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Home ›La borghesia commemora la sua costituzione
E se gli operai della Fiat assieme ai precari e ai disoccupati...
Al di là della facile retorica sui grandi movimenti di popolo che la renderebbero possibile, la Costituzione è la legge suprema dello Stato, alla quale tutte le leggi particolari devono conformarsi.
La Costituzione appare allora come l’insieme dei pilastri sui quali si fonda lo Stato, con la necessità di presentare il quadro entro cui devono regolarsi tutti i rapporti economici, politici e sociali della collettività che lo Stato dirige.
Essa dà la forma che devono assumere tali rapporti e sancisce anche la sostanza del loro insieme che - questo è il punto fondamentale - preesiste alla costituzione stessa e sopravvive senza di essa.
Bisogna quindi rintracciare all’interno dell’ordinamento generale dello Stato le sue linee portanti, i contorni entro cui si vogliono contenere i vigenti rapporti economici e sociali.
Ciò che tutti i pretesi “sinistri” fanno finta di dimenticare è che quello disegnato dalla Costituzione è lo Stato capitalista, borghese, per nulla differente dallo Stato pre-costituzionale o anti-costituzionale cui ancora aspirerebbero i cori della più truce reazione.
Non c’è un solo teorico e intellettuale borghese che abbia il coraggio di affermare che, nella sostanza dei rapporti economici e sociali, lo Stato fascista fosse diverso dallo Stato costituzionale.
Il problema viene tutt’al più ignorato, sostituendo al concetto di rapporti sociali quello dei rapporti politici: si può così anche arrivare a parlare di “lotta proletaria per la democrazia” invece che di lotta proletaria contro il capitalismo per il socialismo. Caratterizzando e spacciando questo Stato come “democrazia progressiva”. La realtà vede il proletariato classe sfruttata oggi come (e obbiettivamente di più) in periodo fascista o pre-fascista; il dominio del capitale finanziario ha seguito una sua dinamica interna uguale a quella di paesi a regime di diversa costituzione o addirittura senza; il pericolo di involuzioni autoritarie e scopertamente reazionarie è presente al pari del pericolo (che noi auspichiamo) di forti riprese della lotta proletaria anticapitalista.
Vediamo la questione dal punto di vista storico.
La rivoluzione democratico-borghese, dichiarando l”eguaglianza degli uomini nei diritti politici, ha messo il cittadino direttamente di fronte allo Stato, badando bene - con le leggi ultracostituzionali sulla proprietà - a separare il politico dal civile, la sfera dei rapporti politici dalla sfera dei rapporti sociali ed economici.
ln Italia, la rivoluzione borghese arriva in ritardo, segue un suo percorso attraverso le guerre e i movimenti di indipendenza nazionale, per concludersi nello stato monarchico-costituzionale.
Gli eventi del biennio-rosso(1919-’20), i pericoli rivoluzionari apertisi con la crisi bellica e il primo dopoguerra e annunciati dall’Ottobre bolscevico, scuotono la “democrazia”.
Arriva il fascismo: di fronte alle lotte di classe, all’urto di interessi storici contrastanti, non c’è quadro costituzionale che tenga.
La borghesia - classe sociale, non entità poIitica astratta, e classe reazionaria (tendente cioè alla conservazione a tutti i costi) - non esita ad abbandonare costituzioni e democrazie formali, se necessario, pur di salvare il suo Stato.
La democrazia fa comodo, più della reazione militare, fino a quando è in grado di ingabbiare, di contenere e ingannare le lotte proletarie.
Le forze della democrazia, quelle che oggi si affannano a magnificare le doti della costituzione repubblicana, sono lì apposta per svolgere il ruolo di cani da guardia, faccendieri e parassiti di questa democrazia. E, quando è necessario, sono le prime a strafregarsene delle loro frasi sui diritti costituzionali.
Prospettiamo a “lor signori”, in abiti democratici, questa situazione ipotetica: gli operai della Fiat e di altre aziende, assieme ai precari e ai disoccupati, stabilito che la crisi attuale è del capitalismo e deriva dalle sue interne contraddizioni che la borghesia - in nome dell’interesse nazionale... - non può che scaricare su di loro, decidono di proclamare decaduta sia la proprietà privata (fabbriche, azioni, Bot, ecc.) sia i sistemi di distribuzione mercantile.
I lavoratori si associano liberamente per produrre e distribuire ciò che serve ai bisogni reali di uomini e donne, giovani e anziani (programma del comunismo, non dello stalinismo!).
Lo Stato, ammesso che ne abbia ancora la forza e la possibilità, non invierebbe subito carri armati e aviazione contro questi “cittadini”, con tanto di giustificazione costituzìonale?
L’ipotesi ha una montagna di se e di ma; è però facile che non si sia invitati a discutere (nei salotti televisivi) di questi “se e ma” (e quindi di strategia e tattica rivoluzionarie), ma ci si accusi di provocatori da tutti coloro (borghesi e relativi servi sciocchi) che blaterano di costituzione per farci ingoiare i rospi confezionati dal capitale nella carta... costituzionale.
Ne sanno qualcosa i lavoratori, i precari, i disoccupati e i pensionati della “Repubblica democratica fondata sul lavoro”...
dcBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #4
Aprile 2008
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