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Immagine - Chicago - Lavoratori della Republic Windows & Doors in lotta
Sono allarmanti i dati sulla crescita dei senzatetto in tutti gli Stati Uniti; dovuta a lavoratori che fino a poco tempo fa avevano una casa, ma l’hanno persa a causa dei debiti, o perché sono stati licenziati improvvisamente. Ad esempio nella città di San Francisco che ha subito negli ultimi mesi una crisi di tutto il settore legale e dell’alta tecnologia, le autorità cittadine riportano un aumento degli sfratti del 257% e dicono che più del 60% delle persone senza casa l’hanno persa nell’ultimo anno; anche le mense e le collette alimentari si trovano in grave difficoltà, oltre ai tagli nei finanziamenti, spesso le stesse persone che fino a poco tempo fa donavano il cibo ora si presentano per riceverne. In tutti gli USA la situazione si sta aggravando sempre di più, in particolare in California: stando ai dati prodotti dall’Employment Development Department, dal mese di novembre il tasso di disoccupazione è aumentato dell’8,4%, che corrisponde a circa 1,56 milioni di persone, 300.000 in più rispetto allo scorso anno. Il settore dell’auto continua ad essere uno di quelli che subisce maggiormente gli effetti disastrosi della crisi capitalistica. Negli USA, la General Motors sta chiudendo definitivamente due stabilimenti, in Ohio e nel Wisconsin, sono quasi 4000 gli operai che non hanno più un posto di lavoro dall’inizio dell’anno; anche nel Michigan e nell’Ontario sono a grave rischio altre due fabbriche. Questo si va ad aggiungere ai pesanti tagli già fatti dal governo e al taglio dei salari, inoltre la GM ha già programmato l’espulsione di altri 31.500 dipendenti.
La chiusura di queste fabbriche, e la catastrofe sociale che ne conseguirà, pone in evidenza ancora una volta la dannosità del sindacato, che in tutti questi anni ha sostenuto la concertazione e non la difesa degli interessi operai; e ha anzi creato competitività tra i diversi stabilimenti, frammentando la classe. Anche oggi, questi tagli sono sostenuti dal sindacato in nome del più elevato bene dell’azienda, per evitare il fallimento; sappiamo bene però, quanto queste giustificazioni siano lontane dalla verità e che solo i proletari pagheranno questa crisi.
La crisi dell’auto si fa sentire anche in Europa; in Germania alla HWU, una fabbrica dell’indotto, gli operai sono arrivati ad occupare lo stabilimento per difendere il proprio posto di lavoro, minacciato dalla previsione di chiusura entro fine anno. Verso la fine di ottobre la dirigenza aveva dichiarato la bancarotta e che non sarebbe stata in grado di garantire i salari, gli operai avevano allora reagito con uno sciopero spontaneo e un’occupazione di 24 ore, finita solo con la garanzia di ricevere il salario. Alla fine di dicembre è stata comunicata la chiusura entro fine anno e i dipendenti hanno deciso di occupare la fabbrica. Essi non hanno nessuna fiducia nelle promesse dell’azienda, che dice di trovare un’occupazione alternativa a tutti.
In questa condizione in continuo peggioramento, a Chicago i lavoratori della Republic Windows & Doors hanno alzato la testa; il cinque dicembre hanno iniziato l’occupazione della loro fabbrica contro la decisione della proprietà di chiusura immediata dello stabilimento. I lavoratori hanno immediatamente rivendicato il pagamento delle ferie non godute e il versamento delle indennità di disoccupazione. I dipendenti della Republic hanno denunciato sia le violazioni della legge sul lavoro perpetrate dall’azienda, sia la posizione della Bank of America che si è rifiutata di estendere la linea di credito alla Republic e di fatto ne ha impedito il regolare funzionamento e, quindi, provocato il mancato versamento di quanto dovuto ai lavoratori. La posizione della Bank of America è ancora più grave se si pensa ai 25 miliardi di dollari che ha appena ricevuto dall’amministrazione Bush (quindi dalle tasche dei contribuenti) proprio al fine di stimolare i prestiti alle aziende in difficoltà. Obiettivo dell’occupazione è stato, da subito, anche quello di vigilare che la direzione non sposti in altri luoghi i macchinari più importanti. Il sospetto è che la Republic voglia spostare la produzione in un altro stabilimento con un grado più basso conflittualità, nello Iowa. La Republic occupata ha subito ricevuto l’appoggio (anche concreto e materiale) di molti lavoratori non solo negli Stati Uniti ma anche dall’estero. Picchetti e sottoscrizioni hanno avuto luogo quasi da subito ed hanno portato davanti alla fabbrica occupata centinaia di persone. Naturalmente, vista l’evidente violazione della legge, per molti politici e sindacalisti borghesi è stato facile avventarsi come avvoltoi sull’occupazione per portare la loro “disinteressata” solidarietà. Il 10 dicembre i lavoratori della Republic hanno deciso la fine dell’occupazione. Bank of America si era infatti resa disponibile ad un aumento del credito verso l’azienda destinato al pagamento delle indennità di disoccupazione, delle ferie non godute e dei contributi relativi all’assicurazione sanitaria. Il principale sindacato presente vede il risultato come una grande vittoria. Se si pensa che negli Stati Uniti le ultime occupazioni di fabbriche risalivano agli anni trenta, è facile capire l’entusiasmo, soprattutto di fronte al grande sostegno espresso dagli altri settori del mondo del lavoro.
Resta però aperto il problema fondamentale che di fronte alla crisi strutturale del sistema economico la politica di contenimento del danno portata avanti dai sindacati è davvero di corto respiro. Questi non sono che esempi odiosi di quanto sta avvenendo: milioni di lavoratori continueranno a perdere la loro occupazione nei prossimi mesi e difficilmente ne troveranno altre nel breve periodo.
juBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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