Lotte operaie nel mondo

USA

Serrata padronale contro i portuali in lotta. Si acuisce lo scontro in corso sulla costa occidentale tra gli oltre 10 mila portuali e l'associazione che rappresenta i gestori dei terminal e i proprietari delle compagnie di navigazione mercantile. La disputa, iniziata nel luglio scorso, si è ultimamente inasprita, quando i padroni hanno deciso la serrata, accusando i lavoratori di rallentare le operazioni di carico e scarico come forma di sciopero mascherato. Anche se il rallentamento è in realtà una risposta alle pericolose condizioni di lavoro (cinque portuali sono morti negli ultimi sette mesi), i padroni delle gru hanno optato per la linea più dura: i cancelli delle banchine si riapriranno solo quando i lavoratori si piegheranno alle condizioni padronali, accettando il prolungamento automatico del contratto scaduto.

I principali punti di disaccordo riguardano appunto la sicurezza delle condizioni di lavoro, il salario e l'introduzione di nuovi macchinari, con il conseguente inevitabile licenziamento di 1500 scaricatori. La paralisi provoca perdite per un miliardo di dollari al giorno, infatti intere fabbriche rischiano di fermarsi per mancanza di componenti e i trasporti su camion sono praticamente paralizzati. Il volume totale delle merci smistate dai porti occidentali è valutato attorno ai 300 miliardi di dollari l'anno, pari al 7% del prodotto interno. Si avvicina poi la stagione "calda" dei regali natalizi: il 70% dei giocattoli venduti negli Usa arriva dalla Cina e passa per la costa occidentale.

Gran Bretagna

Uno sciopero di 24 ore della metropolitana ha gettato nel caos il traffico londinese: le strade sono rimaste intasate per ore e gli autobus sono stati presi d'assalto, tanto che agenti di polizia sono stati disposti alle fermate per regolare il flusso dei passeggeri. Solo 15 dei 600 macchinisti non hanno partecipato allo sciopero contro l?aumento salariale del 3% imposto dalla società, giudicato inadeguato per una città come Londra, dove il costo della vita è trai più alti in assoluto.Dopo le privatizzazioni selvagge dell'epoca Thatcher, le infrastrutture ferroviarie inglesi sono ormai vicine al collasso. Prima a crollare è stata la Railtrack, la compagnia che gestiva le rete ferroviaria, la segnaletica e i tunnel; dopo anni di debiti accumulati, il governo Blair è dovuto intervenire a salvare il salvabile riportando in mani pubbliche la rete, che ora sarà gestita dalla no profit Network Rail.

Da anni i lavoratori denunciavano le malefatte di Railtrack, interessata solo ai profitti a danno della sicurezza di lavoratori e passeggeri; ma solo dopo gli ultimi tre incidenti, ostati la vita a decine di persone, le inchieste ordinate dal governo hanno riconosciuto il cattivo funzionamento della rete ferroviaria e che la segnaletica era difettosa.

La Black & Deker ha distrutto le garanzie per il futuro dello stabilimento di Spennymoor, dove presto 550 dipendenti saranno licenziati, mentre altri 400 contratti a tempo determinato non saranno rinnovati. La decisione è stata presa perché il gruppo inglese non riesce a essere competitivo sui mercati orientali. L'idea è quella di spostare la produzione nella Repubblica Ceca dove il costo del lavoro è molto più basso. Solo due anni fa, proprio a Spennymoore erano stati assunti 2.300 dipendenti; dopo la ristrutturazione ne resteranno solo 450.

Argentina

Due assemblee nazionali si sono svolte, tra la fine di agosto ed i primi di settembre, tra i lavoratori delle fabbriche occupate. Alla prima delle assemblee hanno partecipato più di 800 delegati inviati da fabbriche, sindacati e assemblee popolari. L'incontro ha avuto luogo a Buenos Aires negli impianti della Brukman Texile, occupati dai lavoratori. Tra gli altri presenti c'erano rappresentanti dei Transportes del Oeste (trasporti), Supermercados Tigre de Rosario (supermercati), Metrovas (metropolitana), Editorial Perfil (editoria), Clinica Junn de Cordoba (ospedalieri), Fricader de Rio Negro (frigoriferi), La Baskonia (metalmeccanici), Mineros de Ro Turbio (minatori del carbone), El Aguante, Chilavert, Grissinopoli, Ghelco, Chubut (lavoratori del petrolio), assieme a quelli di più di 130 sindacati (ferrovieri, macellai, insegnanti, commessi, metalmeccanici, alimentari, postini, lavoratori pubblici) e di 35 assemblee popolari della provincia di Buenos Aires. I lavoratori hanno inoltre ricevuto la solidarietà di numerose organizzazioni politiche. Erano presenti anche i lavoratori della Zanon di Neuqun, una fabbrica di prodotti ceramici sotto il controllo operaio, principali organizzatori, assieme ai lavoratori della Bruckman, della prima assemblea in difesa delle fabbriche occupate tenuta lo scorso aprile. Ai lavoratori argentini va tutta la nostra solidarietà, ma anche il monito a diffidare dalle solite organizzazioni social-democratiche, sempre pronte a riciclarsi sotto altre forme e dietro una apparente e inconcludente maschera di combattività. Qualsiasi movimento del proletariato potrà essere vittorioso solo se, alla luce degli insegnamenti dell'ondata rivoluzionaria dell'inizio del novecento, saprà conquistare la sua autonomia di classe e seguire un programma coerentemente rivoluzionario. Solo la nascita di un partito rivoluzionario di respiro internazionale può evitare al proletariato sudamericano un futuro di barbarie.

Vietnam

Coltivatori del caffè alla fame. Il boom del prezzo del caffè di qualche anno fa ha reso il Vietnam il secondo maggiore esportatore al mondo. Ma l'attuale eccesso di produzione globale (8%) sta facendo crollare i prezzi. L'attività delle grandi compagnie, tra cui Kraft, Sara Lee, Procter&Gamble e Nestlè, che lasciano ai coltivatori solo il 5% del costo finale, serve a ridurre ulteriormente i guadagni di migliaia di famiglie. Negli ultimi tre anni, la Vinacafe, la più grande compagnia statale, ha perso oltre 31 milioni di dollari, con l'impoverimento dei 26 mila contadini che lavorano nelle sue piantagioni. I coltivatori attualmente recuperano solo il 60 per cento dei costi di produzione e in molti casi non riescono a pagarsi neanche cibo e medicine.

Sudafrica

Migliaia di lavoratori sudafricani hanno cominciato ieri due giorni di sciopero generale contro le privatizzazioni. Secondo il sindacato, l'80% dei lavoratori dell'industria manifatturiera e delle miniere ha aderito alla prima giornata di sciopero.

Cortei fino a diecimila persone hanno sfilato nelle maggiori città, Johannesburg, Pretoria, Città del Capo, Durban, per protestare contro il programma di privatizzazioni: l'ultima in preparazione è quella del gigante delle telecomunicazioni Telkom. Ma il programma lanciato dal governo nel '99 ambisce a ristrutturare e privatizzare imprese che vanno dai servizi di utilità pubblica ai trasporti e alle manifatture. Il governo vuole disfarsi di imprese e partecipazioni per circa 16 miliardi di dollari. Le operazioni già concluse hanno portato al taglio di 100 mila posti di lavoro e all'aumento delle bollette dei servizi essenziali

Italia

Quasi 10.000 ferrovieri in meno nel giro di due anni. Questo il risultato dell'attuazione del programma di ristrutturazione secondo i dati contenuti nella relazione di Francesco Forlenza, direttore generale delle risorse umane del gruppo FS. Allo stato attuale, i dipendenti ammontano a circa 100.000 unità e si sta approntando il piano eccedenze per i prossimi 4 anni.

Vodafone Omnitel

Disdetta l'applicazione del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici: dal 2003 i dipendenti saranno integrati nella categoria delle telecomunicazioni. A questo tentativo di ulteriore frammentazione della classe operaia, i lavoratori hanno però reagito con scioperi spontanei, blocco degli impianti e oscuramento delle comunicazioni, da Ivrea a Roma.

"Nessun cambiamento per i 10.000 lavoratori", spiega un comunicato dell'azienda. L'obiettivo non è tanto ridurre il costo del lavoro, che in effetti non subisce significativi abbattimenti, quanto piuttosto acquisire mano libera sulla flessibilità, oltre ad abbandonare una categoria combattiva e sotto rinnovo contrattuale, che potrebbe creare gravi grattacapi.La strada scelta da Vodafone è subito piaciuta a tante aziende della net economy che si sono affrettate (sette in un giorno solo a Roma) ad annunciare il passaggio dal contratto dei metalmeccanici a quello delle telecomunicazioni (sempre controfirmato da Cgil, Cisl e Uil), più accomodante rispetto alle pretese dei padroni.

Mic

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.