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Il collasso delle economie asiatiche colpisce anche i lavoratori americani.
Secondo uno studio del Los Angeles Economic Development Corporation l'industria ad alta tecnologia, l'allevamento, l'agricoltura e i servizi di engeneering saranno seriamente colpiti dalla crisi finanziaria asiatica. Solo in California si avrà una perdita tra i 26 mila e i 60 mila posti di lavoro, escludendo l'agricoltura, nel 1998. Si ritiene che la crescita dell'esportazione cadrà dal 9% del 1997 al 1% nel 1998.
Secondo Jack Kyser, economista del citato organismo, "il piede è sul freno e più lunga sarà la crisi in Asia, più pesante sarà il piede", e secondo l'economista Tom Lieser il crac nel pacifico causerà perdite in tutta la California ed in particolare nella Silicon Valley con la sua alta concentrazione di produzioni elettroniche.
L'Orange County vedrà probabilmente calare le sue esportazioni di strumenti per la medicina e di computers, mentre nelle regioni di Los Angeles e di San Diego si stanno già evidenziando cali nelle vendite rispettivamente di componenti per l'aeronautica e per le telecomunicazioni.
Solo per l'Orange County si prevedono perdite dai 150 milioni al miliardo di dollari nelle esportazioni annuali verso Hong Kong, Singapore, Indonesia ed altre aree del sud-est asiatico con una risultante perdita di 2.400 posti di lavoro. Dopo una crescita record del 41% nel 1995 le esportazioni, ad esempio verso la Corea del sud, sono cadute del 18% nell'anno fiscale che si è chiuso nel giugno scorso e per il futuro si attendono ulteriori drastici peggioramenti.
Il Fondo Monetario Internazionale, dominato dagli USA, richiede a questi paesi asiatici pesanti riduzioni nell'occupazione e riduzioni dello standard di vita dei lavoratori prima di concedere finanziamenti (che verranno poi in buona parte riciclati nel pagamento dei debiti il che significa che finiranno nella mani delle banche straniere).
Come al solito quindi la borghesia vuole scaricare sul proletariato tutto il peso delle crisi del suo magnifico sistema economico.
A dire gli economisti del FMI queste sofferenze dovrebbero contribuire a rimettere in sesto le disastrate economie asiatiche ma all'interno dello stesso establishment borghese sta crescendo il consenso sul fatto che questa crisi durerà a lungo.
Il 20 dicembre ad esempio il Los Angeles Times cita Charles Pradilla della Cowen & Co. che non crede negli attuali piani di finanziamento e dice: "Le riforme non risolvono il problema. Ci sarà un tremendo rallentamento nella crescita in tutta l'Asia e durerà a lungo."
Per la California questa crisi significa grossi problemi per l'economia locale.
Secondo Howard Roth, economista della Bank of America, il 51% delle esportazioni californiane (29% per gli USA nel loro insieme) è diretto verso l'Asia e l'esportazione di computers e prodotti elettronici è fondamentale per l'economia di aree come la Silicon Valley intorno a San Josè (della cui produzione circa il 20% viene esortato in Asia.
A Los Angeles l'economia è caratterizzata da piccoli impianti produttivi che pagano notoriamente bassi salari ad un'enorme massa di forza lavoro immigrata e che trovano il loro principale sbocco di mercato all'esportazione verso l'Asia.
C'e rabbia e dolore all'interno dell'enorme comunità coreana negli USA, dolore per il collasso di molte attività e rabbia per le brutali richieste del FMI per il piano di finanziamento di $ 57 mld.
A Los Angeles si trova la maggior concentrazione di coreano-americani e oltre l'80% di questi sono immigranti con famigliari in Corea del sud. L'anno scorso da L.A. sono partiti $ 3,7 mld. di merci verso la Corea ma, a causa del crollo della moneta locale, i coreani non saranno più in grado di acquistare questi prodotti e nel futuro migiaia di aziende della regione di Los Angeles ne risentiranno pesantemente.
Cresce lo sfruttamento minorile
Ogni cinque giorni un bambino è ucciso dal lavoro negli Stati Uniti. Secondo un recente studio del Prof. Douglas R. Kruse almeno tra 290.000 ragazzi e bambini lavorano illegalmente negli USA e due terzi di questi hanno 15 anni o meno.
Ufficialmente il lavoro illegale dei minori è andato diminuendo dal 1970 ma dal 1995 al 1997 il dato ha ripreso a salire.
Secondo il NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health), su dieci giovani, quattro fanno lavori proibiti dalle leggi federali sulla protezione del lavoro giovanile. Il NIOSH riporta anche che ogni anno 200,000 minori assoldati legalmente o illegalmente, rimangono feriti sul lavoro e un terzo di questi riportano ferite che richiedono interventi di emergenza.
Questi ragazzi lavorano in condizioni pericolose con paghe in media inferiori di $ 1,38 all'ora rispetto agli adulti e ciò ha procurato alle imprese che li sfruttano un risparmio 155 milioni di dollari nell'anno passato.
È da notare che il Department of Labor ha condotto sulla questione dello sfruttamento del lavoro minorile. Ha però concentrato la sua attenzione solo sui paesi del terzo mondo accusati di utilizzare bambini per la produzione di merci destinate all'esportazione.
Curiosamente non viene preso in considerazione il fenomeno all'interno degli stessi USA, forse per gli stessi motivi con cui spiegano la riluttanza dei governi degli altri paesi a prendere in considerazione il problema: "Non vogliono documentare attività che sono spesso illegali anche sotto le loro stesse legislazioni nazionali e che violano gli standard internazionali di protezione del lavoro cose che vengono percepite da molti come un pesante fallimento delle politiche sociali."
E forse è ancora più pertinente il secondo motivo che viene addotto e cioè la protezione degli interessi economici di padroni che sovrasfruttano, sottopagano e comunque si approfittano della vulnerabilità dei giovani lavoratori.
Oregon: immigrati in lotta
Più di 4300 immigrati dal sud America e che lavorano in piantagioni e fattorie della Willamette Valley hanno fondato il PCUN (Pineros y Campesinos Unidos) con lo scopo di organizzare circa 100.000 loro compagni. Secondo il PCUN questa gente è costretta a lavorare 12 ore al giorno, sei o sette giorni a settimana, con poche pause (se non addirittura senza), senza retribuzione degli straordinari e con paghe inferiori al minimo legale.
Nel momento in cui aderiscono al PCUN i lavoratori subiscono incendi delle abitazioni, sfratti dalle case di proprietà dei loro stessi padroni e anche violenze fisiche per ritorsione contro i tentativi di migliorare le loro condizioni di vita.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #1
Gennaio 1998
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