Tsipras: il tempo prolungato delle illusioni

"Posso aspettare... Io."

Brevi considerazioni estemporanee (ma non troppo) sul tanto evocato “merito tsiprasiano”: la presunta messa in discussione delle politiche di servilismo e subalternità verso il regime neonazista, tecnocratico ed oligarchico della Troika, definita come un traguardo (di non poco conto) ... insomma sarebbe “già qualcosa, di questi tempi”. È questa una delle più comuni ed emblematiche giustificazioni avanzate dai numerosi sostenitori syriziani.

Indubbiamente di una "messa in discussione" si tratta. Senza via d'uscita però, aggiungiamo noi. E dunque illusoria. Pericoloso però - se ben ricordiamo - è illudere e poi deludere le masse affamate e disperate...

Ma torniamo a Lui (1):

Appena eletti vareremo l'aumento dello stipendio minimo, la luce gratis alle 300mila famiglie più povere, il ritorno alla contrattazione collettiva, il ripristino della tredicesima alle pensioni sotto i 700 euro, l'assistenza sanitaria gratuita per il milione di persone che ne ha perso i diritti.

Recitava il Programma di Salonicco "sbandierato" da Tsipras prima del 25 gennaio

E, all'indomani della vittoria:

A partire da lunedì non ci sarà più un disoccupato senza mutua, né uno sfratto, né un bambino senza asilo.

A cosa serve tutto ciò (a parte che a "vincere le elezioni")? Ad alimentare illusioni che, un volta osteggiate prima e inevitabilmente deluse poi, se (come vediamo) nell'immediato catalizzano sulle piazze la rabbia e l'indignazione delle masse greche in entusiasmo attorno al loro nuovo "messia", domani potrebbero avere come effetto un massiccio spostarsi delle stesse verso quell'estrema destra che si autoproclama, cialtronescamente, “capace sì di sferrare i veri pugni in faccia alla Trojka”.

Quella destra estrema da cui Tsipras si guarda bene e prende le sue elettoralistiche distanze, non disdegnando però il nazionalismo e lo sciovinismo - "più moderato" e "ragionevole" - del suo attuale alleato "destro" di governo (il partito dei Greci indipendenti di Kammenos), pur di soddisfare anche in parte l’orgoglio sovranista del popolo greco. Della serie - un cult nella propaganda ideologica borghese di sempre - : "quando non si ha pane da offrire agli affamati si può sempre vendere loro un po’ di sano e virile orgoglio nazionale" (2).

Scenari collaterali non proprio rasserenanti...

Infatti la stessa estrema destra spera di raccogliere ulteriore consenso alla prossima tornata elettorale (3), e lancia oggi i suoi strali contro la "dignità calpestata della nazione" (4) e contro il messia in questione, definendolo troppo "moderato", ma soprattutto privo di quella schie-na drit-ta-e-olio-di-ri-ci-no! che sarebbero ne-ces-sa-ri-per-spe-zza-re-le-re-ni! e piegare le malvagie e insaziabili burocrazie della troika.

Strali di questo genere sappiamo bene quale facile breccia possano fare tra masse disperate che, in più, si considerino pure... beffate e calpestate. Fascismo e nazismo ieri, Isis e islamismo fondamentalista oggi, ci pare lo dimostrino alla grande. Ai disperati senza coscienza di classe si sa quanto piacciano i muscoli gonfi e tesi, i musi duri, le mascelle sporgenti e spigolose, le braccia sollevate e piegate sui fianchi... di chiunque si presentasse domani come "il loro fiero condottiero". Forse più probabile di un'andata al governo dei nazisti, è il disincanto, la disillusione di larghi strati popolari (proletari e piccolo borghesi) che hanno votato Syriza, il loro rinchiudersi in sé stesi, abbandonando ogni prospettiva (in questo caso illusione) di un cambiamento radicale. E' lo scenario tipico del mondo capitalistico oggi, assieme, senza dubbio, all'accoglimento, da parte dei suddetti settori sociali, delle sirene della destra estrema, fascista o populista che dir si voglia. Senza la presenza del partito comunista che sia un punto di riferimento politico per una reale alternativa al capitalismo, proletari e piccolo borghesi rovinati saranno sempre sballottati tra gli scogli complementari delle illusioni e delle illusioni, comunque sterili se non pericolose.

Inutile dire che, in entrambe le ipotesi, sui lavoratori greci la "mannaia" del debito, dell'austerità e della miseria sociale non sarebbe per nulla scongiurata (cambierebbe solo il loro "creditore"), se non a fronte di una sostanziosa quanto improbabile ripresa economica del paese, fatta anch'essa, comunque, di ulteriori "lacrime e sangue" in termini - come dovunque altrove - di una ancora più esasperata produttività del lavoro (leggi: accresciuto sfruttamento del lavoro salariato) in cambio di salari da fame. Ce lo dirà presto, comunque, il "programma di riforme" che Tsipras si è impegnato a stilare per "rassicurare" l'odiata Trojka circa i "reali" propositi del neo-governo greco.

Insomma, gli scenari ipotizzabili restano tanti.

Quelli che vogliono salvare il capitalismo dai capitalisti tifano Tsipras (5).

Troviamo azzeccatissima questa constatazione, a firma di uno dei più arguti pennivendoli al servizio dello status quo del dominio capitalistico. Ovvero: come pretendere che l'incendiario si faccia pompiere dello stesso fuoco che ha appiccato.

Sarà utile e bene ricordare a tutti che il capitalismo è da assai lungo tempo assetto economico planetario, per cui illudersi di poterne uscire indenni lasciandolo (cosa che Tipras non osa nemmeno) fuori dalla porta dei propri confini nazionali(stici) - come fosse un ospite che si può rimandare a casa sua perché sgradito - è un'utopia politica allo stato puro. Tanto più quando dei prestiti di quell'ospite si dipende perché si necessita.

Le “strabilianti” ricette dei moderni riformisti sulla pelle dei lavoratori

Ma quali poi sarebbero le mitiche soluzioni prospettate da simili ciarlatani, nostrani ed esteri?!?! Lo spettro ci risulta ampio e variegato ma, tutto sommato, per niente una novità, e pure con convergenze tra certa destra e certa sinistra che a noi non stupiscono affatto, consapevoli come siamo che l'una e l'altra sono coordinate geo-politiche istituzionali della medesima classe dominante e perciò espressione del medesimo interesse alla conservazione del sistema – sia pure in forma diversa - e non al suo superamento e abbattimento.

L'uscita dall'euro (cui Tsipras stesso ha peraltro rinunciato) come toccasana da ogni male? Tornare ad abbondante stampa di sovranissima moneta nazionale, subito inflazionata, da far impallidire Weimar?! Una divisa che perderebbe almeno il 50% del suo valore e con la quale si dovrebbero pagare i debiti in euro, comprare le materie prime in dollari e senza che nessun governo o finanziatore privato internazionale si sogni minimamente di concedergli dei prestiti né, tanto meno, acquistare i suoi titoli di stato. O ancora: ricorrere a politiche protezionistiche?! Rincorrere il già storicamente fallito keynesismo nonché ricorrere al tanto sbandierato rimpolpamento dei salari minimi per stimolare la domanda interna?!

E anche fosse, con quali risorse? Riportando solo alcuni dei suggerimenti tsipriasiani (peraltro oggi già abbandonati...), ci chiediamo realisticamente: tassando rendite finanziarie e grandi capitali che fuggirebbero cosi già al primo alito di un simile vento? Riducendo le spese militari oggi "dovute" - come qualcuno sostiene - come "contropartita" chiesta dai principali finanziatori privati (tedeschi ma non solo) del debito pubblico ellenico? (6)

E soprattutto: con quali esiti?

Di certo l’inasprirsi di una guerra economica che peraltro, per i lavoratori, non risolverebbe alcunché della spaventosa crisi economica e sociale in atto, nè a livello dei singoli paesi nè in generale, semmai la aggraverebbe. Inflazione e perdita ancora più netta del potere d'acquisto dei salari, crollo del valore dei risicati risparmi familiari, il tutto accanto alle difficoltà crescenti; 1) per le imprese nazionali, che dovrebbero fronteggiare sia i loro accresciuti costi per materie prime ed energetiche (importate dall'estero con una moneta propria ma internazionalmente svalutata), sia la necessità di capitali esteri d'investimento; 2) per lo Stato di reperire finanziamenti esteri del proprio debito pubblico. In entrambi i casi, flussi finanziari che crollerebbero a picco in breve tempo nel crescente timore della mancata capacità di rimborso. Questi sarebbero, nell'immediato, solo alcuni degli effetti disastrosi determinati dalle "mirabilianti ricette" di simili impostori.

La guerra è sempre la "soluzione finale" borghese alla crisi capitalistica

Certo, questo sarà comunque l'esito disastroso cui lo scontro interimperialistico condurrà presto o tardi, per effetto della sua crisi per crollo dei margini di profitto. Esso è già insito negli innumerevoli attuali scenari, sia di guerra localizzata (giunta persino nel cuore dell'Europa), che dei fronti di alleanza in allestimento.

Il guaio è non comprenderlo ed entrare ancora una volta nel tranello del dover per forza di cose parteggiare - come pare ritengano indispensabile certi ambienti a sinistra - per il cosiddetto "male minore", per una fazione contro l'altra dello stesso nemico borghese di classe. Il che equivale al farsi complici di un simile epilogo, anziché denunciarlo per tempo e senza alibi alcuno, conquistandosi quanto meno - se non oggi, almeno domani - anche una piccola parte della credibilità politica necessaria.

Ai proletari, ai lavoratori, agli sfruttati di tutto il pianeta l'indicazione politica dei rivoluzionari, oggi, è: anticapitalismo, antinazionalismo e disfattismo! Nessuno schieramento al fianco della propria borghesia nazionale! Nessun parteggiamento per il "male minore"!

Il capitalismo va abbattuto, credere ancora di poterlo riformare è la vera utopia!

E chi loda - anche nell'area della cosiddetta "sinistra antagonista", - "l'estrema abilità e il pragmatismo" (indiscutibili, certo) di Tsipras, dovrebbe piuttosto avere l'onestà politica di affermare con chiarezza che entrambi giocano a favore del capitalismo, greco e/o internazionale che sia, e di riconoscere che noi lavoratori nulla abbiamo da guadagnare (se non eventuali stellette all'onor militare per esserci immolati in battaglia per la patria borghese) dallo schierarci al fianco di uno o l'altro degli schieramenti borghesi in competizione: quelli nazionali contro quelli sovranazionali. Come se essere sfruttati da un padrone compatriota potesse in qualche maniera risultarci più dolce e confortante che esserlo da parte di un padrone straniero.

Nessuna possibilità di competere riacquisendo autonomia politica nazionale (quella di cui tanto blatera Tsipras come la Le Pen, come la Lega nord o i grillini) si profila dunque possibile né pensabile: se non nel miope orizzonte delle menzogne di simili impostori, moderati o "radicali" che siano.

Del resto, del 'non sbilanciamoci ancora, speriamo!' - pur di non voler analizzare e approfondire le dinamiche reali già sotto gli occhi di tutti - del 'ma dai su, lasciamolo provare il povero Tsipras!', del 'ma diamogli tempo prima di giudicare, che diamine!', la borghesia può ben dirsi più che soddisfatta ("ci abboccano ancora, come sempre: se ne staranno ancora buoni per un po'...") e prendere tempo, nel frattempo continuando a massacrare indisturbata i lavoratori - in Grecia come in Russia, America, Italia, Germania, Cina... - condotti per mano, proprio da parte di chi si candida ad esserne avanguardia politica, a credere ancora all'illusione più grande: la possibilità che l'ennesimo "messia" possa tirarli fuori dai guai.

Se è vero, come è vero, ciò che diceva il cinico direttore megagalattico di Fantozzi:

Posso aspettare... Io.

Continua

PF

(1) Rinviano all'ottimo commento di approfondimento sulla vittoria elettorale di Syriza redatto dai nostri compagni greci (che pubblicano la rivista Enzymo), presente sul nostro ultimo numero di Battaglia comunista e sul nostro sito: "Sulla vittoria elettorale di Syriza in Grecia".

(2) "Fermentazione greca", S. Isaia.

(3) Grecia, la profezia di Alba Dorata: "Vincerà Syriza, fallirà e arriveremo noi", da Repubblica del 24 gennaio 2015.

(4)

La Grecia -- ha dichiarato il Ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis -- ha bisogno della Germania, che si è trovata nel passato nella sua stessa situazione, cioè umiliata dagli altri paesi e in una pesante depressione, quella che il secolo scorso ha portato all’ascesa del nazismo. Il terzo partito del Parlamento greco è il partito nazista. Credo che di tutti i Paesi europei la Germania possa capire questa semplice notizia: quando si scoraggia troppo a lungo una nazione orgogliosa, e la si espone a trattative e preoccupazioni di una crisi del debito deflattiva, senza luce alla fine del tunnel, questa nazione prima o poi fermenta.

Come se la borghesia mondiale, nonché tedesca - che proprio nel secondo conflitto mondiale ha utilizzato e pompato sul sentimento nazionalistico, sciovinista, razziale e xenofobo per arruolare e compattare nei "suoi" eserciti i propri proletariati e spingerli al massacro reciproco - potesse oggi "commuoversi" o "temere" un simile pericolo e per questo indietreggiare dalle proprie politiche di austerità per scongiurare una revanche di simili sentimenti...

(5) Ha dichiarato il giornalista-opinionista Giuliano Ferrara su "Il Foglio" del 6 febbraio 2015.

(6)

Le spese militari greche. Lo sapevate che per gli armamenti lo stato greco spende il 3,1% del Pil? In percentuale, più di Gran Bretagna e Francia, i due stati europei che più spendono in armi. Tra il 2005 e il 2009, proprio gli anni in cui è andato maggiormente lievitando il suo debito di stato prima dello scoppio della crisi, la Grecia è stata uno dei cinque maggiori importatori di armi in Europa – parola del Sipri di Stoccolma. Da chi ha acquistato aerei da combattimento (il 38% del volume delle sue importazioni)? Da “noi” comuni “cittadini”? Non esattamente. I 26 F16 li ha comprati dalla statunitense Lockheed Martin e i 25 Mirage 2000 dalla francese Dassault, con un contratto di 1,6 miliardi di euro, che ha fatto della Grecia il terzo cliente dell’industria militare francese nei primi dieci anni del secolo.

Da: Quante balle sulla Grecia e il suo debito!

E ancora:

Germania, la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti guadagnavano miliardi di euro da noi con la vendita annuale di materiale bellico. Questa emorragia continua ci metteva in ginocchio e non ci permetteva di crescere mentre offriva grandi ricchezze ai paesi stranieri.

Dichiara il compositore greco Mikis Theodorakis, in una Lettera aperta del 21 febbraio 2012
Venerdì, March 6, 2015

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.