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Ideologia e rivoluzione
Il socialismo scientifico
L'economia politica come scienza è nata da esigenze pratiche. Come ogni scienza essa esprime l'interesse delle classi e degli strati sociali in seno alle quali è nata e cerca di risolvere i problemi pratici che interessano queste classi e questi strati. Questo carattere di classe e la dipendenza della economia politica dalle condizioni sociali possono sia favorire che ostacolare la conoscenza della verità obiettiva.
La concezione materialistica della storia ci dà la chiave per comprendere il rapporto che esiste tra le condizioni sociali e la possibilità di conoscere la realtà obiettiva.
Il socialismo scientifico sorge come necessità di analisi della realtà della società borghese. Esso si fonda sul patrimonio dell'economia politica classica di cui è la continuazione e, collegandosi con l'analisi, fatta dall'economia politica, dei rapporti di produzione, delle categorie, della ripartizione del reddito sociale e dell'azione della legge del valore, smaschera l'apologia della economia volgare e svolge una nuova analisi del modo di produzione capitalista.
Si mette, così, in evidenza il carattere storico del modo di produzione capitalista, si chiarisce la sua genesi e le leggi del suo sviluppo. Per i marxisti non esiste separazione tra le forme della conoscenza dei fatti della natura e la forma dei fatti umani. Attraverso il marxismo è possibile l'indagine sulle leggi della società futura in quanto attribuiamo alla scienza della società umana le stesse capacità che attribuiamo alla scienza della natura. La filosofia della storia non ha ragione di essere diversa dalla filosofia della natura. In ambedue i casi vengono utilizzati gli stessi metodi di indagine con lo scopo di stabilire e valutare eventi futuri. E, come l'astronomo è in grado di prevedere le eclissi, così il marxista attraverso la valutazione degli elementi presenti è in grado di valutare i processi che questi elementi determineranno.
In questa maniera il socialismo scientifico diviene uno strumento efficace per il movimento operaio che ha la possibilità di formarsi una propria coscienza sociale, nonché una linea di azione politica.
Il legame del socialismo scientifico con il movimento. operaio segna contemporaneamente i limiti dei suoi interessi di ricerca. Tali interessi sono: il vero contenuto sociale dei rapporti di produzione capitalisti, le leggi di sviluppo del capitalismo come sistema sociale storico, nonché la sovrastruttura politica ed ideologica della società capitalista.
L'economia marxista è partita, dunque, dall'analisi critica dei rapporti di produzione capitalistici e dalla ricerca delle leggi di sviluppo della economia capitalista. Sono problemi che hanno una diretta importanza pratica per il movimento operaio. La comprensione dell'essenza dei rapporti di produzione capitalistici rappresenta la base sulla quale si deve formare la coscienza di classe del proletariato.
L'analisi della linea di sviluppo del capitalismo ha una importanza pratica decisiva per la strategia del movimento operaio. Sullo sfondo di questa analisi e sulle diverse interpretazioni che si dà della linea di sviluppo del capitalismo è nato il dissenso con i partiti comunisti riformisti.
Si trattava, in concreto, dell'importanza del concentramento e della centralizzazione del capitale, delle prospettive di sviluppo dell'agricoltura nel capitalismo, del ruolo degli strati medi, del ruolo delle società monopolistiche dei fenomeni risultati dalla nuova struttura monopolistica, nonché del ruolo dello Stato capitalista nella vita economica.
Questi sono i problemi che sono oggetto della controversia con i riformisti, e dalla cui soluzione dipende tutta la strategia del movimento operaio.
Di conseguenza l'economia marxista studiò certi problemi fondamentali che sono fuori del campo di osservazione dell'economia borghese. Questi sono: il problema dell'accumulazione del capitale e dei limiti delle possibilità di accumulazione, nel quadro dei rapporti di produzione capitalistici; il problema delle condizioni di riproduzione e della realizzazione del plusvalore e, su questo sfondo, i problemi delle crisi.
Tutti questi erano problemi fondamentali per il giudizio sullo sviluppo sul funzionamento del capitalismo nelle nuove condizioni, un capitalismo in cui la dominazione di classe susciterà, inarrestabilmente, sempre più vaste profonde contraddizioni.
Sviluppo del capitalismo significa miseria crescente
Il progredire del corso storico acuisce le profonde contraddizioni del capitalismo perché lo sviluppo della produzione non è affatto accompagnato da un corrispondente miglioramento della situazione economica delle masse proletarie, le quali, non possedendo ricchezza all'infuori della propria forza-lavoro, si trovano costrette ad accettare condizioni di vita che le pongono ai margini della stessa società e impediscono loro di godere dei benefici che la naturale evoluzione della tecnica e le maggiori ricchezze disponibili potrebbero assicurare.
La fabbrica, la moderna azienda, significano l'impiego, ordinato ad uno stesso processo di produzione di una merce data, della attività di un grande numero di lavoratori. È questo un risultato acquisito dal capitalismo. Ma della fabbrica e delle sue macchine, come dei suoi prodotti in massa, si appropria la classe borghese e per salvare questo privilegio instaura un ingranaggio di forme di produzione che paralizza gli effetti benefici della produzione sociale.
La dialettica delle leggi interne della società borghese porta alla contraddizione fra il carattere sociale della produzione e il carattere di classe dell'appropriazione dei prodotti e dello scambio. L'analisi marxista ha ampiamente dimostrato, battendo la tesi che l'ordinamento capitalistico sorga dalle leggi naturali dell'economia e del diritto, come l'attuale forma di produzione non solo si basa, quanto quelle precedenti, sullo sfruttamento del lavoro, ma soprattutto le supera di gran lunga nello sperpero delle forze produttive. E anche se la massa delle forze produttive si è centuplicata assstiamo al persistere, anzi al crescere della miseria degli uomini. In altri termini, ci troviamo di fronte ad un processo graduale di impoverimento che non si limita ai soli strati proletari, ma coinvolge in maniera sempre più drammatica anche i ceti medi.
Tutto questo è la naturale conseguenza del sempre maggiore accentramento produttivo richiesto dallo sviluppo della tecnica moderna e dalla potenza del capitale monopolistico.
Lo sviluppo pratico e potenziale del capitalismo è ottenuto a spese delle masse che producono.
La proletarizzazione e' in marcia
Ecco, quindi, che il concetto di miseria acquista il suo significato dialettico inquadrandosi nella grande prospettiva marxista dei problemi generali dell'umanità, diviene un rapporto di fenomeni economici, un rapporto sociale per cui la miseria si misura in confronto al volume della ricchezza sociale.
Il contenuto della teoria marxista della miseria crescente va ricercato, quindi, nei rapporti sociali e non nelle effimere apparenze della produzione globale e tanto meno in limiti temporali di comodo.
Ecco una delle contraddizioni della società capitalistica: aumenta la massa della ricchezza (mezzi di produzione) concentrata nei monopoli e nello Stato, aumenta con la proletarizzazione effettiva la "massa della miseria", cioè il numero di coloro che non detengono le fonti della ricchezza (mezzi di produzione).
L'immiserimento progressivo della società non significa che ogni giorno debbano aumentare gli straccioni, i mendicanti, coloro che vivono della pubblica carità; significa, invece, che storicamente aumenta il numero di coloro che vengono privati della proprietà dei mezzi di produzione, spogliati della loro porzione di capitale e gettati tra le file dei nullatenenti. Non solo aumenta - con la diminuzione degli strati intermedi detentori e proprietari dei mezzi di produzione - il numero dei nullatenenti, ma la condizione sociale di questi, il loro stato di non-proprietà, in rapporto al vertiginoso aumento della massa della ricchezza, è notevolmente peggiorato.
Marx ed Engels quando sviluppano il concetto di "aumento della massa della miseria" sostengono che il fenomeno dell'impoverimento crescente sia inevitabile e solo la lotta dei lavoratori può contrapporre una diga arginante.
Spetterà alle classi sfruttate, sempre più numerose e compatte, rinnovare l'attacco rivoluzionario alla brigantesca società in cui siamo costretti a vivere.
Le tendenze del capitalismo dimostrano che quella della concentrazione del capitale è una marcia inarrestabile, con le conseguenze della progressiva compressione della piccola produzione e l'aumento della popolazione salariata. È una corsa verso l'accrescimento indefinito della massa dei nullatenenti, dei salariati. E il fenomeno della proletarizzazione, senza la quale non vi è premessa di rivoluzione socialista, esiste ovunque si è instaurato il capitalismo.
Il ciclo del profitto capitalistico può perpetuarsi solo a prezzo di una riduzione del potere di acquisto delle masse, ma nel portare avanti questo programma la borghesia fa aumentare il numero di coloro che un giorno gli si ergeranno contro.
E l'aumento delle forze produttive, lo sviluppo della tecnica e della scienza, l'accrescersi della produzione sono direttamente proporzionali al crescente impoverimento, diventano un sintomo di aumento della "massa della miseria".
Col giganteggiare della produzione industriale moderna, il modo di produzione si scontra col sistema di scambio, le forze produttive si ribellano contro il modo di produzione da cui non possono essere più contenute.
Insomma, l'immissione nel baratro del lavoro salariale di nuove masse di lavoratori apporta altro combustibile alla fornace della lotta di classe.
Più il capitalismo si sviluppa, più tremenda si prepara la esplosione che lo spazzerà via. Il capitalismo non può vivere senza proletarizzare la società, ma in questa dinamica non fa che allevare i propri becchini.
Franco BilottaPrometeo
Prometeo - Ricerche e battaglie della rivoluzione socialista. Rivista semestrale (giugno e dicembre) fondata nel 1946.
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