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Home ›ORSA - L'ineluttabile declino del sindacalismo autonomo
È nata l'ORSA (Organizzazione Sindacati Autonomi) la versione ridotta del vecchio sindacalismo confederale
Lo scenario che si apre sul fronte sindacale è qualcosa che fino a qualche anno fa non era ipotizzato neanche dalla Confindustria. Si assiste, infatti, ad una continua rincorsa da parte di questo o quel Sindacato, nell'avanzare proposte per rendere questo o quel ciclo produttivo più competitivo; per aumentare la produttività e su come ridurre più o meno gradualmente il costo del lavoro. L'attacco che il mondo del lavoro ha subito in questi ultimi anni è qualcosa d'aberrante, e tutto senza che fosse indetto un'ora di sciopero.
Nel settore dei trasporti, dove nell'ultimo decennio la combattività del fronte sindacale è stata più forte che altrove, lo scenario è caratterizzato dalla nascita di molteplici rappresentanze di "categoria" che partendo da un malessere sempre più profondo nel seno "del loro mestiere" si sono costituite in organismi di rappresentanza di base. Questi organismi, costituiti in gran maggioranza da elementi comunque provenienti dalle centrali sindacali, nella prima fase sono riusciti, anche per il ripristino di alcuni elementi di "democrazia di base", a concludere contratti più favorevoli per lavoratori di quelli delle maggiori centrali sindacali. Negli anni successivi, quando l'esperienza dei così detti sindacati autonomi, tendeva ad essere un punto di riferimento anche per altri settori, il sistema ha cominciato a ricorrere ai ripari per imbrigliare sul nascere questi soggetti non facilmente controllabili adottando strumenti come:
- L'RSU modulata in modo che i delegati che vi vengono eletti debbano ingegnarsi per trovare soluzioni tecniche atte a garantire quella produttività già predeterminata in sede di contratto Nazionale;
- La Legge di rappresentanza (Bassanini), che esclude la possibilità, a quelle rappresentanze di base che non raggiungono un certa percentuale, di partecipare "ai tavoli" dove si decidono le macro-progettualità e la ristrutturazione dei cicli produttivi;
- La legge 146 sul diritto di sciopero, che limita sempre più sia la possibilità di poter dichiarare lo sciopero che la sua efficacia.
L'adozione di queste misure ha posto a tutti questi soggetti autonomi il problema del che fare per rimanere in vita. E a questa logica non è sfuggito neanche il CoMU, nonostante che nello scenario del mondo sindacale di base sia stata l'organizzazione che più ha resistito all'"omologazione" e più degli altri alla tentazione di far ricorso alla figura del "sindacalista di professione".
È nata quindi l'ORSA (Organizzazione Sindacati Autonomi) che associa tutto il sindacalismo autonomo del mondo del trasporto anche se costituito da organizzazione molto diverse tra loro e per la concezione sulla partecipazione all'azionariato aziendale, e per l'accettazione o meno della figura del "sindacalista di professione" e per la concezione delle modalità per la costituzione delle rappresentanze tramite elezioni da parte della base. Su questi punti, l'ORSA sta percorrendo in tempi più ristretti tutti i passaggi già compiuti dalle centrali sindacali e la sua strutturazione è totalmente intrisa della logica delle "compartecipazione" che il suo futuro è già chiaramente segnato. Le linee espresse a tal proposito nel documento politico costitutivo sono chiare: esse non solo non contestano la logica della partecipazione dei lavoratori al capitale delle aziende, ma si pongono il problema del raggiungimento degli standard di competitività reclamato dalle imprese esattamente come fanno le Confederazioni maggiori. Date queste premesse c'è da chiedersi come reagirà l'ORSA, e il CoMu che vi ha aderito, al piano di ristrutturazione elaborato dai vertici aziendali delle FS che, in considerazione del fatto che nel 2005, quasi certamente, il bilancio FS registrerà una perdita di esercizio di 2.404 mld di lire e che per quella data la Direttiva del Governo impone il pareggio di bilancio, prevede:
a) una graduale riduzione del personale per complessive 17.560 unità, in modo che alla fine del 2003 l'organico l'attuale organico cosiddetto inerziale (111.171 unità) possa essere ridotto a quello ritenuto sufficiente dall'azienda in base alle esigenze tecnico-organizzative indicate dal Piano stesso (93.611 unità);
b) un intervento sul costo unitario del lavoro tale da ridurre, entro il 10 gennaio del 2000, le attuali retribuzioni mediamente del 20% 'in cambio' di un'indennità una tantum (corrisposta in soluzione unica oppure in cinque tranche) e della neutralizzazione del danno pensionistico indirettamente arrecato dalla riduzione salariale. Le modalità di questa neutralizzazione non sono, però, al momento, ancora precisate.
Sarà l'ORSA capace di opporsi a questo progetto? Il fatto che essa si sia costituita sulla base dell'accettazione della logica sindacale tutta incentrata sulla mediazione e il compromesso, non lascia spazio a dubbi: nella sua sostanza il piano delle FS passerà e i ferrovieri ne pagheranno i costi. Ma più che scandalizzarsi essi, come tutti i lavoratori, dovrebbero prendere atto che finché non prenderanno le loro lotte nelle loro stesse mani e finché queste rimarranno sul piano puramente rivendicativo, la sconfitta è inevitabile.
lcBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #12
Dicembre 1999
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