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Home ›Da Battaglia Comunista N.28 - Agosto 1948
1. Parlamentarismo rivoluzionario e presentazione delle liste di partito
Su questo argomento nella relazione (dei delegati francesi) si legge:
Con tali premesse, essi (cioè i delegati congressuali che avevano insistito sulla necessità d'una analisi critica della fase attuale della dominazione borghese, ecc.) esigettero (?) che il partito rinunciasse immediatamente alla politica seguita fin qui, benché modificata nelle ultime elezioni, d'una presentazione di liste su di una posizione antiparlamentarista, mirante ben inteso a utilizzare la campagna elettorale per condurre la propaganda rivoluzionaria. Ora il Congresso, ivi compresi coloro che difendevano questa tattica tradizionale della III Internazionale, si rese senza esitazione a questo appello.
E più oltre, tra gli indici positivi forniti dal Congresso di Firenze, si pone quello del
rigetto della tattica del parlamentarismo rivoluzionario ed anche della semplice presentazione delle liste di partito per utilizzazione rivoluzionaria della campagna elettorale.
In realtà al Congresso:
- nessuno ha posto il problema della utilizzazione della campagna elettorale ricollegandosi sic et sempliciter alla tattica tradizionale della III Internazionale,fatta propria, del resto,e "teorizzata" dalla sinistra italiana fin dal convegno di Imola;
- nessuno ha fatto propria e ha difeso la tesi del "parlamentarismo rivoluzionario";
- nessuno, ad onta dell'invito rivolto dal relatore, ha preso in esame critico l'esperienza fatta dal partito nella campagna elettorale conclusasi il 18 aprile e la cui tattica è stata impostata sull'intervento del partito stesso nel meccanismo delle elezioni avente per obiettivo una più efficace e più concreta opera di sabotaggio dei metodi e degli istituti della democrazia parlamentare.
- La decisione adottata al riguardo da mandato agli organi centrali del partito di dare inizio al dibattito su tale questione e di non presentare liste di partito alle elezioni fino a che il dibattito in parola non si sarà concluso con una decisione del Partito.
2. Politica sindacale
Nella sua parte conclusiva la relazione dei delegati francesi afferma:
Delle posizioni presentate al Convegno di Torino da gruppi locali, quali il tentativo di risolvere i problemi derivanti da un rapporto di forze sfavorevoli fra le classi, sul terreno dell'organizzazione, proponendo la sostituzione di nuovi sindacati o di comitati di officina alle caserme di Stato ufficiali, non si sono ripresentate e Firenze e i loro sostenitori hanno riconosciuto, essi stessi, di averle sorpassate.
Ora, tutto ciò non è esatto. A Torino nessun gruppo locale ha mai sostenuto con adeguata e definita elaborazione teorica la sostituzione degli attuali sindacati legati alla politica dello Stato imperialista, con nuovi sindacati di classe o con comitati d'officina, né ciò è mai stato tradotto in nessuna posizione della politica sindacale adottata dal Partito. Le eventuali elucubrazioni a sfondo dilettantistico o di preconcetta e sistematica opposizione di qualche isolato, non devono essere prese a pretesto.
Da Torino a Firenze se un progresso c'è stato sul problema sindacale, esso è consistito in una maggiore precisazione non tanto del ruolo quanto della fine degli attuali sindacati il cui destino è stato considerato tutt'uno con quello al quale la storia ha già condannato lo Stato capitalista. Che questo avvenga anche per il contemporaneo sorgere e operare in modo distruttivo e creativo insieme di nuovi sindacati di classe o di quel qualsiasi altro nuovo organismo di massa che il partito rivoluzionario potenzierà sotto la sua guida, è cosa questa che sfugge oggi ad ogni tentativo di definizione teorica.
Intanto va riconosciuto obiettivamente ed una volta per sempre che a Firenze non potevano ripresentarsi teorie d'ipotetiche sostituzioni forcali d'organismi sindacali, che nessuno ha mai preso in considerazione, e che sono per lo meno personaggi di fantasia i sostenitori di tali teorie che al nostro Congresso avrebbero riconosciuto di averle sorpassate.
In una successiva nota, sempre di O. Damen, dal titolo "Zone d'ombra - A tu per tu, compagno" (Battaglia comunista n.39 - novembre 1948), viene per la prima volta affrontata in modo aperto e dichiarato la necessità di una chiara denuncia di posizioni teoriche opportunistiche, provenienti dall'interno dello stesso partito e della sua esperienza politica.
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