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Home ›Cop-ocalypse a Ferguson
È tuttora in corso la sconcertante esibizione di violenza della polizia di stato a Ferguson, nel Missouri. La Guardia Nazionale è scesa in campo per supportare la polizia locale. La rabbia è originariamente esplosa in seguito all’omicidio in stile esecuzione del giovane afro-americano Michael Brown. Sebbene la maggior parte dei media abbiano dato copertura degli eventi (quando non sono stati arrestati o mitragliati con proiettili di gomma) non hanno approfondito le cause degli avvenimenti né le loro implicazioni. Il ruolo pernicioso dei funzionari del partito Democratico e dei moralisti prezzolati, tutti intenti a denunciare ogni “violenza” è evidente. Del pari evidente il fallimento dei funzionari del Partito Democratico nel contenere la rabbia. Anni di propaganda guerrafondaia, con parole d’ordine ufficiali del genere “guerra alla droga” o “guerra al terrore”, hanno esacerbato la mentalità già in partenza giustiziera e razzista tipica della polizia.
I processi di gentrificazione del tessuto urbano hanno espulso i lavoratori più poveri di Saint Louis fuori dalla città, in lontane distese di periferie, ove vivono larghi strati della popolazione lavoratrice, che la necessità economica obbliga a recarsi quotidianamente a lavorare in una città nella quale non possono permettersi di vivere. Ciò ha portato a un drammatico acuirsi della miseria dei sobborghi, le cui comunità sono tipicamente meno attrezzate di quelle delle grosse città per far fronte alla povertà.
Che qui i contrasti di classe abbiano ancora una tinta razziale lo mostra il fatto che abbiamo una polizia composta di bianchi (1) che attacca una popolazione locale di sfruttati afro-americani. In ogni caso la polizia assassina regolarmente i senzatetto, i malati mentali, i reduci e in generale tutti i settori della popolazione proletaria, sia neri che bianchi. (La polizia è inoltre fortemente misogina. I poliziotti sono più portati a picchiare e uccidere le loro mogli e violentare i figli della maggior parte della popolazione.) La soluzione che non sentirete mai uscire dalla bocca dei demagoghi riformisti e nazionalisti è l’unica che potrebbe cambiare la situazione: la rivoluzione.
Il Partito Democratico sfrutta questa situazione di razzismo palmare e sistematico per sostenere in qualche modo che l’unica reazione legittima sarebbe di aspettare fino alle prossime elezioni e votare. Colorano di nero il problema della violenza poliziesca dello stato per trasformarlo da questione che riguarda ogni lavoratore a questione che interesserebbe solo gli afro-americani. Il modo in cui i poliziotti stanno assassinando la gente per le strade diventa un problema nero, materia di discussioni accademiche; e la via d’uscita la campagna elettorale. Per i democratici non è assolutamente questione d’unità d’azione, né danno importanza alcuna alla denuncia delle radici capitalistiche del razzismo o della necessarietà della repressione poliziesca per lo stato borghese. Nemmeno le più agguerrite e militanti formazioni della sinistra, al di là della loro superficiale retorica, si spingono oltre l’enunciazione d’una lista di desiderata, riforme che non verranno mai attuate.
Lo Stato consiste in corpi di uomini armati e quello americano è, con la sua polizia, il suo esercito e i suoi spioni, lo stato meglio armato della storia. Sin dal ritiro dalla guerra in Iraq l’esercito ha preso a vendere il suo eccesso di arsenale ai dipartimenti di polizia di tutto il paese, fino al punto che anche le città più piccole dispongono di mezzi blindati che montano pezzi d’artiglieria. Ma la militarizzazione della polizia statunitense va avanti da molto più tempo. La Federal Emergency Management Agency è stata creata per disporre di piani d’emergenza che permettessero di estendere la legge marziale a tutto il paese nell’arco di dodici ore; sin dal ’64 nei dipartimenti di polizia americani esistono armi eccezionali e unità tattiche speciali: di fatto da decenni fanno parte del lavoro delle polizie americane funzioni di tipo paramilitare. La novità più notevole è che oggi la violenza viene usata quantomai apertamente; lo scopo del dispiego aperto di forza da parte dello stato è l’intimidazione, per impedire che le proteste possano allargarsi.
La borghesia stessa è una classe criminale; negli USA i suoi scherani sono così corrotti che deve guardarsene essa stessa. I poliziotti in America hanno il potere di incarcerare le persone. Possono vendere droga allo scopo di arrestare persone per averla acquistata. I dipartimenti di polizia possono confiscare proprietà personali e metterle all’asta, ottimi incentivi per cercare di lucrare vendendo stupefacenti o derubando la gente. Il potere di fare “no-knock search” (perquisizioni senza bussare) permette alla polizia di irrompere nelle case delle persone e magari sparare accidentalmente alla persona sbagliata che aveva un indirizzo sbagliato. Dagli attacchi dell’11 Settembre, ogni singolo incidente di tipo terroristico che si è avuto negli USA è stato opera di agenti dell’FBI, o di loro informatori. E’ lo Stato stesso che elabora trame terroristiche per coinvolgervi creduloni e menti deboli da seppellire in galera sotto l’accusa di terrorismo. Persino il primo piano per far saltare in aria il World Trade Center, che risale al 1990, fu partorito dalla mente di un agente FBI. Per vent’anni il ricercato numero uno degli Stati Uniti è stato un informatore dell’FBI, il boss mafioso di South Boston Whitey Bulger.
E’ tipico dei riformisti proporre misure che dovrebbero limitare o regolare la violenza poliziesca statale del genere di “vigilanza di quartiere” e commissioni di controllo civile della polizia, oppure assumere più poliziotti neri. Il problema è che nessuna di queste misure di controllo ha mai dato qualche riscontro. I poliziotti di colore difendono le leggi della classe capitalista bianca altrettanto brutalmente che i loro colleghi bianchi, e le commissioni civili di controllo sono timbrifici largamente ininfluenti che approvano sostanzialmente tutte le misure di polizia.
In tutto ciò la classe capitalista ha messo in campo i suoi due uomini Jesse Jackson e Al Sharpton (già informatore dell’FBI) per tentare di calmare e spingere al voto la popolazione. E’ segno di una grave crisi politica negli USA che il Partito Democratico invii i suoi funzionari a parlamentare con una folla inferocita, per convincerla a calmarsi e a votare; persino il presidente Barak “abbiamo torturato qualche tizio” Obama è stato costretto a riconoscere che in Missouri sta effettivamente accadendo qualcosa. Il guaio per la borghesia e il suo ordine è che tutti questi suoi appelli non stanno funzionando granché. E’ raro che il Partito Democratico fallisca nel tentativo di contenere e sterilizzare i movimenti sociali, di conseguenza la protesta è stata imputata all’istigazione dei più classici spauracchi polizieschi - “provocatori esterni” e “comunisti” - mentre il governatore del Missouri ha chiamato la Guardia Nazionale a coadiuvare la polizia dello stato nel controllo della popolazione di Ferguson. Al momento sono state arrestate almeno 155 persone, colpevoli d’essere rimaste troppo a lungo al loro posto, invece di fuggire prontamente.
Quel che sta accadendo non è in nulla diverso dalla reazione militarizzata del 2003 alle rivolte di Benton, nel Michigan. Allora come ora si trattò di una reazione a un omicidio della polizia. Quel che è chiaro è che nonostante il dispiegamento di forze massivo la polizia, pur perfettamente capace di bersagliare coi suoi proiettili di gomma e bombardare colle sue granate stordenti masse di manifestanti disarmati, non è in grado di contenere un pugno di saccheggiatori dal razziare qualche negozio. Non si tratta certo di incidenti, c’è la volontà di far apparire chi protesta come una massa di predoni, affinché l’opinione pubblica si rivolti contro i lavoratori neri di Ferguson, isolandoli.
Il dispiegamento di mezzi militari utilizzato dalla polizia a Ferguson è stato paragonato alla guerra irachena. E’ stata approntata persino una “no-fly zone” per tenere lontani gli elicotteri dei media, e sono stati arrestati almeno tre giornalisti: controllando la narrazione dei fatti i capitalisti tentano di dipingere chiunque stia protestando contro la brutalità poliziesca come un rivoltoso saccheggiatore, quando quel che sta accadendo è che una folla di pacifici manifestanti viene mitragliata da proiettili di gomma e asfissiata da gas lacrimogeni, mentre la notte i combattimenti di strada riprendono in risposta alle provocazioni sbirresche. Le riprese mostrano chiaramente che la violenza è interamente di parte statale. Prodotti della guerra imperialista, il razzismo e lo strapotere capitalista hanno messo casa in Missouri; sta crescendo una rabbia che il capitale non sarà in grado di contenere.
AS(1) È stato solo in seguito ai comportamenti provocatori della polizia locale che il governatore Democratico Jay Nixon ha richiamato alla guida della Polizia Locale il capitano Ron Johnson, per cercare di calmare gli animi. In qualità di unico ufficiale nero avrebbe dovuto rimediare alla frittata razzista ormai già combinata.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #08-09
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