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Dal 2004, con la legge n.92 del 30 marzo, è stata istituita in Italia una nuova giornata di commemorazione, dedicata alle Foibe: “Il giorno del ricordo”. Questo ha portato l’attenzione su un evento storico ai molti completamente sconosciuto. La falsificazione ideologica della storia, ovviamente, non è un semplice capriccio borghese o del politicante di turno, la ricostruzione ideologica di ogni evento storico ha finalità sempre ben precise. Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti. Si tratta di esercitare quel dominio ideologico conseguenza del dominio materiale e che a sua volta serve a rafforzare le condizioni del dominio materiale stesso. La falsificazione ideologica ha lo scopo infatti di proiettare anche nelle menti dei proletari una visione delle condizioni attuali, e degli eventi storici, tale da ostacolare una pericolosa presa di coscienza del proletariato; pericolosa per la borghesia perché tale coscienza potrebbe poi animare l’azione storica rivoluzionaria della classe sfruttata.
La “Foiba” è il nome adoperato nella Venezia Giulia per indicare gli inghiottitoi, i pozzi di natura carsica presenti nella regione. In questi pozzi venne rinvenuto un numero non molto precisato di persone, di nazionalità prevalentemente italiana. Si trattava di morti provocati dall’esercito popolare di liberazione jugoslavo, ovvero dall’esercito partigiano sotto il controllo del maresciallo Tito, durante e dopo la seconda guerra mondiale. La storia borghese ha portato alla luce questi eventi, proponendoli come il risultato di un semplice scontro politico/ideologico tra fascisti e comunisti se non addirittura come una semplice persecuzione etnica.
La realtà è che anche dietro questo massacro c’è la guerra imperialista e quindi lo scontro interimperialistico tra le diverse borghesie per il dominio politico ed economico. Le azioni dell’esercito di resistenza jugoslavo, come vedremo, saranno tutt’altro che indipendenti dagli stati imperialistici che partecipavano alla guerra, rientreranno perfettamente nel gioco della contrapposizione inter-imperialistica.
Dopo la disfatta del 1941, la Jugoslavia venne di fatto spartita tra Italia, Germania, Ungheria, Bulgaria e lo Stato indipendente di Croazia. Il Partito Comunista di Jugoslavia, rappresenterà la forza principale della resistenza. Nel 1942 tutti i leader della resistenza diedero vita alla prima riunione dell’AVNOJ (Consiglio antifascista di liberazione popolare della Iugoslavia). Dopo questa prima riunione, il comitato dell’AVNOJ, guidato da Tito, definiva gli obiettivi della resistenza: lotta per la “democrazia”, libertà di iniziativa privata per i diversi gruppi etnici, salvaguardia della proprietà privata. Dopo l’armistizio Italiano del 1943, l’esercito di resistenza jugoslavo inizia a ricevere rifornimenti anche dagli “Alleati” presenti in Italia, questo in funzione antitedesca. Gli Usa con Roosevelt e l’URSS con Stalin, entrambe queste potenze imperialiste appoggiarono l’esercito di resistenza jugoslavo capeggiato da Tito, successivamente la resistenza otterrà anche l’appoggio del governo inglese. Tito è passato alla storia come il “comunista” sfuggito all’influenza sovietica (i rapporti della Repubblica Jugoslava con l’URSS peggioreranno a partire dal 1948, l’URSS comunque manterrà in parte la propria influenza nell’area) ma il legame che la resistenza ha con lo stalinismo in quegli anni è tutt’altro che secondario.
Basta il breve richiamo di questi soli eventi storici per evidenziare quanto la resistenza sia stata strumento di manovra delle potenze imperialiste. In questo gioco essenziale diventa, così come nel caso italiano, il ruolo del partito “comunista” che condurrà la resistenza su un piano politico certamente non rivoluzionario. L’autonomia degli interessi proletari da quelli borghesi, disfattismo rivoluzionario, trasformazione della guerra imperialista in guerra di classe contro qualsiasi borghesia, ad iniziare da quella del proprio paese, su queste posizioni avrebbe dovuto trascinare il proletariato un partito comunista. Il Partito di Tito, così come in Italia quello di Togliatti, farà tutt’altro. Ingannato, il proletariato jugoslavo verrà ideologicamente ingannato. Di “comunista” nella resistenza jugoslava ci sarà solo una formale ideologia che servirà per fare presa sul proletariato per poi imbrigliare la sacrosanta rabbia proletaria dietro le manovre di scontro tra le potenze imperialiste. Tanti saranno i proletari e i compagni che moriranno lottando contro l’occupazione, contro il nazi-fascismo, ed è sopratutto per questo motivo che non possiamo non denunciare l’inganno ideologico al quale sono stati sottoposti.
In questo contesto vanno inquadrati anche i fatti legati a Istria e alla Venezia Giulia. Nel 1943 le truppe tedesche presidiavano il litorale adriatico, comprese Trieste e la zona costiera dell’Istria, queste località venivano considerate dai tedeschi come zone strategiche. Le forze della resistenza riusciranno ad occupare quasi tutto l’entroterra di Istria. Secondo i piani nazionalisti di Tito, Istria sarebbe dovuta appartenere al nuovo Stato jugoslavo. Questo intento nazionalistico veniva fortemente alimentato all’interno del Comitato cittadino del Fronte unico antifascista che si era costituito a Trieste, per opera dei partigiani croati. Questi intenti nazionalistici certamente non venivano visti di buon occhio dal PCI stalinista di Togliatti che però doveva scontare l’egemonia dei croati oltre che tener conto delle direttive di Mosca. A Trieste i titini riusciranno ad egemonizzare il CLN conquistandone tutte le cariche direttive.
La resistenza iugoslava verrà diretta dal Partito comunista iugoslavo per operare ad Istria e nella Venezia Giulia con due scopi:
- la lotta contro l’occupazione nazi-fascista, questo con il sostegno degli Usa e dell’Urss;
- gli intenti nazionalistici di annessione rivolti anche verso la Venezia Giulia, sostenuti in particolare dall’Unione Sovietica.
Per raggiungere entrambi gli obiettivi gli ordini dall’alto erano di non escludere nessun mezzo, la persecuzione degli oppositori era all’ordine del giorno, l’eliminazione fisica anche, molti morti finivano nelle Foibe. Contro le milizie fasciste si sfogherà la comprensibile rabbia di tanti proletari, di diverse etnie, che avevano subito l’oppressione e la persecuzione del regime fascista. Le milizie fasciste costituivano però solo il braccio di uno stato borghese, che difendeva gli interessi economici dei padroni. Il dominio economico dei padroni non verrà intaccato in nessun modo.
Ma nelle Foibe non ci finiranno solo i miliziani fascisti, ci finiranno anche oppositori politici, anche quei partigiani, militanti comunisti di base e anarchici che - pur se in modo estremamente confuso - non guardavano di buon occhi gli intenti nazionalistici e borghesi della resistenza e disertavano le file titine. Persecuzioni portate avanti con ogni mezzo, presumibilmente anche con denunce segrete presso le SS.
Il fascismo non è stato altro che una forma di stato borghese, in particolari condizioni storiche, quando alla borghesia serviva uno stato fortemente autoritario e reazionario. La resistenza italiana e jugoslava ha visto la partecipazione e la rabbia di tanti proletari che hanno dato la loro vita. Questa resistenza però è stata un grande inganno per il proletariato tutto, gestita dai partiti borghesi riunitesi nei vari comitati di liberazione, strumento delle potenze imperialiste durante la seconda guerra mondiale e valvola di sfogo per il proletariato che ha espresso la propria rabbia dietro una lotta che non è la propria, scongiurando così la possibilità di una ripresa della lotta di classe. Dietro la resistenza i partiti borghesi sono riusciti a far perdere alla classe proletaria qualsiasi possibilità di autonomia di lotta, far perdere l’identità di classe, i partiti stalinisti hanno avuto un ruolo fondamentale in questo sporco lavoro. Tutti i proletari e compagni che in un modo o in un altro, spesso in modo confuso, mettevano in discussione la linea nazional-comunista dello stalinismo, venivano emarginarti, repressi o anche condannati dal CLN, perseguitati, ammazzati.
La borghesia oggi riporta alla luce le Foibe e lo fa con quello stesso spirito ideologico che ha ingannato allora il proletariato. La commemorazione è stata una condanna bipartisan delle atrocità, la solita riduzione di comodo alla semplice cattiveria umana, alla contrapposizione tra buoni e cattivi, fascisti e antifascisti (in questa occasione mesi sullo stesso piano della…cattiveria). Il tutto per nascondendo la vera divisione sulla quale si regge questa società, padroni e proletari, ignorando volutamente la madre di quegli eventi, la guerra imperialista.
Al Centrodestra fa comodo parlare delle Foibe, ricorda alla “pubblica opinione” che, se pur i fascisti hanno commesso atrocità di ogni genere, in fondo i comunisti non erano poi tanto migliori, quindi come possono starci gli ex comunisti al governo è normale che ci stiano anche gli ex neofascisti. Per il PD l’argomento oggi può essere trattato senza problemi, ormai si sono ripuliti con un “ex”, anzi la commemorazione è un modo per rimarcare il loro essere “ex” (ovvero ex-stalinisti). Fa comodo ai neofascisti odierni, così anche questi avranno i loro martiri da commemorare. Ed a tutti fa comodo continuare ad associare il comunismo allo stalinismo o, nella fattispecie, alla sua variante titina, alimentando il più grosso inganno ideologico messi in piedi dalla borghesia: l’equazione comunismo-stalinismo.
E i “nipoti” del vecchio PCI, complice di Tito e dello stalinismo? Loro, in un modo o in un altro, tengono duro. Rifondazione, i Comunisti italiani le loro ex opposizioni interne, Rizzo, tutti a difendere la memoria storica, tutti “in piazza contro il revisionismo”. Per questi la Resistenza è un mito quindi in quanto tale nulla della Resistenza può essere messo in discussione.
NZBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #03
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Comments
< _più_ disgraziato e _pernicioso prodotto_ del fascismo è l'antifascismo>> A.BORDIGA
L'Unione Sovietica, come diceva Bordiga, non era imperialista e nelle foibe molti erano gli internazionalisti fatti fuori da Togliatti e da Tito.
Molti confusionari c'erano all'epoca anche nelle file più stringenti della sinistra comunista che parteciparono alla resistenza, contro il parere del partito di Bordiga. Questi furono utilizzati e uccisi insieme a molti contadini nelle seconde foibe.
Quanta confusione c'è negli epigoni di una certa sinistra comunista. Ricordiamo i compagni Fausto Atti e Mario Acquaviva trucidati dai centristi, nelle quali file meditavano una serie di sedicenti cripto-trotskisti camuffati.
Ps: Tranne la natura imperialista dell’Unione Sovietica è una buona cosa a mio parere contrapporsi alla vulgata politica dominante per le ragioni che avete tentato di esplicitare nel suddetto articolo.