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Home ›Condizioni e lotte operaie nel mondo
Repubblica Domenicana
Uno sciopero generale di due giorni si è concluso con otto morti e un numero indeterminato di feriti, vittime della violenza dei soldati e della polizia. Tra i morti figura anche uno degli organizzatori della protesta, freddato a bruciapelo da un poliziotto.
Lo sciopero vedeva tra le richieste principali l'abolizione delle tasse su carburanti e gasolio ed era la risposta alle politiche del governo della Repubblica Domenicana, imposte dal Fondo Monetario Internazionale per fronteggiare una profonda crisi economica. Le conseguenze immediate di tali politiche sono state il collasso della moneta locale, l'incremento generalizzato dei prezzi, il peggioramento netto delle condizioni di vita, migrazioni di massa.
Oltre ai morti ed ai feriti, altri 400 manifestanti sono stati arrestati, compresi alcuni organizzatori arrestati prima dello sciopero, secondo la versione del ministro degli interni "per la loro stessa sicurezza". Il presidente Mejia si è rifiutato di considerare in alcun modo le rivendicazioni. Il tasso di disoccupazione ufficiale nel frattempo ha già raggiunto il 16%, ed il prezzo di beni di consumo e carburanti l'anno scorso è raddoppiato. In conseguenza del collasso economico, migliaia di domenicani hanno preso il mare su imbarcazioni precarie per raggiungere l'isola di Porto Rico, possedimento USA. Finora la guardia costiera statunitense ha intercettato 1000 immigrati clandestini, contro i 190 dello stesso periodo dell'anno scorso.
Cina
I lavoratori e pensionati della fabbrica tessile Tieshu, nella provincia di Hubei, hanno ripreso le proteste per ottenere gli stipendi, le pensioni e i sussidi dovuti e mai pagati dopo la bancarotta, alla fine del 2002. I lavoratori della Tieshu avevano iniziato le proteste nel gennaio dello scorso anno, dopo il rifiuto dei dirigenti di discutere un accordo sulla bancarotta. Oltre a questo, i lavoratori chiedono il rimborso completo dei fondi da loro investiti nella compagnia tra il 1993 e il 1997.
La nuova ondata di proteste si è levata spontanea dopo una dichiarazione ufficiale, dove venivano smentite apertamente le promesse e le rassicurazioni fatte in precedenza ai lavoratori.
Le proteste sono cominciate il mese scorso, quando 1200 lavoratori per molte ore hanno bloccato i binari della ferrovia. Le autorità hanno immediatamente inviato 800 poliziotti per disperdere i protestanti e bloccare l'arrivo d'altre centinaia di lavoratori. I dimostranti sono stati violentemente attaccati e parecchi sono stati feriti. Almeno 20 lavoratori sono stati arrestati. Anche un ufficiale dell'esercito, che obiettava sulla brutalità dell'attacco della polizia, è finito in manette.
Dopo gli scontri, circa 1000 lavoratori si sono radunati ogni giorno davanti ai cancelli degli edifici governativi di Suizhou. L'11 febbraio la polizia ha arrestato un altro manifestante che, con un gruppo di lavoratori, aveva tentato di entrare nel municipio per ottenere un incontro con i funzionari del governo.
Romania
Migliaia di minatori rumeni sono entrati in sciopero ad oltranza dal 23 febbraio, per protestare contro i licenziamenti minacciati dal governo. Tutto il settore minerario sta subendo una dura ristrutturazione, e il governo sta pianificando la divisione della struttura esistente in cinque unità separate, con conseguenze sul piano occupazionale pari a 8 mila licenziamenti nei prossimi 2 anni.
Si stima che allo sciopero aderiscano circa 35 mila minatori. Solo nel principale bacino di lignite della Romania, almeno 17 mila minatori (che rappresentano il 20% di tutti i minatori della nazione) partecipano alle proteste. Uno sciopero di queste dimensioni provoca all'industria mineraria una perdita di più di 3 miliardi di dollari al giorno. Inoltre la Romania produce circa due terzi della sua energia attraverso centrali termiche a carbone o gas.
Il sindacato, che finora sembra tenere le redini dello sciopero, si limita a chiedere l'istituzione di "adeguati ammortizzatori sociali". La lotta dei lavoratori, per trovare uno sbocco e non arenarsi nel nulla, dopo tanti sacrifici, dovrà di certo scavalcare anche l'argine istituzionale posto dal sindacato. Il ruolo storico del sindacato è infatti sempre stato quello di guidare i lavoratori alla mediazione con i padroni, con una lotta più o meno dura ma sempre controllata e, nelle condizioni attuali, destinata solo all'accettazione del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
Per i minatori della Romania, come per tutti gli altri lavoratori del mondo, la difesa dei posti di lavoro, delle condizioni salariali e sociali, la conquista di coscienza della propria forza, come classe materialmente produttrice della ricchezza, potrà passare solo attraverso la costituzione di organismi autonomi di lotta. Solo attraverso l'estensione della lotta a tutti gli altri settori colpiti dalla crisi e dalla ristrutturazione, attraverso la partecipazione diretta ad assemblee permanenti sui luoghi di lavoro e nel territorio, i lavoratori potranno cominciare a decidere il futuro; non solo della lotta, ma anche della propria vita e della società.
micBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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