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Home ›Gli avvoltoi del capitale calano sul proletariato europeo
Il “salvataggio” dell'euro e della Grecia
Passata è la tempesta, odo augelli far festa, avrebbe detto il poeta la mattina di lunedì 10 maggio: quando era ancora notte, a Bruxelles è stato raggiunto un accordo tra l'Europa dei 27 (Gran Bretagna esclusa), la Banca centrale europea, il Fondo Monetario Internazionale, per arginare la speculazione contro l'euro e predisporre misure volte a sostenere gli stati con i bilanci a rischio di fallimento.
In effetti, gli uccelli della finanza hanno più di un motivo per cinguettare a squarciagola, tant'è vero che, appena aperte le borse, i titoli bancari/finanziari hanno registrato aumenti clamorosi, anche del trenta per cento. D'altra parte, è giusto, per loro, stappare lo champagne, visto che l'Europa mette a disposizione, formalmente, cinquecento miliardi di euro e il FMI grosso modo la metà, che andranno a finire non nelle tasche dei “cittadini”, né delle “attività produttive” propriamente dette, ma di banche, fondi di investimento e assicurazioni. In poche parole, esattamente come negli Stati Uniti, saranno beneficiati gli stessi che tirano i fili della speculazione finanziaria, che avvolgono, con quei fili, l'economia mondiale in una ragnatela sempre più fitta, che hanno messo in ginocchio la Grecia e volteggiano come avvoltoi su altri stati europei.
A Bruxelles è stato deciso che la Commissione Europea emetterà titoli garantiti per 60 miliardi di euro, coi quali finanzierà gli stati in difficoltà. Inoltre, la BCE - e le banche centrali, se lo vorranno - comprerà titoli pubblici classificati come “spazzatura”. Se questo non fosse sufficiente, ci sono appunto i quasi settecento miliardi di euro gentilmente “offerti” da UE e FMI: raramente la “spazzatura” è stata pagata a così caro prezzo, roba da far schiattare d'invidia il sistema camorristico-imprenditoriale italiano!
Ma l'euforia di uccellacci e uccellini della finanza non necessariamente è condivisa da altri “spiriti animali” del capitalismo, tant'è vero che i titoli industriali quotati in borsa non hanno dato segno di particolare eccitazione, anzi. Lo stesso euro, dopo essersi leggermente ripreso oltre quota 1,30 è tornato, martedì 11, sotto quel livello, mentre le principali borse europee hanno mostrato di nuovo un andamento altalenante.
Il punto è che la ripresa - quella reale, non quella isterica delle borse - è molto incerta, perché i problemi economici sono tutt'altro che risolti, e mai come in questo momento emergono i limiti di fondo della costruzione imperialistica europea, vale a dire l'assenza di uno stato vero, che, coordinando, almeno negli aspetti essenziali, gli interessi delle borghesie nazionali, dia una base solida dal punto di vista politico, giuridico, militare, alla moneta unica. Quando apparve l'euro, molti scommisero sul suo fallimento immediato e noi fummo addirittura incasellati, dai soliti prevenuti/malevoli, tra gli “euro-tifosi”, solo perché dicevamo che la via dell'euro era un tentativo di dare finalmente concretezza alla prospettiva di un imperialismo europeo, senza tuttavia nascondere i grossi ostacoli disseminati lungo quel percorso, al contrario. Le decisioni prese a Bruxelles confermano sia la volontà di non buttare a mare quell'obiettivo, sia i punti deboli, sottolineati dall'entrata del FMI nel “soccorso” alla Grecia, cioè di un'istituzione in cui gli USA hanno qualche voce in capitolo... Vedremo mai uno stato pan-europeo con le caratteristiche proprie di una compiuta macchina statale? Al momento, solo una sfera di cristallo potrebbe dare una risposta netta, perché le variabili in campo sono molte, non ultima certamente la dinamica della lotta di classe. Per usare una metafora pugilistica, se il proletariato non esce dall'angolo in cui è stato spinto, la borghesia può continuare a fare e disfare i suoi luridi giochi, scaricandone integralmente il costo sul proletariato medesimo, come sta avvenendo. Infatti, il ciambellone finanziario di salvataggio lanciato il 10 maggio presuppone esplicitamente “rigore” nei conti pubblici, vale a dire tagli decisi a stipendi, pensioni, servizi sociali, nonché aumento dell'imposizione fiscale che ricadrà, per lo più, sugli strati sociali inferiori della popolazione: in breve, il modello-Grecia, che sta già contagiando la Romania e la Spagna, e che magari sarà applicato anche in chiave preventiva. Tanto per fare un esempio, Tremonti, il nemico (per finta) dei banchieri, si prepara a cucinare una manovra finanziaria correttiva con la quale rassicurare i “mercati”.
Ma anche gli stomaci forti, quale il proletariato ha dimostrato finora di essere, prima o poi possono rigettare le minestre quando diventano troppo indigeste...
CB, 2010-05-13Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
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