè una pura formalità burocratica, sono destinati a non avere conseguenze processuali di un qualche rilievo e Fazio, a dispetto della Lega Nord, che sulle prime ne aveva chiesto le dimissioni, rimarrà al suo posto ancora per molto tempo. D'altra parte non è neppure da escludere che la vicenda sia stata amplificata per effetto dello scontro in corso da tempo e senza esclusione di colpi fra lo stesso Fazio e il Ministro dell'Economia Tremonti. Ma il crack della Banca 121 (che sta per One to One, uno a uno), non può essere archiviato come un fatto d'ordinaria cronaca al pari di una delle tante infinite truffe che quotidianamente vengono consumate senza assurgere agli onori delle prime pagine dei giornali. Quest'ennesimo imbroglio ai danni di migliaia di piccoli risparmiatori, infatti, è stato realizzato mediante un marchingegno simile a quelli che hanno portato al fallimento della Cirio e della Parmalat, ma prima ancora della statunitense Enron e di numerosi Fondi di investimento anglosassoni, fra cui anche molti fondi-pensione, cioè il bond. Esso è una particolare forma di obbligazione che viene emesso a partire da altri titoli di debito come quelli del debito pubblico, da prestiti ipotecari, da future su titoli azionari e così via. A differenza delle obbligazioni tradizionali, la cui emissione poteva aver luogo solo previa approvazione da parte della Banca centrale del piano di ammortamento del debito in relazione all'andamento economico dell'impresa e alla sua consistenza patrimoniale, i bond si basano poco più che su una promessa fatta da chi li emette a chi li sottoscrive di un consistente profitto. Alcuni tipi di bond, i cosiddetti bond-spazzatura per esempio, vengono emessi per raccogliere i fondi necessari per scalare una determinata società acquisendone la maggioranza azionaria e si basano sulla promessa di un'elevata remunerazione resa possibile dal rialzo del valore delle azioni che si presuppone si determinerà per effetto della scalata stessa. Per quanto la loro emissione sia in qualche modo regolamentata per limitare i possibili abusi, in realtà essa è di fatto svincolata dalla effettiva attività economica delle imprese. La normativa europea, per esempio, consente la loro emissione solo a società quotate in borsa e per un valore massimo pari al doppio del capitale versato. Questo vincolo, peraltro piuttosto blando, nella pratica viene aggirato con estrema facilità poiché, essendo stata liberalizzata la circolazione dei capitali, l'emissione può aver luogo mediante una società off shore appositamente costituita in paesi in cui non esistono o vincoli. In definitiva, i bond appartengono a quella grande famiglia dei derivati finanziari ovvero di quegli strumenti della cosiddetta finanza creativa utilizzati per la produzione di capitale fittizio ovvero di capitale prodotto indipendentemente dai processi di accumulazione derivanti dalle attività economiche in senso stretto. Nella mente dei suoi ideatori, questo particolare tipo di produzione di capitale finanziario doveva servire a democratizzare l'economia mondiale sottraendola al controllo degli stati esercitato mediante il monopolio e il controllo della massa monetaria e dei suoi più diretti derivati (titoli su depositi bancari ecc.) Secondo le teorie monetariste e neoliberiste allora di gran voga, l'economia mondiale, liberata così dai lacci e lacciuoli che limitavano la crescita del capitale finanziario in tutte le sue forme, avrebbe superato la crisi in cui essa si dimenava (siamo nella prima metà degli anni Settanta). L'epoca delle politiche di sostegno della domanda, che secondo queste teorie erano la causa dell'inflazione galoppante e della crisi stessa, si sarebbe così chiusa per lasciare il posto a quella delle politiche basate sull'espansione dell'offerta di merci. Questo schema, infatti, presupponeva, all'opposto di quello keyensiano che fino allora aveva ispiratore la politica di quasi tutti i governi del mondo, che la liberalizzazione della produzione di capitale finanziario per mezzo di altro capitale finanziario (capitale fittizio) stimolasse gli investimenti produttivi e la produzione di merci. In realtà, poiché la crisi traeva origine dalla costante riduzione dei saggi di profitto industriale, questa produzione supplementare di capitale finanziario, lungi dal trasformarsi in capitale industriale, è divenuta quasi del tutto autoreferente. E così accanto all'accumulazione basata sull'espansione della base produttiva si è sviluppata, fino a sopravanzarla, quella basata sulle acquisizioni di altre imprese finanziate con l'indebitamento facile e, accanto alle forme di appropriazione di plusvalore per mezzo della produzione di merci, si sono sviluppate, sia per integrare queste ultime sia in modo autonomo, forme di appropriazione parassitaria basate proprio sulla produzione senza limiti dei derivati finanziari. Insomma, un gigantesco castello di carta che ora, franando, mette a nudo un sistema bloccato sia dal lato della domanda sia da quello dell'offerta e che induce da un lato ad accanirsi nell'intensificare lo sfruttamento più brutale della forza-lavoro e più in generale degli strati sociali più deboli della società e, dall'altro, a ricercare facile guadagni lasciando campo libero a speculatori e truffatori di ogni risma rispetto ai quali anche il Totò che vendeva all'ingenuo turista la fontana di Trevi appare un vero gentiluomo.
gpBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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