Alla caccia delle lavoratrici domestiche immigrate

Con la nuova legge capestro sul l'immigrazione, gran parte delle centinaia di migliaia di donne extracomunitarie che clandestinamente lavorano nelle famiglie, e molte altre "irregolari", rischiano il licenziamento o una potenziale schiavizzazione per evitare l'espulsione. Poiché la regolarizzazione di queste lavoratrici, con il pagamento di contributi e stipendi non più in nero, diventerà per molte famiglie insostenibile e per altre troppo onerosa per un..."giusto sfruttamento" domestico, si avranno mercanteg --

giamenti di ogni genere e ricatti nel rapporto fra padroni e domestiche. La domanda di regolarizzazione (tempo disponibile due mesi) comporta inoltre il pagamento di tre mesi di contributi pregressi, pari a 290 euro più 40 di spese postali (un affare per le Poste italiane!). Sulla stampa circolano intanto numeri di questo tipo: un milione 200 mila sarebbero le colf che lavorano in Italia, di cui la metà immigrate. (A proposito, per le lavoratrici italiane, quali saranno le regole?). Solo 260.000 sarebbero iscritte all'Inps, cioè solo il 20% del totale. Altre precisazioni: per rientrare nella sanatoria, le colf devono avere una paga mensile minima di 439 euro, pari a 16/20 ore di lavoro settimanale presso uno solo o con più "datori di lavoro", i quali dovranno però convincersi a firmare tutti la regolarizzazione sborsando ciascuno i 390 euro.

Poiché senza un regolare contratto di lavoro gli immigrati non otterranno un permesso di soggiorno (che potrà durare uno o due anni) tutti cercheranno di non farsi licenziare. Gli accordi sottobanco o le imposizioni - prendere o lasciare - si concluderanno (nel migliore dei casi) con le spese della sanatoria a carico delle colf, costrette poi a pagarsi anche i contributi (qualche centinaio di euro al mese) al posto dei loro padroni. Questo quando oggi una "straniera" si accontenta della metà di quello che chiede un'italiana (2.000 euro) per assistere mensilmente a tempo pieno un malato.

Già si segnalano padroni che chiedono centinaia di euro per firmare un contratto di lavoro, mentre la firma al solo modulo si aggira, sul mercato nero, fra 500 e 1000 euro. In più angherie e vessazioni di ogni sorta, con un seguito di probabili molestie sessuali comprese. Sarà purtroppo un modo come un altro per garantirsi la continuità del rapporto di lavoro con un unico datore, altrimenti salta il permesso di soggiorno. Da notare poi che un immigrato entrerà in Italia solo se ha già un contratto, e chi intendesse assumere una colf dovrà dichiarare un reddito di circa 45 mila euro l'anno e garantire un alloggio. Per quest'ultimo, gli extracomunitari sono alla completa mercé di chi farà false dichiarazioni di ospitalità e detrazioni dallo stipendio dell'affitto di qualche scantinato o soffitta. Oltre il 70% degli extracomunitari è costretto a vivere, pagando cifre spropositate, in stanze sovraffollate anche fino a 20 individui.

Un permesso di soggiorno, dunque, che questi proletari, dopo che la loro forza lavoro è stata sfruttata a fondo dal capitale, pagano a caro prezzo presso la borghesia che li "ospita", fra tante norme vessatorie e una immancabile dose di cinismo della progredita civiltà occidentale.

cd

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.