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Home ›Parlano i gendarmi - Le manovre dell'imperialismo USA in Colombia
Segue da BC 9/1999
L'intervento degli USA in Colombia non è un fenomeno nuovo e non sorprende nessuno. Nei decenni scorsi la superpotenza americana è intervenuta con equipaggiamento, consiglieri, addestramento e denaro nella guerra interna. Persino la direzione strategica della lotta alla guerriglia è stata sua prerogativa. Tuttavia, per la prima volta nella storia si presenta la minaccia di un'invasione. La famosa "dottrina Monroe" di tanto tempo fa, esprimeva le necessità imperialiste del capitalismo nordamericano e offriva un'ideologia alle ambizioni egemoniche dei magnati petrolieri yankees interessati a costituire dei regimi politici fantoccio che agivano nell'interesse delle loro compagnie. Nei primi anni del XX secolo una parte del paese (il vecchio dipartimento di Panama) fu separata dal territorio nazionale dietro la spinta degli Stati Uniti. Verso la fine degli anni '20 i marines tennero una forza di intervento nelle zone costiere del nord del paese al fine di dissuadere i movimenti di sciopero e proletari che osarono sfidare il potere della United Fruit e della Tropical Oil Company. Di più: nelle aree assegnate alle concessioni dove operavano tali compagnie (le quali godevano del diritto di extraterritorialità) furono installati contingenti di marines e personale armato al servizio delle stesse. Oggi, come ieri, i funzionari e i politici delle sovrastrutture imperialiste indicano "le forze criminali che minacciano la democrazia colombiana e violano anche i diritti umani, scalzano l'economia legittima, distruggono l'ambiente e scoraggiano i necessari investimenti stranieri" (B. Mc Caffrey, intervista a El Tiempo, 25-7-99).
Però non solo il dominio della Colombia è in pericolo a causa dell'emergere delle forze nazionaliste - le quali si propongono di statizzare una parte considerevole dei mezzi e dei beni amministrati oggi dalle multinazionali - è tutto l'insieme del controllo nordamericano nella regione che è stato minacciato. Nelle circostanze attuali, Panama è nuovamente un punto chiave del gioco strategico nordamericano. Ricordiamo che una clausola del trattato Torrijos-Carter contempla la smilitarizzazione e il passaggio della via interoceanica a Panama. Per l'ennesima volta gli USA convertono il tema della sicurezza del canale in una scusa per intervenire. Recentemente, il capo del Comando Sud degli USA, generale Charles Wilhelm, ha dichiarato che "la sicurezza degli USA e, particolarmente, quella del Canale, potrebbe essere messa in forse con il ritiro entro quest'anno delle truppe statunitensi" Wilhelm fa ovviamente allusione alla forte presenza guerrigliera nella frontiera con la Colombia. Martedì 22 giugno dichiarò davanti alla Commissione degli Affari Esteri del Senato degli Stati uniti che le forze di sicurezza di Panama "non hanno gli uomini, l'addestramento né i mezzi necessari per far fronte alle frequenti incursioni di guerriglieri, paramilitari e narcotrafficanti colombiani nel proprio territorio" (El Tiempo, 24-6-99). Il contesto delle dichiarazioni di questo generale si riferisce tento all'azione reale sulla frontiera degli apparati armati distinti da quelli dello stato "legittimamente costituito", quanto al compimento dell'Atto di Neutralità del 1977 "con il quale - secondo Raul Dawney portavoce del Comando Sud - ambedue i paesi assumono la responsabilità di mantenere liberi l'accesso e il transito del Canale di Panama la cui violazione giustificherebbe un intervento unilaterale degli USA" (El Tiempo, 24-6-99). Conclusione: gli USA stanno cercando un pretesto per mantenere la loro presenza militare a Panama ben al di là del 31 dicembre di quest'anno.
Agitando lo spettro della presunta minaccia che le FARC e l'ELN rappresenterebbero per i cittadini panamensi, così come per le popolazioni frontaliere con Venezuela, Perù, Ecuador e Brasile, il sottosegretario degli Affari esteri degli USA, Thomas Pickering, ha fatto un giro in Colombia e nei quattro paesi vicini. Oltre a discutere la situazione della guerra in Colombia e precisare la portata della sfida guerrigliera, ha proposto a tutti come misura strategica iniziale la costituzione di un "cordone sanitario" attorno alla Colombia al fine di evitare che la "infezione comunista" si estenda a tutta la regione. In accordo con i piani degli strateghi nordamericani, la prima conseguenza di questo provvedimento dovrà essere l'interruzione dei rifornimenti militari della guerriglia. Secondo il periodico El Globo del Brasile (19 agosto) la proposta degli USA è stata seguita dalla promessa di consegnare aiuti finanziari e armi ai generali brasiliani. Lo stesso periodico annuncia che Perù ed Ecuador già hanno aderito a questa strategia. Curiosamente, l'attività di Pickering ha coinciso con l'esecuzione durante tutta la settimana di manovre miste di marines e truppe colombiane sulla costa atlantica, così come lo sbarco di 1.000 uomini della Forza di Reazione Immediata dei marines nella Bahìa Malaga, sulla costa dell'oceano Pacifico.
Gli avvenimenti seguiti alle visite di Pickering e di Wilhelm confermano ampiamente questa notizia. Pochi giorni dopo le interviste della commissione americana con i capi di stato e del governo della regione, il dittatore peruviano Fujimori nel discorso davanti al congresso chiese il suo appoggio a una mobilitazione generale della popolazione per il servizio militare. Allo stesso modo, i militari di Brasile ed Ecuador decisero di emulare i loro omologhi concentrando numerose truppe sulle frontiere con la Colombia. Perfino governi come quello di Menem, il cui paese, l'Argentina non ha frontiere con la Colombia, manifestò il suo "appoggio deciso e la sua disponibilità" a partecipare al lavoro collettivo per sopprimere la sovversione. Da parte sua, M. Albright, da Washington, diede il suo avallo alla dichiarazione della situazione di emergenza continentale e chiamò i paesi confinanti con la Colombia a prestare il loro territorio in vista della costruzione di basi aeree per un eventuale intervento.
Considerando subito di dimensioni internazionali i problemi colombiani, i funzionari del governo nordamericano si sono sforzati di lavorare con tutte le nazioni citate per promuovere un'unità degli sforzi contro una minaccia che non sono in grado di sconfiggere individualmente. Le dichiarazioni, i preparativi militari e la condotta dei paesi limitrofi mostrano che non è una pura immaginazione l'ipotesi di un'azione multilaterale in Colombia. Poco dopo il presidente della Commissione Affari Esteri del senato statunitense denuncia la "balcanizzazione della Colombia" e sottolinea che alla partenza completa degli USA da Panama "la sua capacità di combattere il narcotraffico e garantire la sicurezza della regione sarà compromessa" (El Tiempo, 24-6-99). La peculiarità dell'intervento che oggi si sta tramando sta nel fatto che conterebbe su un impegno collettivo "in difesa della stabilità della regione". Però, tutto questo, è poco più che un'ipotesi; c'è ancora molto spazio per la politica tanto da parte degli USA che dei movimenti nazionalisti dentro e fuori la Colombia. Così come la situazione militare non si è ancora definita chiaramente a favore o contro di una delle forze in campo. Da entrambi i punti di vista, i prossimi due anni saranno decisivi.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #10
Ottobre 1999
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